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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

31/10/2005.  SI APRE A BARLETTA UNA TRE GIORNI DI DIBATTITO SULLO SVILUPPO TERRITORIALE IN ITALIA.

BARLETTA 27-28-29 Ottobre 2005


A distanza di un anno, Barletta ospita per la seconda volta un intenso incontro di studi sui temi dello sviluppo locale e delle nuove politiche urbane. Per tre giorni, dal 27 al 29 ottobre, la città diventerà teatro di un fitto programma di workshops, seminari, lezioni magistrali, dibattiti pubblici, eventi culturali. Si prevede l’afflusso di molte centinaia di persone, da ogni parte di Italia (esponenti della politica, delle amministrazioni, della ricerca e della formazione, operatori economici e sociali, studenti e cittadini), con la partecipazione di alcuni prestigiosi ospiti stranieri. Il fatto che la città di Barletta abbia dato ancora una volta la sua disponibilità ad ospitare l’evento non desta sorpresa. Si tratta di una sede per molti aspetti ideale: non solo per le qualità ambientali e storico-artistiche (molti eventi avranno luogo nel Castello Svevo o in luoghi urbani recentemente riqualificati), ma anche perché questa è da molti anni una municipalità bene amministrata, che ha saputo intraprendere e sperimentare percorsi innovativi di sviluppo, seguendo i principi e le buone pratiche promosse dall’Unione Europea e ripresi in Italia dallo Stato e dalle Regioni. Si tratta di un laboratorio esemplare, che ha mostrato concretamente la possibilità di avviare un percorso virtuoso di sviluppo e che ora probabilmente è pronto ad operare a una scala più vasta, anche in relazione alla recente costituzione della nuova provincia. In effetti, i temi in discussione non sono di interesse solo locale. L’Aislo, l’associazione che promuove l’iniziativa, un gruppo di intellettuali e operatori che agiscono nei campi dell’innovazione amministrativa e delle nuove politiche di sviluppo, propone un confronto di esperienze e una riflessione a più voci su alcuni nodi probabilmente cruciali per il futuro del nostro paese. Due ordini di questioni sono al centro dell’attenzione. Innanzi tutto, sembra utile interrogarsi sulle strategie di sviluppo più idonee al caso italiano, in questa fase e in prospettiva. Due visioni si contrappongono da tempo. Secondo alcuni osservatori, lo sviluppo richiede essenzialmente una liberalizzazione delle potenzialità di mercato e sistemi di incentivi generalizzati alle imprese. Secondo altri, è indispensabile un uso mirato delle risorse pubbliche, teso a premiare i migliori progetti di sviluppo emergenti dai territori; è necessaria cioè una mobilitazione dei contesti e una concertazione fra autorità centrali e governi locali al fine di evidenziare le potenzialità latenti per lo sviluppo, assicurando consenso e cooperazione fra diversi attori e livelli istituzionali. In realtà nessuna delle due tesi appare pienamente convincente. Le esperienze e riflessioni più mature hanno mostrato che lo sviluppo è possibile grazie a una combinazione equilibrata di molteplici strumenti di intervento: politiche centrali, sia macroeconomiche che di settore, politiche di regolazione dei mercati, politiche territoriali ben radicate nei contesti locali. Uno degli scopi del seminario sarà mettere alla prova questa ipotesi, che presuppone una elevata capacità di coordinamento fra le azioni di diverse istituzioni e parti sociali. Si cercherà anche di individuare linee di indirizzo e buone pratiche in grado di assicurare risultati significativi in tempi non troppo lunghi. Questa riflessione sarà integrata da una seconda linea di ragionamento. Secondo alcuni analisti, il denso tessuto delle città italiane, ricche di valori e tradizioni, anche se non prive di problemi, rappresenta una grande opportunità strategica ai fini dello sviluppo. La qualità dei contesti urbani, la dotazione di beni collettivi, sia ereditati, che costruiti localmente, le potenzialità di sviluppo dovute a sinergie positive fra molteplici fattori e opportunità, rappresentano una risorsa peculiare sulla quale il nostro paese potrebbe fondare una nuova strategia di sviluppo. Dopo il declino di alcuni settori industriali di punta, dopo la crisi tendenziale, in molte parti d’Italia, del modello dei distretti industriali (che è stato importante, ma oggi sembra in parte superato), forse una rinnovata politica delle città può rappresentare una strategia innovativa, con qualche speranza di successo. Questa ipotesi non è necessariamente in contraddizione con le tradizioni e i programmi dello sviluppo territoriale. Si tratta di riscoprire nuovi equilibri e possibili convergenze fra queste due forme d’azione. Una politica europea e nazionale per le città potrebbe svolgere un ruolo rilevante per orientare lo sviluppo urbano in un senso non solo localistico, ma in forme coerenti con l’interesse generale del paese. Anche da questo punto diventa fondamentale la capacità di cooperazione tra diversi attori e istituzioni. Affrontando questi temi, l’incontro di Barletta si pone alla frontiera delle riflessioni sulle prospettive di sviluppo, nell’età della globalizzazione, di un paese come l’Italia e di altri stati membri dell’Unione. L’auspicio è che da un confronto ampio e aperto possano emergere indicazioni di pubblica utilità.

