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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

18/02/2022.  BARLETTA - AMARCORD ANNI CINQUANTA: QUEI VEGLIONI POPOLARI DI CARNEVALE E LE GRANDI SERATE DANZANTI AL TEATRO CURCI... CON IL COMMOSSO (E MOLTO SPECIALE) OMAGGIO A “DON” RAFFAELE CAFIERO, SINGOLARE PIONIERE NOSTRANO DEL CINEMA MUTO DAGLI ANNI RUGGENTI.

Barletta, come eravamo... in quei veglioni popolari di Carnevale al Teatro Curci, gestione Raffaele Cafiero, anni Cinquanta, ed anche prima.

Divertirsi mettendosi in maschera: più che la “moda” di allora, momento di allegria collettiva e di evasione quasi come gioco popolare riservato anche (e soprattutto) ai grandi. E dove i bambini, i più piccoli, partecipavano al seguito di papà e di mamma per completare il quadro di una città che, in quegli anni difficili, apriva tutte le porte possibili (come nella canzone di Gianni Morandi all’ultimo Festival di Sanremo) per una boccata di spensieratezza.

A Barletta c’erano molte sale abbastanza grandi per ospitare questi momenti collettivi di allegria. Ma nel Teatro Curci si era nella storia: qui si ricopriva di assi in legno tutta la platea, che praticamente arrivava allo stesso livello dei loggioni. E poi tutti a ballare e a divertirsi nell'allegria goliardica di quei tempi dell'immediato dopoguerra, con tanta fiducia nell'avvenire, insomma, poveri ma belli! Ovviamente tutti quanti in maschera...

Da poco conclusa la seconda guerra mondiale, ci si mascherava nelle allegre brigate giovanili, le comitive di allora, improvvisando costumi con quanto si trovava nei guardaroba di famiglia come anche della propria creatività, in economia o “low cost” come si dice oggi.

"DON" RAFFAELE CAFIERO (il vezzeggiativo spagnolesco era una forma di rispetto tutta paesana) era un gestore dal cognome importante, innamorato del cinema ed aveva prima del Curci lavorato al cinema allestito nei locali dell’attuale Circolo Unione.

Ma chi era questo singolare personaggio? Un autentico «pioniere» del nostro cinema di provincia. Raffaele Cafiero ci ha lasciato tanti suoi ricordi così carichi di umanità e di nostalgia per una certa Barletta che oggi sembra più difficile da raccontare senza di lui. Chiamarlo con l'immancabile «don» di reverenza nell'abituale chiacchieratina sulle belle cose di un tempo antico era quasi un cortese atto dovuto alla sua persona, sempre capace di incantarti con le storie sulla città di allora, sui fatti segreti e quasi sconosciuti ai più che solo lui poteva conoscere, i mille retroscena carichi di curiosi e simpatici misteri di paese.

Don Raffaele Cafiero se n'è andato carico dei suoi 95 anni proprio a febbraio del 2006, ma sempre giovanissimo nello spirito fino all’ultimo respiro. Amava la macchina da presa come specchio della vita e così l'ha infatti usata da sempre. Memorabile l’inaugurazione del monumento ai Caduti nel 1929, filmata col procugino Marco, pellicola unica ma purtroppo difficile da visionare anche in rete.

A CANNE DELLA BATTAGLIA, in una masseria di proprietà della famiglia in contrada Sorgio poco distante dal binario della Barletta-Spinazzola, aveva perfino radunato un'allegra brigata di giovani per girare d'estate in una piccola Cinecittà fra fichi d'india ed oliveti a perdita d'occhio con tanto di scenografie finte e studios improvvisati. Il titolo della pellicola, pensate, era “Sangue pugliese”… Regista, impresario, autore e factotum della compagnia? Lui, Raffaele Cafiero, classe 1911, all’epoca del film poco più che ventenne. Quanto state leggendo desidera essere il mio personale ricordo a sedici anni dalla sua scomparsa. Un ricordo carico di nostalgia, fors’anche di rimpianto e di commozione, accomunando in questa pagina di memorie tutte barlettane mio padre, il pittore Biagio Vinella, suo coetaneo e suo compagno di avventure in tante imprese, qualcuna riuscita, qualche altra ancora da compiere…

L’album fotografico di “Sangue pugliese”, nei fotogrammi di scena scattati durante la lavorazione arrivato come reliquia fino a quel momento. Lo sfogliamo insieme, dai titoli di testa (logo della produzione Cinephotoars, il suo laboratorio fotografico al civico 88 di corso Vittorio Emanuele, piano terra del palazzo di famiglia tuttora imponente) all’ultima sequenza già descritta in apertura. Fra una serie di fotogrammi e gli altri, le didascalie che, in tempi di cinema muto, spiegavano allo spettatore quanto vedeva. Con la firma di mio padre, Biagio Vinella. Fu un autentico tuffo al cuore. Potete immaginarlo…

Ignoro che fine abbia fatto quell’album dopo la morte di don Raffaele, ma per me restano immagini indelebili. In tempi più vicini a noi, don Raffaele si ritrova gestore del teatro comunale Curci adibito a sala cinematografica a cavallo subito dopo l'arrivo degli Alleati alla Liberazione, fra gli anni Cinquanta e Sessanta.

Lo riapre dopo artigianali ma efficaci lavori di restauro, grazie sempre all’apporto dei suoi amici di sempre mio padre compreso (si occupò delle decorazioni), che entrava nei camerini dall’ingresso degli artisti di via Ospedale dei Pellegrini, dirimpetto alla sua bottega di pittore ereditata dal padre, il sellaio Vitantonio. Rievoca tutto mons. Salvatore Santeramo nel numero unico stampato dalla vicina tipografia di Rizzi & Del Re. Ma don Raffaele aveva già gestito al Circolo Unione il “Cinema Giardino” negli anni Quaranta, con discreto successo e termine con la caduta del Fascismo. Al Curci invece, nel clima della vita nuova, code interminabili di spettatori per i filmoni kolossal dell'epoca, dove c'è posto anche per l'avanspettacolo e le compagnia di fila con le ballerine tuttegambe. Insomma, una piccola grande epopea romantica all'ombra del grande schermo e della ribalta accesa, in tutto simile al Nuovo cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore, con identiche atmosfere di provincia, quegli stessi personaggi, la vita di una Barletta povera ma bella che si riversava di domenica al cinema per uscire a ritrovare l'emozione che ti sconvolgeva coi grandi amori, le grandi battaglie, i divi e le dive.

Nino Vinella

LA RASSEGNA STAMPA SUL WEB...

BARLETTA AMARCORD ANNI CINQUANTA: QUEI VEGLIONI POPOLARI DI CARNEVALE AL TEATRO CURCI

http://puglialive.net/home/news_det.php?nid=159817

Carnevale a Barletta, quei veglioni popolari al Teatro Curci negli anni '50: "Don" Raffaele Cafiero, innamorato del cinema, aveva prima del Curci lavorato al cinema allestito nei locali dell’attuale Circolo Unione

https://www.barlettalive.it/news/cultura/1094307/carnevale-a-barletta-quei-veglioni-popolari-al-teatro-curci-negli-anni-50-don-raffaele-cafiero?fbclid=IwAR1gChTdN0QbDqpUq5NHiZFFIPO_6UywO0FpYwCQJ6LMSb8Z7HfIvetoZY8





 

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