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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

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27/09/2005.  La Benemerita arte di recuperare l'Arte trafugata.

Dopo l'ultimo ritrovamento. Intervista a Michele Miulli

È tornata a Santeramo la tela di «San Michele», rubata 30 anni fa. Ultimo successo del Nucleo di tutela dei carabinieri. La guerra a i predatori

Una piccola bella notizia per il nostro patrimonio artistico: è stato recuperato in questi giorni, dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale, un grande dipinto, rubato trent'anni fa a Santeramo. È una tela raffigurante S. Michele, dipinta da Michel Mintrone (1853), più noto come pittore delle bottiglie della manna di San Nicola. È uno dei tanti encomiabili episodi di cronaca dei quali si rende protagonista la Benemerita, nell'ambito dell'antiquariato e dell'arte. Episodi che hanno per obiettivo il recupero di opere trafugate - non solo in musei, castelli o in dimore avite - che ladri ben addestrati sottraggono quasi sempre per esigenze specifiche del mercato antiquariale o su commissione di qualche collezionista senza scrupoli. Certi professionisti del crimine, più sfrontati, non esitano a intrufolarsi di soppiatto persino nelle caserme per portare a termine un colpo mirato. Ma, come recita un vecchio adagio, i predatori di opere d'arte o di oggetti d'antiquariato spesso non fanno i conti con l'oste. Ragion per cui, basta una mossa sbagliata, un minimo passo falso per mettere sul chi va là gli inquirenti e portarli sulla pista giusta. Grazie alla quale, poi, riescono a scoprire il covo della banda e a coglierla con le mani nel sacco. È il caso del recupero della tela di Santeramo. Il Nucleo tutela patrimonio culturale è diretto - per la giurisdizione su Puglia, Basilicata e Molise - dal tenente Michele Miulli. A lui - che ha diretto l'operazione e ha consegnato l'opera in questione al vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva, Mario Paciello - abbiamo chiesto lumi. Comandante, come è andata? «Il dipinto del Montrone era stato rubato trent'anni fa a Santeramo, durante i lavori di ristrutturazione della chiesa del Sacro Cuore. Ed è stato da noi recuperato mentre era in corso la trattativa di un antiquario con l'acquirente. La tela di dimensioni ragguardevoli - è alta oltre due metri e larga più di un metro e mezzo - rappresenta un bellissimo "San Michele" che uccide il demonio e ricalca l'iconografia e, soprattutto i colori, di un analogo dipinto di Guido Reni». Quale dei due settori - arte e antiquariato - è preso oggi più di mira? «In particolare e soprattutto gli oggetti che possono alimentare il mercato antiquariale. Oggetti che sono richiesti in un determinato periodo. Ad esempio, in prossimità del Natale solitamente vanno per la maggiore icone e il bambino Gesù. Abbiamo recuperato l'anno scorso ben trecento Bambinelli rubati in tutte le regioni italiane, nel Meridione innanzitutto e, in particolar modo, in Basilicata. Tanto è vero che, per iniziativa del Ministero dei Beni Culturali, da cui il nostro Nucleo dipende, si è tenuta un'apposita mostra Matera, nel palazzo Lanfranchi». C'è una regione particolare, o una località specifica, dove si registrano colpi del genere? «Le regioni più colpite dai furti nelle chiese e in abitazioni private sono quelle del Centro-Nord. Le nostre, per fortuna, sono agli ultimi posti di questa brutta classifica». Non così, invece, per il settore archeologico... «Lei ha messo il dito nella piaga, quella dei tombaroli e degli scavi clandestini. In questi giorni stiamo collaborando con l'Università di Lecce. Oggetto della nostra collaborazione è uno scavo nella zona di Arpi, presso Foggia, che è da sempre tartassata dai tombaroli. Grazie ai nostri interventi, in soli due giorni di controllo abbiamo denunciato dodici persone sorprese a scavare. E in più stiamo dando una mano alla stessa facoltà di Lecce in un progetto che mira a non lasciare i siti archeologici alla mercé dei predoni d'arte. Insomma, i tombaroli prosperano lì dove lo Stato non è presente». Ci può dire quale è stato il furto archeologico più clamoroso? «In Puglia, purtroppo. E' stato messo a segno nel novembre scorso nel complesso monumentale di Santa Scolastica, a Bari. Una novantina di reperti archeologici sono stati rubati nottetempo. E' una pagina triste perché oggi il capoluogo pugliese, per una serie di complesse vicende, non dispone più di una sede per il Museo archeologico». Insomma, caccia senza tregua ai ladri? «Prima o poi - stiano certi - li scoveremo. Non ci sono dubbi in proposito. Abbiamo migliaia di esempi, di ritrovamenti portati a termine dopo qualche decennio, dopo ricerche durate anche mezzo secolo. Personalmente, quando ero al Nucleo di Firenze, ho avuto la fortuna di recuperare a Rovigo una statua del Sansovino trafugata da una cappella sperduta di Cellammare». Lei, dunque, è un inguaribile ottimista? «I fatti, d'altronde, mi danno ragione». Il recupero più cospicuo sotto il profilo economico? «Una tavoletta della fine del Quattrocento rubata a Londra nella galleria di un antiquario e da noi recuperata ad Ascoli Piceno. Raffigura un navigatore portoghese, Damiano De Gois, ed è firmata da Jan Gossaert, detto 'Mabuse' . Il valore? Una sciocchezza: tre miliardi di vecchie lire». Ultima domanda: quanti furti ancora da scoprire e quanta "merce" trafugata manca ancora all'appello? «I furti registrati nella nostra banca-dati sono circa due milioni; mentre a settecentomila ammontano le foto dei pezzi scomparsi. Ma, ripeto: i ladri hanno le ore contate».

Vinicio Coppola
26/09/2005


Clicca qui per visionare l'articolo sulla Gazzetta del Mezzogiorno di lunedì 26 settembre 2005








 

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