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Almeno a partire dagli ’80, ma in certi paesi europei anche prima, è diventata senso comune nelle scienze sociali come tra i policy-makers l’idea che lo stato-nazione non è più l’unico spazio e l’unico attore che conta nella politica e dell’economia. La “regione”, entità non sempre rigorosamente definita ma comunque sub-nazionale, fa prepotentemente il suo ingresso; la vicenda dei distretti industriali sembra mostrare che la globalizzazione, lungi dal deprimere e dall’appiattire i sistemi produttivi locali, permette loro di spendere in un’area più vasta i loro vantaggi competitivi localizzati; strategie di rivitalizzazione delle aree di antica industrializzazione in declino vengono promosse non solo dal centro, ma con un nuovo protagonismo degli attori locali; istituzioni europee e governi locali si rafforzano e si legittimano reciprocamente erodendo le prerogative degli stati nazionali.
Lo sviluppo locale, centrato su regioni forti, su sistemi produttivi locali dinamici e su innovazioni istituzionali di varia natura (dalle reti di città e regioni ai patti territoriali), conosce una stagione gloriosa fin ben addentro agli anni novanta. Alla fine del secolo, e nel periodo che stiamo vivendo oggi, i territori e la loro governance sembrano invece fortemente coinvolti, almeno in Italia, nella sindrome del declino indotta dalle insufficienze nazionali e dalle minacce, vere o presunte della globalizzazione. Ci vogliono quindi buoni argomenti e una certa dose di volontarismo per sostenere, come fa autorevolmente il recente “libro bianco” del Consiglio italiano per le Scienze sociali su Tendenze e politiche dello sviluppo locale in Italia, che quest’ultimo costituisce tuttora un’irrinunciabile risorsa contro il declino.
Nel frattempo, un paio di cose importanti sono cambiate nello scenario locale. Da una parte le “regioni” (questa volta definite in senso politico-amministrativo) hanno acquisito, non solo in Italia, competenze, poteri, risorse, che ne fanno attori primari ad esempio della politica industriale. Dall’altra, la città è emersa prepotentemente come luogo e risorsa irrinunciabile dello sviluppo. Si tratta naturalmente di una novità per modo di dire, visto che il capitalismo è nato nelle città europee: ma mentre si continuava a riconoscere il ruolo e a studiare le caratteristiche delle “città mondiali”, c’è voluto un po’ di tempo prima che le “metropoli regionali” (grazie anche a studiosi come Bagnsco e Le Galès) fossero riconosciute come il nuovo determinante attore collettivo sulla scena europea, e solo recentemente si sta riconoscendo che anche città medie o medio-piccole possono fornire servizi pregiati a un territorio non necessariamente contiguo. Se è vero che le regioni forti sono in genere caratterizzate da forti metropoli, è però anche evidente che la polarità città/regione genera inedite coalizioni e inediti conflitti, con i quali non abbiamo ancora imparato a confrontarci efficacemente.
Di fronte a uno scenario così complesso diventa urgente il bisogno di sedi in cui confrontarsi, usare le conoscenze disponibili, stabilire quanto meno un’agenda delle cose da studiare e da fare. Una di queste sedi di “incontro ravvicinato” tra studiosi e operatori sono gli incontri promossi regolarmente dall’Associazione italiana per lo sviluppo locale (Aislo), mentre altre iniziative di straordinario successo, come il Salone dello sviluppo locale a Torino, non si sono ripetute. E non è quindi un caso che il tema emergente della “città” sia al centro dell’incontro (lectures, seminari, tavole rotonde, discussione di libri) programmato a Barletta nell’ultima settimana di ottobre, che vedrà presenti almeno alcuni dei protagonisti dei cambiamenti e delle riflessioni atto. Si tratta già del secondo appuntamento a Barletta: la macchina è collaudata, e potrebbe dare risultati interessanti.

