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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

24/04/2020.  BARLETTA - IL MORBO DEL COLERA COME… LOTTA DI CLASSE TRA FINE OTTOCENTO ED INIZIO NOVECENTO. EPIDEMIE NELLA STORIA. OGGI LA SETTIMA TAPPA DEL VIAGGIO DI MEMORIA E DI MEMORIE FRA LIBRI E DOCUMENTI CON IL GIORNALISTA NINO VINELLA..

Le calamità igienico-sanitarie come appunto epidemie e pandemie si portano appresso gravi tensioni sociali nelle comunità colpite, con l’aggravamento di povertà e disagio negli strati più bassi della popolazione. Il morbo del colera come… lotta di classe tra fine Ottocento ed inizio Novecento sviluppa il contagio anche da questo punto di vista. Oggi la settima tappa del viaggio di memoria e di memorie fra libri e documenti con il giornalista Nino Vinella (Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia, Archeoclub d’Italia Onlus Canne della Battaglia Barletta) per ripercorrere tutte quelle pagine nei secoli spesso dimenticate ma utili al patrimonio identitario collettivo.

Colera, morbo di massa tipico dell’Ottocento. Ma pure dell’inizio Novecento, e con implicazioni da… lotta di classe in quegli anni dove la consapevolezza di appartenere al ceto borghese, a quello agricolo, operaio od artigiano era una conquista moderna. Qui da noi trovò terreno fertile in una certa Barletta predisposta alla sua diffusione causata soprattutto dalle irrisolte carenze igieniche nella sanità pubblica. Anche dopo l’Unità d’Italia.

Già spaventava l’indice di mortalità in questo triennio: 1865 settembre-dicembre, 822 morti su 30.000 abitanti; 1866 agosto-dicembre, 131 morti su 30.000 abitanti; 1867 maggio-dicembre, 1.520 morti sempre su 30.000 abitanti. Ma vent’anni dopo, in assenza di provvedimenti di risanamento della rete idrico-fognante adottati dall’autorità pubblica, la statistica replicò: 1886 luglio-settembre, 1.000 morti su 37.000 abitanti; 1887 agosto-ottobre, 20 morti su 37.200 abitanti. Veicoli umani di contagio furono alcuni mietitori provenienti da fuori.

“Ci surse il sospetto che l’acqua dei pozzi fosse gravemente inquinata di sostanze nocive, massimamente per la prossimità di questi alle fogne, nelle quali, possibilmente, fossero stati depositi materiali colerici” si legge in quella “Relazione della Giunta Municipale circa l’epidemia colerica del 1886” richiamata nel nostro viaggio grazie all’ormai introvabile volume di circa 600 pagine “Barletta: leggere la città” di Ruggiero Mascolo (lo studioso ex direttore di biblioteca e pinacoteca) e di sua moglie Rita Ceci, Edizioni Libreria Liverini per i tipi di Ars Graphica Barletta, settembre 1986 – dove, anche e soprattutto in questo episodio, sono riportati fedelmente dati e riscontri ufficiali d’archivio. Si decise allora di procurare “a mezzo della ferrovia” l’acqua salubre e pura delle sorgenti di Ofantino e fu organizzato il servizio per la distribuzione in tutta la città mediante carri-botte.

Verso fine del secolo, anche per l’epidemia del 1893 fu la carenza di acqua a determinare la diffusione infettiva, complicata dalla situazione sociologica in cui versavano i ceti più poveri fra i barlettani. “Non vi è di peggio per i cittadini che vivere sotto l’influsso potente dei miasmi urbani, insieme ai malarici endemici, per trovarsi maldisposti all’arrivo di altro e più potente contagio quale il colerico e quello dell’influenza, di doloroso ricordo quest’anno per Barletta” annota il dott. Michele Mauro nel suo “Vegliamo! Considerazioni intorno alla profilassi e cura del colera vero in speciale rapporto alla città di Barletta” stampato a Trani da Valdemaro Vecchi.

NINO VINELLA

7^ PUNTATA (continua)

Barletta, 24 aprile 2020





 

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