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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

12/09/2005.  DA QUEL SETTEMBRE DEL ’43 ALLA PRIMAVERA 2006: CHE BARLETTA SI PREPARI FIN D’ORA A RICEVERE IL CAPO DELLO STATO PER ONORARE CON CARLO AZEGLIO CIAMPI L’AMOR DI PATRIA, IL TRICOLORE E LE DUE MEDAGLIE D’ORO SIMBOLO DELLA RINASCITA DELL’ITALIA INIZIATA QUI.

LETTERA APERTA DI RINGRAZIAMENTO A MARIA GRASSO TARANTINO.

Signora Maria, chi le scrive questa lettera aperta è il portavoce di quegli ex ragazzi che hanno pianto ascoltando dalla voce del loro buon maestro il racconto di quei drammatici giorni del settembre 1943.

Noi frequentavamo le elementari alla D’Azeglio negli anni Sessanta, quando in quelle aule ogni mattina all’inizio della lezione risuonava l’inno di Mameli dagli altoparlanti della direzione e stavamo dritti sull’attenti all’alzabandiera del nostro piccolo Tricolore sull’asticella posta vicino alla cattedra. Da dove il nostro insegnante Angelo Ciccarelli ci parlò di quei morti, di quella strage, di quelle ore difficili per i nostri soldati e per Barletta.

Quella lezione arrivava a vent’anni dall’eccidio dei vigili e dei netturbini, e noi eravamo ragazzini. Ma non per questo fummo meno preparati nelle nostre giovanissime coscienze a ricevere quelle terribili verità nascoste che sarebbero venute fuori dal vergognoso armadio della memoria soltanto in seguito, e grazie alla Sua tenace passione da noi silenziosamente condivisa con tanti altri.

Da quel tragico settembre del ’43 di anni ne sono passati sessantadue, e noi ex ragazzi delle elementari venute appena fuori dalla ricostruzione di De Gasperi, oggi ci siamo fatti uomini e possiamo capire tante cose in più rispetto ad allora…

Tutto questo non è successo per caso: dobbiamo ringraziare gente che come Lei, cara signora Maria, con don Peppuccio D’Amato ed il canonico Santeramo, l’amico Giuseppe Savasta e tanti altri ci hanno educato alla conoscenza della nostra storia patria cittadina e ci hanno formato a quella coscienza civile fatta sicuramente di valori ma anche e soprattutto di simboli. Come la nostra Bandiera.

Adesso che le celebrazioni per quel settembre del ’43 stanno culminando in un percorso che mescola tante belle storie di famiglia (figli di partigiani, figli e nipoti di soldati…) alla più collettiva esistenza pubblica della comunità di Barletta vista nel periodo che portò alla rinascita della nostra Patria comune, io desidero ancora una volta ringraziarLa commosso ma fiero.

E, pensando alla Sua persona come a quella di una donna che umanamente ha coronato col suo il sogno e l’orgoglio di tanti come noi ex ragazzini di allora, Le chiedo: a noi Barlettani oggi non resta altro che prepararci tutti quanti insieme alla visita del nostro Presidente Carlo Azeglio Ciampi nella prossima primavera del 2006, nella data che ci regalerà uno scatto di orgoglio sincero.

Ora che finalmente il cammino verso la verità è stato compiuto, altrettanto bene possiamo ricevere il nostro Capo dello Stato con tutta la forza della verità storica e le nostre forze di singoli cittadini, di associazioni, di scuole e di circoli, di tutto il nostro popolo.

Esattamente come Lei ha detto: per dare un esempio, per non dimenticare, perché quelle due medaglie sul nostro Gonfalone possano ancora insegnare che l’Italia resterà sempre una Repubblica democratica fondata sul lavoro e su quei valori di una Resistenza partita da qui, dalla nostra Barletta. Grazie!

Nino Vinella, Giornalista
Presidente del Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia


Barletta, domenica 11 settembre 2005


La lezione della battaglia di Barletta

Storia e memoria Sessantadue anni fa la resistenza alle truppe tedesche da parte del presidio militare guidato dal colonnello FrancescoGrasso.

Tarantino: le due medaglie d'oro tra sogni, delusioni e speranze. I giovani e i buoni maestri.

MARIA GRASSO TARANTINO
Nell'ultimo articolo pubblicato da «La Gazzetta del Mezzogiorno», l'autrice, Marina Ruggiero, non ha dimenticato nulla. Ha parlato anche della promozione a generale di brigata concessa a mio padre dal ministro della Difesa, a titolo d'onore, per la sua straordinaria figura di uomo e di soldato. Le sono grata, come sono grata a tutti coloro che mi hanno accompagnata nel mio difficile, lungo, determinato iter che ha reso bello il gonfalone della nostra Barletta di due medaglie d'oro. Esse non sono un orpello vuoto di significato, ma un premio meritato e straordinario, voluto dalla mia famiglia e da due presidenti della Repubblica: Oscar Luigi Scalfaro, per la Medaglia d'oro al Merito Civile e Carlo Azeglio Ciampi per quella al Valor Militare. È un simbolo che non può essere dimenticato, trascurato, tradito. Quali motivazioni spinsero all'azione i soldati che a Barletta resistettero, seppero trovare in se stessi la forza per opporsi? In quell'epoca in cui tutto sembrava perduto, di crollo di valori e di speranze, di sogni, di ideali, nel buio minaccioso che si addensava intorno agli italiani, qualcuno percepì, chiara dinanzi a sé, la visione di una possibile speranza e si schierò deciso contro l'ideologia della morte e del disprezzo della vita. I soldati che non vollero consegnare le armi, che osarono sfidare la Wehrmacht, qui a Barletta, i partigiani sui monti del Nord Italia e nelle isole greche credevano nella sacralità della vita, fino al sacrificio della propria esistenza. Oggi, quando pare che la minaccia sia di nuovo all'orizzonte ed impera la cultura dell'avere anziché quella dell'essere, la lezione degli eroi piccoli e grandi della Guerra di liberazione è uno strumento prezioso da spendere per restituire fiducia e speranza ai giovani. Abbiamo visto tanti ragazzi con gli occhi lucidi, quando abbiamo raccontato loro le verità della Storia e lo strazio dei lager e di mio padre che nella sua disperata solitudine scriveva: «Io dirò sempre NO. Il Signore mi dia la forza per resistere». Quei ragazzi si sono appropriati, nel momento del racconto, delle emozioni di chi narrava con il cuore. Questo è il compito dei buoni maestri, quelli che non si dimenticano mai, per tutta la vita. Vedere i valori di cui ho parlato trattati con superficialità ed indifferenza, oggetto di una banale celebrazione subito archiviata, è per me e per coloro che condividono i miei sentimenti, un'offesa intollerabile che so di non meritare. Non immagini, non icone, ma sangue, carne, dolore, fedeltà assoluta alle proprie idee ed ai propri valori: questo dobbiamo trasmettere ai giovani perché percepiscano la pochezza di chi è troppo preso da se stesso e dal raggiungimento del suo piccolo utile personale per accorgersi dell'esistenza, dei bisogni degli altri. Nella vita di tutti i giorni, così come nell'immane tragedia dell'uragano Katrina, questi personaggi li incontriamo - oggi come ieri - e non cambiano mai. Forse una parola, la forza della parola e dell'esempio può guidare un cambiamento che non deve più tardare.

11/09/2005
La Gazzetta del Nord Barese




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