Angelo Pichierri

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La difficoltà della riforma istituzionale e amministrativa e del cambiamento delle pubbliche amministrazioni.

L’evoluzione dei modelli istituzionali delle amministrazioni pubbliche ha comportato in Italia quello che io chiamo il triplo salto mortale della Pubblica Amministrazione. Le amministrazioni italiane, negli ultimi dieci anni e ancora oggi, sono state soggetti di una serie di processi di evoluzione, o meglio di “salti” istituzionali assai difficili.
Il primo è il passaggio da un modello di istituzione che serve a garantire diritti e conformità alle leggi ad un modello di tipo aziendalista. Le pubbliche amministrazioni come “aziende di servizi”: il criterio dell’efficienza, dei costi, del rinnovamento della macchina amministrativa. Poi si comincia ad assumere l’idea che le amministrazioni devono fornire servizi, cioè partire dal bisogno della gente. Il primo grande salto mortale è quindi il passaggio da un’am-ministrazione che regola, assicura conformità alle legge e tutela diritti ad un’amministrazione efficiente e che produce servizi di qualità.
Il secondo salto mortale, apparentemente più recente ma in realtà assolutamente parallelo, è il passaggio da un’amministrazione che gestisce confini, servizi, prodotti, progetti ad un’amministrazione che ha il problema di governare, all’interno di reti sempre più vaste, problemi che non si riescono più a risolvere né all’interno dei propri confini né con le competenze amministrative tradizionali. Essa serve da facilitatore dei processi decisionali di molti soggetti che insieme interagiscono per decidere. Soggetti pubblici e privati, di varie dimensioni, con missioni diverse.
Infine, dall’inizio degli anni ‘90 il legislatore aveva stabilito il principio della separazione delle competenze tra politica e amministrazione: quindi il terzo salto mortale è una situazione nella quale è chiarissimo per tutti che o si aprono meccanismi di cooperazione profonda fra i due mondi della politica e dell’amministrazione, pur nella separazione delle responsabilità, oppure non si va da nessuna parte.
Questi processi di evoluzione istituzionale sono contemporanei, si stanno verificando insieme; cioè le pubbliche amministrazioni devono allo stesso tempo imparare ad assicurare una ancor più efficacia tutela dei diritti e dei doveri, imparare ad erogare servizi di qualità, imparare a governare interazioni e rapporti interistituzionali per facilitare politiche pubbliche e private devono, infine, farlo in una relazione fra politica e amministrazione rinnovata, responsabile, reciprocamente efficace.
Si tratta di cambiamenti difficili e tormentati, anche perché talvolta i cambiamenti sono improbabili (se non impossibili) senza ricambio generazionale della classe dirigente.
Ma le pubbliche amministrazioni sono le “imprese” della politica: senza di esse la politica non agisce e quindi non produce servizi né innovazioni, interne ed esterne.
Lo sviluppo locale, come abbiamo detto, richiede politiche pubbliche; che richiedono a loro volta qualità delle istituzioni, per essere elaborate e realizzate. Far agire il territorio come integratore delle politiche di governo dello sviluppo significa occuparsi di trovare connessioni, consonanze, strategie interdipendenti, fra le dimensioni e i temi da affrontare e governare. Significa cioè coordinare in una visione unitaria questioni complesse di per sé, che divengono ancor più complesse se viste nelle loro reciproche interdipendenze.
L’ambiente, le risorse naturali, la pianificazione territoriale, le infrastrutture hard e soft, l’economia e i sistemi produttivi, le risorse culturali, per cominciare. Poi la qualità della vita di lavoro, le professionalità, la qualità della vita tout court, i servizi per le persone e le famiglie, i servizi pubblici, l’informa-zione e le relative tecnologie e reti, la partecipazione ai processi decisionali, la coesione sociale.
Una politica “forte” produce competenze, capacità, processi delle amministrazioni adeguate alla complessità del compito dello sviluppo. Mettendo a confronto le politiche di pianificazione territoriale ed urbana di alcune fra le più importanti città italiane, la loro efficacia risulta solida e appropriata se sostenuta da meccanismi di riforma organizzativa che è resa stabile da strategie organizzative fatte proprie dalla politica e dagli organi di governo cittadino.

