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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

19/03/2009.  BARLETTA - UNO STRAORDINARIO SOS PER IL "COLOSSO" IN BRONZO A RISCHIO DI CORROSIONE.


Si erge imponente sul corso principale di Barletta. È il colosso in bronzo, o meglio, per i barlettani, e non solo per loro, è semplicemente «Eraclio». E a poco servono le ricostruzioni storiche o le ipotesi più o meno accreditate che vogliono che non sia davvero l’imperatore Eraclio. Ma tant’è. Nonostante il posto di prestigio, accanto alla chiesa del Santo Sepolcro, però, c’è chi non gradisce la sua sistemazione, nè tantomeno il modo con cui Barletta tratta il prestigioso colosso. Tra questi, c’è Fabrizio Vona, soprintendente ai Beni storici, artistici ed etnoantropologici per la Puglia.

Soprintendente Vona, in che condizioni è in questo momento il Colosso di Barletta?
«Abbiamo sempre tenuto sotto controllo il colosso, riuscendo ad osservarlo anche dall’alto. Al momento ci sono alcuni punti in cui la corrosione è andata avanti. In questi punti, che fortunatamente non sono molti, la corrosione deve essere trattata e poi deve essere ripristinato lo strato di protezione».

Si tratta di un intervento particolarmente complicato ?
«È un intervento piuttosto semplice. Nel restauro del bronzo si realizza una superficie cosiddetta di sacrificio: è uno strato di cere molto particolari che hanno la funzione ed il compito di consumarsi lentamente al posto del bronzo. Ma lo strato deve essere tenuto sotto controllo e quando ci si accorge che comincia a consumarsi un po’ ovunque, allora si deve togliere questo strato e lo si deve applicare di nuovo. Questo serve fare adesso e con urgenza».

Un intervento del genere è molto costoso?
«Non direi. Secondo me non costerebbe più di diecimila euro. Ma il problema principale è che bisognerebbe farlo ogni due-tre anni, fare cioè una vera manutenzione. Non servono interventi grandiosi e spesso molto costosi. Le amministrazioni dovrebbero prevedere in bilancio anche piccole somme per la manutenzione dei monumenti, ed intervenire costantemente. Insomma, fare le piccole cose, importanti, poco dispendiose, ma costanti: la vera manutenzione. Le amministrazioni devono cambiare la loro ottica, altrimenti non c’è speranza».

A suo parere, esiste anche un problema di migliore tutela del Colosso di Barletta?
«Esiste di certo. C’è, ad esempio il problema delle scritte che appaiono ogni Natale e Pasqua, se non più spesso. Sarebbe sufficiente installare una telecamera. Secondo me servirebbe chiudere al traffico la strada antistante ma mi hanno già detto che non è possibile. Invece sarebbe utile ed importante: non è un problema solo di conservazione, ma anche di presentazione del monumento».

Soprintendente Vona, qual è la sua opinione sul Colosso di Barletta?
«Secondo me non tutti i barlettani si rendono conto dell’enorme importanza del colosso: è l’unica autentica grande statua della tarda antichità, non ce ne sono di quelle dimensioni. Se potessi decidere io, creerei un’isola pedonale accanto e comprendendo la chiesa del Santo Sepolcro, perchè visto così on è possibile apprezzarlo: pensi che ci può parcheggiare davanti qualsiasi auto o mezzo. Qualche giorno fa, in una mia visita a Barletta, qualcuno ci aveva parcheggiato davanti un enorme furgone che addirittura lo nascondeva in gran parte alla vista. Per vedere un monumento del genere, invece, ci vorrebbe lo spazio per ammirarlo ed se vogliamo, un po’ di silenzio.
E poi servirebbe anche un apparato didattico che lo illustri nella sua grandiosità. È necessario che il Comune faccia uno sforzo maggiore, in ogni direzione, per far cogliere ai barlettani ed anche ai turisti, quanto il colosso di Barletta sia importante e soprattutto prezioso».

