www.comitatoprocanne.com

Meteo Puglia










CANNE DELLA BATTAGLIA:
RIPULIAMO DALLO SCEMPIO LA FONTANA DI SAN RUGGIERO
Vai al sito


Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

19/03/2017.  MOLFETTA – “MANNAGGIA!”: DE NITTIS SVELATO A TEATRO. L'ORIGINALE E RAFFINATO MONOLOGO-SPETTACOLO DI ROBERTO PETRUZZELLI AL CARRO DEI COMICI. LA VITA, LE OPERE, LE ULTIME ORE DEL GRANDE PITTORE IMPRESSIONISTA DI BARLETTA IN UNA ROMANTICA INTERPRETAZIONE .

“Mannaggia!” era la bestemmia peggiore. Quella contro i morti. E lui, il giovanissimo Giuseppe De Nittis, Peppino per tutti da allora e per sempre, se la ricordava talmente bene da appuntarla nel suo Taccuino autobiografico.

Scrive così: “Vincendo l’opposizione di mio fratello maggiore, mi iscrissi alla scuola di Belle Arti di Napoli. Ma la frequentai soltanto per pochi mesi, e vi dirò perché. Avevamo il professore più antipatico che si possa incontrare, un uomo nervoso, bilioso e mediocre che ci trattava da fannulloni…. Nella furia della nostra collera non avevamo alcuna stima per il suo talento. Alcuni di noi, ragazzi di buona famiglia, abituati ad altri modi, aspettavano solo l’occasione per ribellarsi. E l’occasione toccò a me. Un giorno egli mi strappò brutalmente il carboncino dalla mano e prese a correggere. Quel che valeva il mio disegno lo ignoro, ma ormai non era più questione di lezione e tanto meno di arte. La sua mano brutale calcava il carboncino sul mio foglio. Io ridevo, di quel riso nervoso, irrefrenabile che in me precede la collera. Egli si arrabbiò, diventò violento, pieno di livore e cominci a borbottare i mannaggia, la bestemmia napoletana che ingiuria e maledice i nostri morti. Con le labbra bianche, fremente seguitavo a ridere, pronto a saltargli addosso. Quando tacque ridivenni calmo. Gli allievi non disegnavano più. Silenziosi, attendevano. Presi il mio fazzoletto e, guardando dritto negli occhi il professore, cancellai dal mio foglio tutte le correzioni. Non siete certo voi a poter fare questo, dissi, son io… mannaggia!!! Egli aveva bestemmiato i miei morti, io gli resi l’ingiuria, pronto a chissà quale violenza se avesse osato replicare. Mi guardò, impallidì, abbassò la testa e passò innanzi. Si sarebbe potuto sentire volare una mosca. Non parlò più e non accadde nulla. Soltanto, da quel giorno, non fece più il giro di tutti i banchi e si fermò sempre un paio di allievi prima di me. Ma i suoi modi erano cambiati. V’è gente che, sin dalla giovinezza, manca di coraggio, ed è nata con l’animo di cortigiani. Tali furono quelli che andarono dal professore a fare onorevole ammenda e a supplicarlo di riprendere le correzioni per tutta la classe, come per il passato. Erano gli stessi che s’erano mostrati i più insofferenti. Suppongo che il suo disprezzo dovette essere pari alla sua soddisfazione. Io so benissimo che cosa avrei fatto al suo posto… Tutto ciò mi disgustò, e da allora abbandonai la scuola e divenni maestro di me stesso”.

Da queste primissime pagine del Taccuino-diario parte il monologo-spettacolo di Roberto Petruzzelli, narrazione raffinata quanto talvolta drammatica nell’istrionica interpretazione di un attore talmente immedesimato nella parte del ribelle De Nittis da assumerne piena identità. Crediamo sulla scena come nella vita…

Accompagnato dalla fisarmonica di Cardascio, Roberto Petruzzelli si avventura nell’avventura della vita di De Nittis in un’ora e quindici minuti. La scena è volutamente spoglia, due sedie, il tavolo da lavoro di un artista partito dalla Puglia, da Barletta, per cercar fortuna all’estero, a Parigi e poi a Londra.

Ma soprattutto i colori, quei colori che danno vita alla vita del pittore ma che poco a poco spariscono nel buio, in prossimità della sua morte per congestione cerebrale a soli trentotto anni: "In pieno amore ed in piena gioia come gli eroi e i semidei" dettò Alessandro Dumas figlio nell'epitaffio funebre al cimitero di Père Lachaise di Parigi.

Il monologo vive di una sua vita sua. E noi lo apprezziamo sinceramente, totalmente, indissolubilmente: tanto da donare, a spettacolo terminato, a Roberto Petruzzelli una bottiglia di quello buono, di quel vino dedicato da Bardulia a De Nittis.

Per un brindisi alla vita, all’arte, al teatro, alla Cultura!

Nino Vinella

CHI E’ ROBERTO PETRUZZELLI…

http://www.festivalinnovazione.puglia.it/protagonisti/petruzzelli-roberto





 

Stampa l'articolo

 
© Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia. Sede e Presidenza: Via Rizzitelli 62 - 70051 Barletta BT ITALY
Tel: (+39) 0883 532180 - Email: comitatoprocanne@oggiweb.com. Credits: OggiWeb www.oggiweb.com