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02/11/2006.  Archeologia - Torna a «vivere» Alba Fucens.

La colonia romana in Abruzzo protagonista di una mostra nella capitale. Mentre riprendono gli scavi

Alba Fucens, splendida colonia romana, quasi inaccessibile tra i monti dell'Abruzzo, a nord della piana del Fucino, fondata nel IV secolo a.C. per controllare i territori delle tribù italiche e distrutta da un terremoto nel 508 d.C. torna a rivivere a cinquant'anni dalla scoperta, con la mostra «Poco grano molti frutti. Cinquant'anni di archeologia ad Alba Fucens» allestita da ieri al 10 dicembre all'Accademia Belgica, a Roma, per poi spostarsi a Bruxelles (Museo del Cinquantenario, dal 22 dicembre al 30 gennaio).

La mostra, presentata, tra gli altri da Jean De Ruyt, ambasciatore del Belgio a Roma e figlio dell'archeologo De Ruyt, pioniere della ricerca ad Alba negli anni Cinquanta, propone circa 250 reperti, tra materiale di scavo, documenti di archivio, fotografie. Tra i reperti alcuni di grande effetto, come la testa di Silla, due teste di imperatori, una statuetta di Agrippina allestiti con effetti multimediali che permettono di sentire la voce di sottofondo: le statue raccontano la loro storia e quella di Alba Fucens. In concomitanza con l'apertura della mostra sono ripresi gli scavi ad Alba Fucens: dopo quasi trent'anni, la ricerca archeologica è ricominciata dove era stata interrotta dagli archeologi belgi. La prima fase della campagna di scavi, con la direzione di Adele Campanelli della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Abruzzo, è prevista di due mesi e interessa l'area del piazzale del Santuario nel quale fu ritrovata la statua colossale dell'Ercole Epitrapezios. In primavera, invece, lo scavo interesserà un'area più ampia nella quale sono comprese diverse strutture tra cui il teatro e il santuario di Iside.

«Alba era una "piccola Roma" tra gli Appennini - ha detto Campanelli - la città romana più alta d'Italia (1000 metri). Gli scavi interessano dieci ettari di territorio. Per ora abbiano cominciato dal Santuario di Ercole perché scavato a metà. Molti sono stati i ritrovamenti poiché il terremoto del 508 d.C. preservò gli oggetti sotto un metro e mezzo di fango e terra». Di grande effetto e valore archeologico: una base circolare in marmo bianco con menadi danzanti; la testa di Silla ritrovata nel 1947; una statua di Venere inserita in un allestimento con altri oggetti in marmo e un prezioso mosaico; due teste di imperatori ed inoltre, una serie di piccola statuaria (Agrippina), sculture ed arredi delle ricche domus. Si possono ammirare, inoltre, reperti di vita quotidiana di 2000 anni fa: servizi da toeletta, balsamari vasi di vetro e di ceramica, lucerne in bronzo e terracotta, utensili, bambole in legno. Accanto ai reperti una ricca documentazione delle prime campagne di scavo negli anni '50 (fotografie, come quella del ritrovamento della colossale statua di Ercole, diari di scavo, lettere, ricordi) che contestualizzano a livello storico ma anche individuale il fenomeno degli scavi. Meta fin dall'Umanesimo di numerosi studiosi, la città fu riportata alla luce con lunga campagna di scavi durata più di mezzo secolo, a cominciare dal 1949.

Gli scavi hanno svelato il cuore dell'antica città romana: protetti da mura possenti sono riemersi il foro, il magnifico anfiteatro, il tempio di Ercole, lungo le strade lastricate il mercato e le terme, i resti di una Basilica, le case patrizie, le tabernae, i magazzini e poi opere in marmo, pietra, metallo, giocattoli in osso e legno. La mostra riesce a stupire per l'esposizione di diari di scavo, lettere, ricordi, bellissime foto che raffigurano perfino i bambini intenti a scavare, oppure i volti provati degli operai addetti agli scavi. Pochi siti archeologici hanno il fascino e la magia di Alba Fucens, la colonia romana, che 50 anni di scavi stanno riportando alla luce, un posto irraggiungibile tanto da esser un luogo di esilio, un avamposto militare, costruito nel cuore dell'Appennino ad immagine di Roma.

Silvia Buggiaretti

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno - Cultura e Spettacoli 01/11/2006





 

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