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CANNE DELLA BATTAGLIA:
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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

15/10/2008.  SATIRA - UNA NUOVA PUNTATA DELLA RUBRICA "POLLICE TRAVERSO".

Il rischio che corre l’ironia è di trovare almeno un lettore o un ascoltatore che non sia in grado di capirla, di apprezzarla (Mark Twain)

La chiesa di Monte Sant'Angelo sul Gargano Patrimonio dell'Umanità. E Giorgio Otranto, che si è tanto battuto, quando sarà proclamato Patrimonio dell'Università? Saranno anche d'accordo i tanti studenti da lui bocciati, i nuovi Martiri d'Otranto?

A proposito di Università, Petrocelli il Rettore si lamenta dei fondi insufficienti in arrivo dal Ministero. E chi se ne cura degli studenti che si lamentano degli scandali, delle "compravendite", di professori che fanno i comodi loro, dei fitti assurdi che sono costretti a subire i fuori sede?

Sempre nuove grane sulla strada e nel cantiere del povero Teatro Petruzzelli. Mancano meno di due mesi all'annunciata riapertura ed il Sindaco insiste per il 6 dicembre. Ma perché con quel che non succederà, che in quel "bel dì non vedremo" vuol far incavolare San Nicola proprio nel giorno del Suo onomastico?

Che fine farà poi l'orologio digitale all'angolo di Piazza del Ferrarese, quello che annuncia quante ore mancano alla riapertura? Non vorremmo che alla vigilia del 6 dicembre il Sindaco si accorgesse di non farcela e si mettesse a cantare dall'ultimo atto della "Tosca" "l'ora è fuggita e muoio contestato".

Ma lui, deciso, lo farà riaprire. A costo di sistemare l'orchestra non nel Golfo Mistico ma nel cantiere mastice. Portando in scena i cantanti con tanto di elmetto in testa contro la caduta di calcinacci. Forse senza l'impianto di riscaldamento con Mimì che non saprà come riscaldare la sua gelida manina.

Il presidente di Aeroporti di Puglia ing. Di Paola è l'unico privato ad aver dato dei fondi alla Fondazione Petruzzelli. Da bravo ingegnere forse avrebbe fatto meglio a dare quel milione di Euro alle Fondamenta del palazzo di Giurisprudenza minato (?) dagli scavi di Piazza Battisti.

Ottima idea l'ingresso dell'ing. De Bartolomeo nell'A.S. Bari come azionista. Era ora che si aprisse ai veri imprenditori locali. Visto, cari tifosi contestatori, che si può guidare insieme senza Sanz e che i Matarrese non si sono stancati del Bari al contrario di qualcuno già stanco e Stancarone prima di cominciare?

Dalle pagine della "Gazzetta" sono sparite le firme prestigiose del grande Vito Maurogiovanni e del ciclo-amatore in giro per le nostre sagre Vittorio Stagnani. Alla faccia di chi sosteneva che il nuovo corso del Giornale avrebbe salvato la baresità, le nostre tradizioni popolari. Ma pare che sia più importante salvare la "leccesità" e la "sicilianità".

Cinquantamila Euro il pizzo chiesto a Taranto alla regista Lina Wertmuller se voleva girare il film in pace. Meno male che stavolta il film ha un titolo breve ( Mannaggia la miseria). Se gli avesse dato uno dei suoi titoli chilometrici quanto le avrebbero chiesto gli estorsori?

Da "Antenna Sud": Vendola, Emiliano e Divella compagni di ventura. Diventeranno compagni di sventura se non saranno rieletti?


PRENDIAMOLI A CALCIO



Aveva 88 anni, se n'è andato anche lui, l'ungherese Michele Voros l'ultimo erede del grande Bari fine Anni Quaranta. Quel Bari dei grandi attaccanti Cavone, Maestrelli e Tontodonati chiamati poi in Nazionale insieme a Nardino Costagliola il portiere degli acrobatici voli tra i pali. Era il Bari dei baresi Franceschino Capocasale, Onofrio Fusco e Vincenzo Orlando, difensori e mastini irriducibili, tutti indimenticati protagonisti della storica vittoria sul grande Torino di Loick e Mazzola. Il taciturno Voros con il suo gioco da centrocampista essenziale, concreto fu uno degli esponenti del secondo magico calcio danubiano, tra gli ultimi a fuggire dai Paesi dell'Europa Orientale prima che scendesse inesorabile la Cortina di Ferro.

Di quella pattuglia di campioni senza Patria alla ricerca di un'altra fortuna facevano parte altri giocatori come il lungo portiere Boldiszar, il Krotko talvolta arruffone e l'elegante Fabian sbarcati a Bari insieme ad altri nelle squadre italiane come il cecoslovacco Kubala nella Pro Patria e l'austriaco Giorgio Sarosi nel Bologna. Ed oltre cinquant'anni fa il colonnello Puskaas, emigrato verso la Spagna, dopo la rivolta di Budapest contro l'invasione dei carri armati sovietici.

Quello di Voros è stato un calcio irripetibile, pulito ed elegante, di sorprendenti gesti tecnici. Fatto di dribbling mai esagerati, di lanci e traversoni di oltre cinquanta metri, del cross dalla linea di fondo che trovava puntuale il centravanti pronto a girare di testa a rete, dell'uomo che saltava l'uomo senza temere il fallaccio che ti stronca una gamba e la carriera. Delle ali destre e sinistre che non si chiamavano esterni alti di destra e di sinistra, quando i numeri sulle magliette ti dicevano subito qual era il ruolo di quel calciatore. Un calcio dei tempi quando l'arbitro, senza moviole del giorno dopo e simili marchingegni, vedeva e sanzionava quasi tutto. E sbagliava senza che intorno e contro di lui si scatenasse la bagarre. Voros è stato un atleta di quegli anni, anche dei tempi incerti e degli alti e bassi del Bari, fedele alla città che gli ha dato un tetto ed ospitalità. Uno dei pochi di quel Bari del dopoguerra la cui storia e presenza nei campionati che contano è legata principalmente ai nomi dei presidenti Tommaso Annoscia, del grande gentiluomo professor Angelo De Palo e - piaccia o no - del costante impegno ultratrentennale della famiglia Matarrese.



Vet, al secolo Venanzio Traversa, giornalista





 

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