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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

10/09/2017.  BARLETTA - PALAZZO TRESCA: IMPOSSIBILE ABBATTERE LA CASA NATALE DI NINO FRANK, UNO DEI MAGGIORI INTELLETTUALI DEL '900 EUROPEO. IL VINCOLO SULL'IMMOBILE DA PARTE DELLA SOPRINTENDENZA FRA LE RICHIESTE DELL'OPINIONE PUBBLICA A TUTELA DELLA STORIA CITTADINA.

Se la memoria storica ha un valore, che si fa tangibile quando si incarna nei luoghi; se questo valore è considerato ancora degno di essere custodito, rispettato e tramandato, nel segno della testimonianza di un passato che tale non sarà mai completamente se si è capaci di mantenerlo vivo attraverso il ricordo che si fa conoscenza, cultura; allora è doveroso fermarsi un momento a riflettere su una vicenda al centro in questi giorni delle cronache cittadine. Parliamo di "Palazzo Tresca", una costruzione dei primi del '900 ubicata in via Imbriani, nei pressi della scuola D'Azeglio e dei Giardini De Nittis, che, in forza di un recente permesso di costruire, potrebbe essere abbattuto per cedere il posto a un edificio nuovo di zecca. La notizia è rimbalzata dalla stampa locale ai social, dove è montata la protesta, formalizzata dalla consigliera comunale Grazia Desario in una richiesta all'Amministrazione di attivarsi presso la Soprintendenza dei beni culturali affinché venga imposto sullo storico palazzo un vincolo.

Oggi la vicenda si arricchisce di un nuovo interessantissimo tassello, grazie alle ricerche del giornalista Nino Vinella, che scrive:

"Mi unisco al coro di chi vuole salvare Palazzo Tresca dall’abbattimento con questa mia personale testimonianza frutto di accurata ricerca storica.

Perché fra quelle mura a Barletta nasceva nel 1904 Nino Frank, eclettico intellettuale dai mille interessi e volti tutti d’autore: scrittore, giornalista, conduttore radiofonico, critico cinematografico e tanto altro ancora. Ma soprattutto, dagli anni della giovinezza, la sua vita e la lunga carriera furono contrassegnate dalla riconosciuta fama di grande traduttore in lingua francese della letteratura italiana, vita e carriera svoltesi per intero a Parigi, dove si è spento il 17 agosto 1988, un anno dopo aver ricevuto il Grand Prix nazionale di traduzione. Molti dei nostri migliori scrittori devono il successo Oltralpe al suo stile originale traduttivo: Pavese, Brancati, Zavattini, Fenoglio, Sciascia, Calvino, Savinio, Malaparte…

Questo breve ritratto, schizzato con l’aiuto dell’amico Vincenzo Lauro, ultimo discendente barlettano dei Frank, giunge a pochi giorni dall’anniversario, importante ma trascurato (chissà?) dai responsabili istituzionali per l’identità culturale di quella certa Barletta divenuta nel tempo la “patria”, suo malgrado, di concittadini dal nome straniero ma italianissimi nella coscienza di essere divenuti protagonisti, nati da queste parti, del pensiero e dell’arte europei.

Era il 27 giugno 1904 quando la casa in via Imbriani, palazzo Tresca, dei Frank, genitori svizzero-tedeschi, fu allietata dalla nascita di Nino, in una bella famiglia già numerosa, intrecciata nella vicenda umana alla storia della nostra viticoltura. Il padre, poco più che ventenne, giunse infatti a Barletta, con la moglie appena diciottenne, verso il 1882 per dirigere il grande stabilimento vinicolo che la ditta Combès di Bèzieres aveva fatto costruire a metà strada tra la piazza S. Agostino (dove sorgeva l’Ospedale civile) e la piccola borgata dei “sette frati” sulla via per Trinitapoli, quasi di fronte alla centrale del gas (poi demolita). In grandi capannoni contenenti enormi botti di rovere venivano effettuati produzione, stoccaggio, esportazione verso la Francia del vino pugliese rosso di alta gradazione destinato ad irrobustire, con opportune operazioni di taglio, i vini bordolesi di più basso tenore alcolico.