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Stefano Mollica, Presidente di AISLo - Associaione Italiana Incontri e Studi sullo Sviluppo Locale - presenta gli obiettivi dell’incontro di
Barletta -27-28-29 ottobre


Molte Città italiane si chiedono quali azioni, politiche, soluzioni sono possibili per contrastare il declino del nostro Paese e rafforzare una competitività debole, che mette a rischio imprese e posti di lavoro. I cittadini sanno che senza una politica attenta al nuovo si va indietro. Occorrono soluzioni nuove: aiuti alle persone in difficoltà ma anche politiche di sostegno dell’innovazione, assistenza per nuove produzioni, investimenti nella ricerca e sviluppo, nell’innovazione di prodotti e processi, nel marketing di sistema, nella formazione della classe dirigente e quant’altro. Senza nuove politiche attente ai territori non si va da nessuna parte, non si difende il tessuto produttivo italiano, non si aprono porte più feconde e più forti per l’economia e per l’occupazione.
Barletta, che dallo scorso anno è il luogo della discussione e del confronto su questi temi, è stata una fra le più colpite. Per esempio, da anni si sapeva che il tessile cinese era alle porte, e molto aggressivo. Eppure le imprese non hanno strumenti per cambiare e rafforzare la propria posizione competitiva. Oggi rappresenta in Italia un punto di riferimento importante.
La forza dell’iniziativa dipende, a mio avviso, da due fenomeni la cui percezione acquisisce importanza sempre maggiore e che suscitano grande attenzione – non sempre del tutto consapevole – nei diversi universi e ambienti politici, professionali, economici del paese. Il primo è la vitalità dei sistemi locali. I sistemi territoriali sono spesso contenitori dell’integrazione virtuosa di azioni e interventi pubblici e privati; talvolta sono sedi di sperimentazione di nuove forme di governance locale. Si fa strada la tesi, che io condivido, che i sistemi locali possono essere luoghi di sperimentazione di nuove modalità di elaborazione e gestione di politiche efficaci; in poche parole di sperimentazione di un “far politica” diverso. Esistono nel paese, pur diffuse in modo non omogeneo, esperienze e modalità di costruzione di una nuova classe dirigente fatta di uomini e donne delle istituzioni, dell’economia, delle professioni della conoscenza, delle rappresentanze sociali, che operano nei sistemi locali e sviluppano un modello di governance che funziona, che risolve problemi, che è nel concreto radicato al sistema locale e al suo sviluppo. Una classe dirigente capace di realizzare coalizione e cooperazione fra i soggetti dell’economia, delle istituzioni, dei servizi e delle infrastrutture fisiche e culturali del territorio.
Il secondo fenomeno è lo stato dell’economia. L’economia del paese e le difficoltà recenti e ancora per il futuro prevedibili del suo sistema competitivo suggeriscono che sia per lo meno utile una riconsiderazione delle politiche economiche nazionali e dei fondamenti su cui si basano. In molti – politici, studiosi, manager – stanno riconsiderando la necessità di una ripresa del dibattito sulle economie locali, sulle vitalità che esse esprimono, sulle novità nelle governance locali e territoriali, per ridiscutere il “focus” e le strategie delle politiche economiche e istituzionali. Le parti sociali ripropongono, con vigore, il tema della concertazione come metodo di individuazione di politiche e strategie appropriate, sia nazionali sia locali.
Politiche pubbliche attive di sviluppo locale richiedono processi forti e condivisi di partecipazione, negoziazione, concertazione. Richiedono altresì elevata contestualizzazione, focalizzazione, differenziazione: patti sociali, politiche pubbliche e private di sostegno all’impresa e all’occupazione, azioni di sviluppo sul campo sono efficaci se attive, differenziate, focalizzate sui bisogni e sulle capacità dei sistemi locali e territoriali.
Richiedono non solo politica “alta” (orientamenti generali che rappresentano interessi) ma anche strategie, risorse, uomini, donne, sistemi di valutazione dei risultati e degli impatti (cioè politica concreta dell’attuazione, della gestione, del monitoraggio).
Saranno oltre 300 i relatori che arriveranno a Barletta da ogni parte del mondo, i principali Sindaci e Assessori delle Città italiane saranno presenti come relatori, oltre 500 sono i partecipanti attesi. Per 3 giorni Barletta aprirà le sue porte a quanti in Italia e nel mondo si occupano di sviluppo locale e lo farà per il secondo anno consecutivo.
Giunto alla V edizione, l’incontro internazionale di Studi AISLo è un momento fondamentale di dibattito alto sui temi dello sviluppo locale in Italia. Il tema delle città e del loro ruolo per lo sviluppo dei territori è al centro dei lavori dell’incontro di quest’anno.
Università, coesione sociale, riqualificazione urbana, infrastrutture competitive ed e-government, innovazione amministrativa, comunicazione ed identità sono le declinazioni del confronto di idee, politiche e progetti, cui l’incontro vuole fornire un punto di vista e una cornice di riferimento.
Obiettivo dell’incontro è avviare una discussione che si svolga fra il mondo accademico, la classe dirigente politica, la ricerca, le amministrazioni pubbliche, i soggetti economici e le parti sociali, per dare gambe alle politiche di sviluppo, capitalizzare intendimenti e decisioni, stimolare progettualità. Gli Incontri AISLo non sono convegni, ma momenti di lavoro che si pongono come obiettivo principale programmi d’azione e proposte concrete.