PAOLO PINNELLI
La Gazzetta del Nord Barese

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• Tra storia e curiosità la grande statua dalla leggenda del mare al viaggio di Federico II
La tradizione, narrata dagli scritti di un gesuita del XVII secolo, vuole che il Colosso, forgiato da tal Polifobo, fosse asportato dai veneziani durante il sacco di Costantinopoli del 1204, e abbandonato durante il viaggio di ritorno sulla spiaggia di Barletta a causa della navigazione resa critica da una tempesta e dal pesante carico. Ma le analisi chimiche inquadrate negli ultimi restauri non hanno riscontrato, però, segni di una eventuale presenza in mare della statua bronzea. La versione preferita dagli storici, negli ultimi anni, proviene da un resoconto del 1279 del frate minorita Tommaso da Pavia. A cavallo tra il 1231-1232 fu infatti rinvenuta, durante degli scavi effettuati dall'imperatore Federico II di Svevia a Ravenna, una statua colossale: pertanto è possibile che proprio Federico II, appassionato ricercatore di antichità ed impegnato alla renovatio imperii, abbia fatto trasportare in Puglia la preziosa statua. Le uniche notizie certe e documentate del Colosso risalgono invece al 1309, quando i Domenicani di Manfredonia chiesero ed ottennero da Carlo II d'Angiò il permesso di asportare e fondere gli arti della statua, situata a quel tempo presso la dogana di Barletta, per farne delle campane per la loro chiesa. Fu durante la metà del XV secolo che, su commissione dei cittadini di Barletta, la statua, rifatte le gambe e le braccia dallo scultore Fabio Alfano di Napoli in forma molto differente dallo stile originale, venne posta nella sua attuale collocazione sotto il Sedile del Popolo, una loggia edificata sulla parete orientale della Basilica del Santo Sepolcro e abbattuta nel 1925.
• IL MITO SU FACEBOOK: E CI SONO BIMBI CHE PRIMA DI DORMIRE VOGLIONO SALUTARLO
Scene di tenerezza e di amicizia. Un gigante buono da salutare ... magari prima di andare a dormire. Addirittura per la piccola Rosalina il nome è diventato Eralcio. Magia della fantasia dei bimbi. È questo uno dei tanti episodi che è possibile raccontare pensando ad uno dei simboli più belli della città di Barletta. Eraclio, per tutti Arè, è parte integrante della città della Disfida. Una statua animata, dal cuore grande, che infonde sicurezza e amicizia. Gino Pa s t o r e gli ha dedicato una commovente canzone in dialetto. Addirittura vi è un gruppo di amici che si definiscono «i Figli di Eraclio» attribuendogli una paternità di barlettanità. Il nuovo anno si festeggia proprio sotto Eraclio assistendo ad un imperdibile spettacolo di fuochi di artificio. Ma è su Facebook che Arè spopola: vi è una pagina a lui dedicata, con tante belle foto, che conta 3000 fans e un gruppo che invita tutti a farsi fotografare con lui. Maurizio Piccolo, barlettano nel cuore e nei cinque sensi attualmente a Bologna, la butta in politica: «Eraclio colosso di Barletta sindaco a vita». Perchè no? Certamente dalla sua posizione riuscirebbe a vedere tanti problemi della città che troppi politici locali si ostinano ad ignorare.
• NEL MONDO TOMIE DE PAOLA HA SCRITTO UNA FAVOLA NEGLI USA
Il piccolo Jonathan, nove anni, in compagnia della sua bella e simpatica famiglia, l’estate scorsa, direttamente da San Matteo in California è venuta ad «omaggiare» il mitico Eraclio. Infatti tutta la famiglia Rovetto Garcia è voltata a Barletta per incontrare di persona il colosso. Sapete il perchè? Molto semplice: visualizzare le emozioni ricevute dalla lettura del libro «The Mysterious Giant of Barletta» scritto da Tomie De Paola. De Paola, affermato scrittore americano di origini pugliesi, in questo simpatico e diretto libro per bambini descrive, anche servendo si immagini carine, la misteriosa vita del gigante buono di Barletta. Zia Concetta ed altri personaggi di una Barletta fantastica vivono in simbiosi con il mitico Eraclio.
Aspetto particolare di questa storia è il fatto che il viaggio della famiglia Rovetto, composta da mummy Lori e daddy Juan con le figlie Christina e Jesenia, si è concretizzato avendo deciso di «trascorrere la vacanza in Europa visitando i luoghi delle letture dei nostri figli». Insomma un itinerario turistico di stampo letterario. Dall’altra parte del mondo, ad Herat in Afghaanistan, grazie alla barlettanità di Alessandro C a r o n e, Eraclio è diventato un simbolo di pace e fiducia per i piccoli bimbi di Herat. Carone, barlettano nel cuore, infatti, durante i suoi cinque mesi di permanenza in una missione Isaf al Prt di Herat è entrato in empatia con i piccoli propio parlando di Eraclio. «Il gigante di Barletta per i bimbi di Herat è un vero eroe. Un buon uomo nel quale loro hanno fiducia e nel quale ripongono speranze per vivere in pace. Porterò sempre nel mio cuore i visi sorridenti dei tanti bimbi che ho incontrato e che sorridevano quando raccontavo loro la storia del gigante buono», ricorda il comandante Carone.

GIUSEPPE DIMICCOLI
• Eraclio o Teodosio II?
Poco probabile l'identificazione tradizionale e popolare con l'imperatore Eraclio I (610-641), collegato alla statua per aver recuperato la Vera Croce contro i Sasanidi. Recentemente ottenuto maggior credito l'ipotesi che l'imperatore raffigurato sarebbe Teodosio II, mentre il committente sarebbe stato il suo collega Valentiniano III, il quale aveva con l'imperatore d'Oriente un debito per essere stato posto sul trono d'Occidente da Teodosio in opposizione all'usurpatore Giovanni. Un indizio importante è la presenza sul diadema della statua di un gioiello di arte gota, riconducibile a Elia Eudossia, figlia di un generale goto e madre di Teodosio II. La raffigurazione di un uomo di trentotto-trentanove anni è compatibile con l'età di Teodosio all'epoca del matrimonio di Valentiniano con Licinia Eudossia, figlia di Teodosio. Nel 439, infatti, Teodosio celebrava il trentennale del regno, e nell'agosto di quello stesso anno Licinia dava alla luce una figlia e veniva elevata al rango di Augusta: uno di questi due lieti eventi sarebbe stata l'occasione giusta per erigere una statua al padre dell'imperatrice, che deteneva una effettiva superiorità sul genero e collega d’Occidente.
lecamere per evitare il fenomeno, riprendendo i responsabili.







 

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