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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

29/03/2007.  TRANI - Battuta di caccia mortale, 5 Guardie indagate.

TRANI (BA) - Stava cacciando insieme ad altri 3 colleghi. All’improvviso le urla «di non muoversi e di spogliarsi». Fu accerchiato, ed in cinque gli frugarono addosso, finché, colto da malore, s'accasciò al suolo esanime. Morì così, secondo il pubblico ministero Michele Ruggiero, Mario Botticelli 82enne cardiopatico di Rimini, il 6 novembre 2005 in trasferta sulla Murgia per una battuta di caccia in contrada Paredano. La morte fu causata da un arresto cardiocircolatorio «innescato - ritiene il pm tranese - dallo stato di tensione, terrore ed agitazione provocato dalla violenta irruzione del vice sovrintendente del Corpo Forestale dello Stato, in servizio al Nucleo Operativo Cites di Bari, Raffaele Stano, 41enne barese, e di quattro guardie giurate volontarie venatorie del Wwf: Pasquale Salvemini, 40 enne di Molfetta, Angelo Raffaele Nitti, 52, di Matera, Mosè Mario Salvatore Checchia, 36, di Barletta, e Domenico Barcone, 53 di Bari. Nei confronti dei cinque, il pm Ruggiero ha disposto la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini per le accuse di «morte come conseguenza di altro delitto, violenza privata, falso ideologico e tentato abuso d’ufficio». Al solo Checchia è contestato, inoltre, un ulteriore reato di falso perché, al fine di conseguire la qualifica di guardia giurata, avrebbe dichiarato di non aver mai riportato condanne per delitti: invece il pm ha accertato una condanna inflitta per furto dall’ex Pretore di Trani. Stando a quanto ricostruito dal magistrato inquirente, i cinque durante il controllo non avrebbero indossato la prescritta divisa d’ordinanza, non avrebbero mostrato un tesserino di riconoscimento, né si sarebbero qualificati. Botticelli ed i suoi 3 amici cacciatori sarebbero stati intimiditi dalla pistola detenuta dal sovrintendente Stano, inserita nella fondina ma comunque notata da tutti. I cacciatori sarebbero stati accerchiati e soggetti ad ispezione e perquisizione personale; controlli furono compiuti anche nella loro auto. «Atti connotati - secondo il pm - da spregiudicata vessatorietà, aggressività e sproporzionata invasività». Inoltre, dopo il fatale malore di Botticelli, i cinque (Stano come esecutore materiale e gli altri quattro quali concorrenti morali) per assicurarsi l’impunità avrebbero attestato d’aver ricevuto dai compagni della vittima dichiarazioni che in realtà non sarebbero mai state rese. Stano avrebbe fatto sottoscrivere dei moduli in bianco. Secondo il pm, la condotta di falso ideologico in atto pubblico sarebbe stata mirata a danneggiare i congiunti di Botticelli con l’illecito e fraudolento occultamento e travisamento della reale dinamica dei fatti e quindi delle effettive cause della morte, tentando così di impedire iniziative giudiziarie. Ora gli indagati avranno 20 giorni per produrre memorie difensive, e chiedere al pm di esser interrogati o, ancora, un supplemento d’indagini. La Gazzetta del Mezzogiorno del 28/03/07 - Antonello Norscia





 

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