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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

19/02/2017.  ANDRIA - E' REGINA DEL NOSTRO TERRITORIO LA BURRATA A INDICAZIONE GEOGRAFICA PROTETTA. COME RACCONTA LA STORIA DELLA FAMIGLIA PERINA, E DI QUELLA BONTA' GENUINA CHE DIMOSTRA QUANTO VALGA IL LAVORO DI SQUADRA NELLA PIU' VERA PROFESSIONALITA' .

La burrata di Andria è buona e fa bene… al Territorio. La firma per la costituzione del Consorzio che ne dovrà tutelare immagine e gusto pone limiti precisi in fatto di materie prime, professionalità, artigianalità e quant’altro.

Ma è l’aspetto territoriale connesso alla IGP (Indicazione Geografica Protetta) che incorona la burrata di Andria quale regina della buona tavola e dell’eccellenza nella nostra Provincia.

E vorrei citare un caso, a mio personale molto ben documentato parere, che caratterizza tale concetto: la famiglia Perina, originaria di Andria ma trapiantatasi a Barletta. Un trapianto assai ben riuscito. Per amore e per lavoro.

L’amore tra Onofrio, l’andriese figlio del mitico baffone, e Lucia, figlia di quell’operaio della Montedison che volle provare a giocare da calciatore nel Barletta anni ruggenti. Uniti nel sacro vincolo del matrimonio, mettono su casa e bottega qui a Barletta, dove il mio amico Onofrio (ma da sempre Nino come il sottoscritto) inizia a farsi conoscere lavorando, lavorando e lavorando in un modesto laboratorio dalle parti fra Viale Marconi e via Barberini, nel quartiere fra i più popolari di Barletta.

L’inizio tutto in salita di una carriera che lo avrebbe portato in un ventennio a diventare titolare e fondatore del Caseificio Andriese “Bontà genuina” per l’appunto, oggi affidato alla guida della figlia Dina attorniata da fratelli e da uno stuolo di nipotini, sei mi pare.

In oltre trent'anni, con Nino Perina abbiamo condiviso tante avventure ed esperienze di vita. Quella vera. Quella vissuta a contatto di gomito in momenti facili e momenti difficili. Ma sempre seguendo la buona stella del lavoro, del sacrificio, dell’impegno, dell’onestà.

Un andriese a Barletta avrebbe avuto sempre qualche problema, diciamolo pure, di… ambientamento. Ma Nino Perina and family hanno sempre saputo trovare la formula magica della simpatia e dell’integrazione.

Perché si rischia di passare per emigranti e migranti anche senza arrivare da lontanissimo… Eppure Nino, coi suoi baffoni volanti ed un sorriso alla portata di tutti è stato capace di salire, cadere e risollevarsi tante di quelle di volte che a ricordarle tutte ci vorrebbe un libro. Già, e potrei anche pensare di scriverlo…

Come quella volta che salimmo nella sua auto e risalimmo l’Italia in autostrada fino a Bressanone per motivi di affari. E mica per contrattare il latte ma anche per battere gli indigeni locali al bicchierino di grappa: uno, due, tre… dodici. E vincemmo noi, battendo da pugliesi in una singolare "disfida all'ultimo bicchierino" quelli di lassù al confine!

Oppure quell'altra volta: come quando finalmente decise, audacemente e coraggiosamente, di fare il... passo lungo quanto la sua gamba, inaugurando lo stabilimento di via Andria: io e mia moglie Nella donammo a Nino e Lucia una piccola chiave d'oro, simbolo della chiave di quel successo che doveva potergli spalancare od aprire tutte le porte… Come puntualmente avvenuto.

Oppure, per concludere, quell’altra volta che ce ne andammo insieme a Sorrento nel giugno 1987 per seguire nella trasferta finale che avrebbe coronato la promozione in serie B del Barletta: io da inviato della Gazzetta e lui come tifoso super al seguito. Sempre con le rispettive famiglie. Uno a zero e serie B!

Così è stato per Nino: uno a zero sempre. Mai strafare, basta un gol per vincere. Nel calcio come nella vita...

Ed in questa storia ci sta bene anche il gemellaggio (niente affatto ideale) con Canosa e con Lino Banfi, che potete vedere nell’articolo che scrissi nel 1983 preannunciando idee e situazioni per unire il nostro Territorio ed il meglio di noi stessi, situazioni avveratesi solo oggi... Ma non importa. Meglio così.

L’importante è che siano successe, comunque e quantunque. Perché la burrata è buona e fa bene. Alla nostra terra, alla nostra gente e, se me lo permettete, alla nostra voglia di crescere. In tutti i sensi, quello del gusto in primis...

Nino Vinella





 

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