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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

28/11/2008.  BARLETTA - L'AVVIO DELL'ANNO LITURGICO E DEL 2° ANNO DELLA SCUOLA DIOCESANA DI FORMAZIONE LITURGICA. UNA RIFLESSIONE SULL'AVVENTO DI ENZO BIANCHI, PRIORE DI BOSE.


Venerdì 28 novembre 2008, a Barletta, presso la Parrocchia San Paolo Apostolo, alle ore 20.00, con una solenne celebrazione eucaristica presieduta da S.E. Mons. Giovan Battista Pichierri, Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, prenderà l'avvio il nuovo anno liturgico (che parte con il tempo denominato di "Avvento") e, contemporaneamente, sarà inaugurato il 2° anno della Scuola diocesano di formazione liturgica.
Il 2° anno della scuola di formazione liturgica, prevede una formazione teorico-pratica di taglio prettamente "laboratoriale", divisi per corsi in base alle proprie attitudini o al servizio che si rende nelle comunità parrocchiali.
I corsi-laboratorio previsti saranno i seguenti:
1. corso-laboratorio per animatori liturgico-musicali
2. corso-laboratorio di arte floreale per la liturgia
3. corso-laboratorio di regia liturgica

Di seguito, si propone una riflessione di P. Enzo Bianchi, Priore della Comunità di Bose dal titolo "Avvento. Perché questo è tempo 'forte'?"

Una domanda per i cristiani di oggi
Distratti dalle lusinghe pubblicitarie e al contempo preoccupati per la crisi economica, entriamo nel tempo dell'Avvento faticando a custodirne la dimensione propria alla fede cristiana. Eppure l'Avvento è il tempo forte che apre l'anno liturgico con l'invocazione e l'attesa della venuta del Signore Gesù Cristo, venuta cui affermiamo di credere ogni volta che professiamo la nostra fede: "(Egli) di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti".
Questo giorno del Signore è stato annunciato da tutti i profeti e Gesù più volte ha parlato della sua venuta nella gloria quale Figlio dell'Uomo, per porre fine a questo mondo e inaugurare cieli nuovi e terra nuova. Nella consapevolezza del compimento dei tempi ormai avvenuto in Cristo, la Chiesa si fa voce di questa attesa e nel tempo di Avvento ripete con vigore rinnovato l'antica invocazione dei cristiani: "Marana thà! Vieni Signore!". Non sorprende allora la definizione del cristiano che san Basilio Magno era solito dare: "Il cristiano è colui che resta vigilante ogni giorno e ogni ora sapendo che il Signore viene".
Ma oggi possiamo chiederci se i cristiani attendono ancora la venuta del Signore con lo stesso anelito che animava le prime generazioni dei discepoli di Cristo. Domanda cruciale per la chiesa, perché essa è definita da ciò che attende e spera, domanda ancor più decisiva in una stagione in cui pare regnare un complotto di silenzio su questo evento posto da Gesù davanti a noi come giudizio innanzitutto misericordioso, ma anche capace di rivelare la giustizia e la verità di ciascuno, come incontro con il Signore nella gloria, come Regno finalmente compiuto nell'eternità.
A volte si ha l'impressione che i cristiani leggano il tempo secondo la mentalità mondana, come uno scorrere omogeneo dei giorni, privo di sorprese e di novità essenziali, un eterno presente in cui possono accadere tante cose, ma non la venuta del Signore Gesù Cristo! Altre volte sembra che l'Avvento sia ridotto a una semplice preparazione al Natale, quasi che si attendesse ancora la venuta di Gesù nella carne della nostra umanità e nella povertà di Betlemme. In verità, il cristiano ha consapevolezza che se non c'è la venuta del Signore nella gloria allora egli è da compiangere più di tutti i miserabili della terra (cf. 1Cor 15,19), e se non c'è un futuro caratterizzato dal novum che solo il Signore può instaurare, allora la sequela di Gesù qui e ora diviene insostenibile. Un tempo che fosse sprovvisto di direzione e di orientamento, che senso può avere e quali speranze può dischiudere?
L'Avvento è dunque per il cristiano un tempo forte perché in esso come comunità ecclesiale, cioè in un impegno comune, ci si esercita all'attesa del Signore, alla visione nella fede delle realtà invisibili (cf. 2Cor 4,18), al rinnovamento della speranza del Regno: oggi, infatti, noi continuiamo a camminare per mezzo della fede e non della visione (cf. 2Cor 5,6-7) e la salvezza non è ancora sperimentata come vita libera dalla minaccia della morte, della malattia, del dolore, del peccato. C'è una salvezza portata da Cristo che noi conosciamo nella remissione dei peccati, ma la salvezza piena, che abbraccia gli esseri umani e l'universo intero, non è ancora venuta.
L'Avvento ci riporta in verità al cuore del mistero cristiano: la venuta del Signore alla fine dei tempi non è altro, infatti, che l'estensione e la pienezza escatologica delle energie della resurrezione di Cristo. In questi giorni di Avvento occorre allora porsi una domanda fondamentale: noi cristiani sappiamo cercare Dio nel nostro futuro avendo nel cuore l'urgenza della venuta di Cristo, come sentinelle impazienti dell'alba? E' l'interrogativo che Teilhard de Chardin aveva posto con estrema chiarezza: "Cristiani, incaricati di tenere sempre viva la fiamma bruciante del desiderio, che cosa ne abbiamo fatto dell'attesa del Signore?".

ENZO BIANCHI
Priore della Comunità di Bose
(SIR)

- Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie e Nazareth
- http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/vis_diocesi.jsp?idDiocesi=205





 

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