Nino era l’ultimo rampollo di casa Frank, aggiungendosi alle tre sorelle ed al fratello, più grandi di lui dai 25 ai 17 anni, che, in seguito ai naturali eventi matrimoniali, presto lasciarono papà, mamma e fratellino al trasloco dal palazzo Tresca in un appartamento al secondo piano del vicino palazzo Lanciano, via Baccarini angolo corso Garibaldi, dove la Sottoprefettura ne occupava l’intero primo piano, mentre i locali a piano terra ospitavano il “Circolo degli impiegati”. Era questo un luogo di convegno della borghesia locale, operatori economici ed impiegati oriundi di altre regioni italiane, nonché alcuni “forestieri” d’Oltralpe, compreso il padre del Frank. Fu un ampio salone, male illuminato come sala di lettura dei giornali, il punto di maggiore attrazione del piccolo Nino Frank, che a poco più di tre anni d’età, ammesso di straforo a frequentare il Circolo al seguito del padre, lo descrisse poi in “Memoire brisée”, libro autobiografico pubblicato più tardi in Francia, sotto l’aspetto favoloso della iniziazione ad un lungo viaggio nella letteratura. Vi compaiono le sue nostalgie tutte barlettane, i “Cappuccini”, orfanotrofio o gerontocomio che fosse, e gli inquilini della grande villa che vi sorgeva poco distante: quella di don Alfredo Reichlin, anch’egli immigrato d’origine svizzera che aveva fatto fortuna nel commercio all’ingrosso del carbone. L’omonimo nipote del vecchio “don Alfredo”, uomo politico e storico direttore de L’Unità, spentosi dopo essere stato recentemente ospite a Barletta a Palazzo della Marra ed insignito della cittadinanza onoraria.

E poi le allegre, immancabili scampagnate a Canne della Battaglia, le scorribande nel complesso dello stabilimento delle “Olearie meridionali” (cui era preposto l’ing. Kuckhoff, cognato del Frank) a due passi dalla stazione della Tramvia Bari-Barletta posta sulla via per Andria, sono riferimenti precisi al periodo della fanciullezza di Nino Frank nella sua città natale. Egli ne rievoca il ricordo anche nell’altra sua opera “Bruit parmi le vent”, ove alterna una scanzonata levità con improvvisi abbandoni alla commozione, agli impeti di viva e sincera nostalgia, ai momenti personali nell’ambiente barlettano: i vagabondaggi nelle vie e vicoli attorno alla Cattedrale, all’antica Cantina della Disfida, al Castello normanno e al porto, le belle serate trascorse alla “Sala Roma”, unico cinema di allora…

Nel 1916 muore il padre di Nino Frank e questi, conseguita la licenza ginnasiale, si trasferisce con la madre a Napoli dove frequenta il liceo internazionale; al termine dei corsi di studio, già in possesso di una perfetta conoscenza della lingua e sufficientemente erudito in fatto di letteratura francese, parte, all’età di 19 anni, per la Francia alla scoperta di Parigi, dove diventò quel personaggio di levatura europea, definibile come il più barlettano dei parigini, il De Nittis del Novecento letterario fra le due guerre. Tanto da meritare un’autentica riscoperta culturale ben più profonda, a dimostrare verso la Francia di oggi l’eredità culturale ed il tributo versato da Barletta, dalla Puglia, dall’Italia alla capitale della cultura europea.

E non sembri esagerato, perché Nino Frank, una volta trasferitosi stabilmente a Parigi nel 1923, divenuto amico e collaboratore del grande scrittore James Joyce, fondò con Bontempelli la rivista “900” della quale era inviato dalla capitale francese. La sua profonda conoscenza dei pittori e scultori, dei poeti, scrittori e giornalisti, non soltanto francesi, che affollavano i bistrot parigini, gli permise di scrivere su di essi saggi interessanti e originali, rievocazioni di fatti ed episodi di vita vissuta. Probabilmente sconosciuti a noi barlettani suoi stessi concittadini di oggi. Tutta una fioritura ricchissima e variegata di ricordi e aneddoti riguardanti una vasta galleria di personaggi e figure affascinanti come James Joyce, Isaak Babel, F. Scott Fitzgerald, fino a Pirandello, Bontempelli, Italo Svevo, Bruno Barilli, De Chirico, Montale, e tanti altri.

Come critico cinematografico, fu lui ad inventare l'espressione “film noir” per il genere poliziesco nato negli Stati Uniti anni ’40 e reso popolare sulla stampa di allora dalla sua firma".

PER GENTILE CONCESSIONE DI BARLETTALIVE.IT

http://www.barlettalive.it/news/cultura/519026/a-palazzo-tresca-in-via-imbriani-nacque-nino-frank-uno-dei-maggiori-intellettuali-del-900-europeo

DAL WEB...

V’è più di un motivo per vincolare Palazzo Tresca a Barletta

http://www.picweb.it/emm/blog/index.php/2017/09/11/ve-piu-di-un-motivo-per-vincolare-palazzo-tresca-a-barletta/





 

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