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12/03/2008.  BARI - POLITICHE FAMILIARI, IN UN CONVEGNO IL FORUM LANCIA UNA SCUOLA PER AMMINISTRATORI LOCALI.



"Il compito delle politiche familiari non è quello di costringere le persone a sposarsi e fare famiglia, ma è quello di creare le condizioni perché il fare famiglia sia ricompensante e non penalizzante; creare cioè opportunità che non siano rivolte genericamente all'individuo casuale, ma a coloro che hanno un progetto di vita familiare". Così il prof Pierpaolo Donati, ordinario di Sociologia della famiglia all'Università degli studi di Bologna, nel corso del seminario di studio "Politiche familiari, sussidiarietà ed enti locali" che si è svolto a Bari per iniziativa del Forum delle associazioni familiari di Puglia, in collaborazione con il Comune di Bari (assessorato alla solidarietà sociale), l'Università degli studi di Bologna, il CEPOSS (Centro Studi di Politica Sociale e Sociologia Sanitaria), e l'Università degli Studi di Bari, Facoltà di Scienze della Formazione.
Donati si è soffermato a lungo sul concetto di politica familiare, sul quale - ha detto - "di fatto, oggi regna una grande confusione. Aumentare le pensioni, abbassare le tasse, rimuovere la spazzatura dalle strade, contenere le tariffe delle utenze urbane, diminuire l'imposta sulla casa, aprire nuovi nidi, sostenere l'occupazione, in particolare quella femminile, e via discorrendo, non sono forse politiche che aiutano le famiglie? Certamente. Chi può negarlo? - ha affermato Donati - Aiutano le famiglie, ma non sono politiche che aiutino a 'fare famiglia'. Semplicemente aiutano la gente come tale, la gente in generale, a far fronte ai bisogni della vita quotidiana. Sono politiche per il benessere della popolazione".
La politica familiare viene sempre più confusa dunque, secondo Donati, con altri tipi di politiche, come le politiche contro la povertà, le politiche per l'infanzia, o le politiche dei servizi di cura. "Quelle politiche anzi, - ha aggiunto il sociologo - spesso generano delle vere e proprie trappole; si veda il caso della ragazza-madre, alla quale si dà un assegno per sostenerla e aiutarla a crearsi una famiglia, ma poi si scopre che quell'assegno ha l'effetto opposto, ossia evita che la ragazza faccia famiglia, dato che, se la facesse, perderebbe quel beneficio".
Donati si è soffermato infine sulla necessità di leggere la realtà familiare non solo in base lle sue condizioni, ma anche in base alle capacità, al fine di favorirne l'assunzione di diritti-doveri di cittadinanza attiva (soggettività sociale della famiglia).
Secondo Donati le politiche familiari, devono essere impostate "non più sullo schema produzione/riproduzione ma sulla sussidiarietà combinata con la solidarietà, facendo sì che le persone possano fare famiglia come loro compito identitario primario. . "Occorre passare però - ha concluso Donati - dalle politiche attuali, che sono di mera beneficenza pubblica e privata, o di assistenzialismo statalistico, a politiche chiaramente ispirate a criteri combinati di solidarietà e sussidiarietà, chiamando la famiglia ad essere soggetto attivo delle scelte e delle attività che la riguardano".
L'associazionismo familiare costituisce una risorsa fondamentale per attuare la sussidarietà. Lo ha dimostrato Giovanna Rossi, ordinario di Sociologia della famiglia alla Cattolica di Milano. "L'associazionismo familiare - ha affermato - consente alla famiglia di rispondere al fine sociale che le è proprio: agire come soggetto sociale con diritti e doveri. Tuttavia, - ha aggiunto - tanti anni di assistenzialismo hanno spesso sopito la consapevolezza delle famiglie circa la propria responsabilità civile. Quindi le associazioni hanno anche il compito di far comprendere alle famiglie che volenti o nolenti mediano tra livello individuale e livello sociale e che devono svolgere in modo responsabile questo ruolo cruciale". "Le associazioni familiari - ha affermato ancora Rossi - rappresentano un capitale sociale sia per le famiglie che ne fanno parte, sia per la comunità a cui appartengono, sia per la società nel suo complesso. Possono contribuire al rinnovamento del welfare attuale, creando reti di reti, ampliando il proprio raggio d'azione, mediante formazioni di secondo/terzo livello che possano offrire servizi alle organizzazioni di primo livello".
Con gli interventi di Riccardo Prandini e di Angela Mongelli si è entrati nel merito della reale situazione attuale. Prandini, ricercatore all'Università di Bologna e collaboratore del CEPOSS, ha illustrato alcuni esempi di buone pratiche di welfare familiare in alcuni comuni italiani; Mongelli, ordinario di sociologia dell'Educazione all'Università degli Studi di Bari ha illustrato la situazione in Puglia.
Il vicepresidente nazionale del Forum delle associazioni familiari Giuseppe Barbaro ha illustrato le attività del Forum e in particolare l'ultima iniziativa, quella della petizione popolare "Per un fisco a misura di famiglia". "La nostra non è una proposta generica, - ha affermato - ma immediatamente traducibile in una proposta di legge, semplice da realizzare, flessibile e progressiva. Il costo medio annuo di un figlio è di 7 mila euro l'anno, ma siccome ci rendiamo conto dei problemi delle finanze pubbliche, la deduzione può partire da 3 mila euro il primo anno per poi crescere. Di fronte all'inerzia della politica, che non ha avuto corag¬gio, il coraggio l'hanno avuto le famiglie. La nostra proposta - ha aggiunto - fa bene al Paese perché, per far ripartire l'economia, bisogna far ripartire i consumi. Una riforma fiscale amica delle famiglie avrebbe ricadute sostanziali e psicologiche: qualche euro in più nel bilancio di 20 milioni di famiglie ridarebbe slancio ai consumi oggi depressi". Domenica scorsa, in occasione della giornata nazionale di raccolta firme, molti politici hanno sottoscritto la petizione. Sottolineando l'estraneità a qualsiasi formazione politica ("abbiamo lanciato la petizione a ottobre - ha ricordato Barbaro - e certo non potevamo pensare che sarebbe caduto il Governo e ci sarebbero state nuove elezioni") il vicepresidente nazionale del Forum ha detto: "I politici capiscono la validità delle nostre idee, ma preferiscono proposte più visibili e spendibili, da una parte e dall'altra. Noi vogliamo modifiche strutturali, per un riconoscimento della funzione sociale della famiglia".
Nel corso del seminario la presidente regionale del Forum Lodovica Carli ha lanciato l'iniziativa di una Scuola di politiche familiari per amministratori locali. "Vogliamo offrire - ha detto - un contributo propositivo all'elaborazione di politiche familiari che sappiano dare risposte alle esigenze delle famiglie pugliesi, specie di quelle numerose e, non di rado, più povere"
Al seminario di studi hanno partecipato il Sindaco di Bari, Michele Emiliano, e gli Assessori Regionale e Comunale alle Politiche Sociali, Elena Gentile e Susi Mazzei.

Commissione Diocesana Cultura e Comunicazioni Sociali
dell'Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie
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