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Mario Raffa
Presidente Associazione italiana Ingegneria Gestionale

Barletta -27-28-29 ottobre


Negli ultimi anni vi è stata una grande attenzione ai temi di innovazione e modernizzazione del nostro paese. In particolare, ci si è posti il problema di capire come la città, o meglio le cento città italiane, piccole e di grandi tradizioni, forti di una secolare civiltà e qualità, possano contribuire all’innovazione del paese.
La riflessione ha riguardato le possibili linee di innovazione da portare avanti, dalle politiche amministrative alla pianificazione territoriale, allo sviluppo di reti e filiere capaci di collegare le competenze economiche e tecnologiche con le diverse istituzioni, allo scopo di creare appropriate soluzioni organizzative e istituzionali, capaci di supportare lo sviluppo.
Oggi si riconosce che le città italiane possono contribuire alla ripresa e contrastare le difficoltà che il nostro paese sta vivendo. Perché ciò accada, il motore amministrativo delle città deve essere sempre più capace di supportare l’economia locale e di riuscire nel contempo a favorire la partecipazione dei cittadini.
Le posizioni più frequenti ritengono che le politiche e le strategie generali delle città devono essere capaci di individuare le priorità del territorio di riferimento e inserire queste priorità nell’ambito delle politiche nazionali ed europee.
Da parte di tutti, si riconosce che il ruolo della città è oggi cruciale per ogni politica di sviluppo. Questo perché le città sono contenitori di conoscenza ad alta densità di intelligenza, sono il terreno di sperimentazione eccellente di politiche e di innovazione, nel lavoro e nella qualità della vita.
Costituiscono luogo e terreno concreto di affari, di produzione e accumulazione della ricchezza, di scambio-proposta-offerta di esperienze e di opportunità.
Consentono un governo intenso, pieno, efficace, attento al contesto e interprete di bisogni.
Sono possibili unità di mediazione di interessi maturi e di sperimentazione sostenibile dell’incertezza e del futuro. Nella società della conoscenza e dell’accesso, le Città forniscono e producono cultura, propongono tecnologie recenti e affidabili, rendono possibile scambi ed esperienze.

L’incontro internazionale che si svolgerà a Barletta dal 27 al 29 ottobre, sul tema “Città e sviluppo: una nuova stagione del governo locale per contrastare il declino”, vuole rappresentare un momento di studio, di riflessione e di discussione sulle possibili azioni che consentono di far tesoro delle esperienze fatte in questi anni nelle diverse parti dell’Italia e dell’Europa. Peraltro, il principale promotore è AISLo, l’associazione italiana dello sviluppo locale che vede fra i suoi 400 soci alcuni dei principali protagonisti di questa tematica. L’obiettivo è quello di contribuire a costruire un’agenda di azioni che consentano ai diversi attori che svolgono un ruolo rilevante in questi processi (politici, dirigenti delle Pa, attori sociali ed economici) di mettere in discussione i modi tradizionali (quasi sempre separati) di intendere progetti di sviluppo e politiche di competitività e di ripensare i loro nessi in forme innovative e potenzialmente più efficaci.


Per informazioni:
Ufficio Stampa AISLO
Mirandola Comunicazione
Marisandra Lizzi, Emanuela Maini
tel. 0524-574708
e-mail: ufficiostampa@aislo.it







 

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