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08/11/2005.  La videocamera in chiesa.

Per la prima volta in Italia viene installata in una chiesa una videocamera: Dio o Grande Fratello?

In una piccola chiesa parrocchiale del comasco il parroco ha deciso di installare all'interno una videocamera a scopo preventivo; negli ultimi tempi si sono susseguiti i furti dalla cassetta delle elemosina e la chiesa contiene opere d'arte a rischio ladri. Si tratterebbe della prima volta in Italia che in un edificio di culto, in particolare in una chiesa cattolica, viene installata una videocamera permanente, mentre siamo abituati a vedere videocamere riprendere matrimoni e cresime o a trasmettere la S. Messa alla Tv.

In chiesa finora la videocamera non aveva fatto il suo ingresso. Pensiamo alla vita di un lavoratore pendolare che la mattina si reca in una grande città: sappiamo che tutta la sua giornata è ormai ripresa. Su molti treni locali esiste un sistema di videocamere contro il vandalismo, nelle stazioni un ampio sistema di videoregistrazione lo accompagna dalla discesa dal treno fino all'uscita dalla stazione e poi quando scende nella metropolitana. Accompagnato per lunghi tratti delle vie del centro dalle stesse videocamere che lo ritraggono mentre entra al lavoro in uno dei tanti edifici, quando va in banca, alla posta, alla Rinascente, al supermercato per comprare qualcosa.

Anche il bambino del viaggiatore verrà filmato mentre entra a scuola o all'asilo, perché ormai quasi tutti gli edifici scolastici hanno un sistema di videoregistrazione all'esterno e, in alcuni casi, anche all'interno. D'altra parte se, invece, di recarsi al lavoro fosse stata domenica e si fosse recato allo stadio ad assistere a una partita o in un museo non sarebbe sfuggito all'occhio delle videocamere, che spesso ci accompagnano anche nelle piscine (come nelle spiagge).

La chiesa rimaneva un ambito ancora non profanato dalle videocamere, dove oltretutto l'uso del denaro è ancora sempre in contanti per piccole offerte e quindi non lascia traccia di bancomat o carte di credito; anzi, qualche prete più high-tech non soddisfatto dagli inviti a non utilizzare il cellulare ha fatto schermare l'aula della chiesa dalle intrusioni dei telefonini.

Con questa scelta del parroco di campagna, forse troppo esasperato dai continui furti, si pongono problemi nuovi: innanzitutto legali, che il nuovo Garante della Privacy (il cattolicissimo Franco Pizzetti) dovrà risolvere. L'esercizio del culto appartiene di per sé alla sfera delle libertà personali e dei dati sensibili, libertà religiosa e appartenenza religiosa.

Filmare una persona che entra in chiesa è già una forte invasione della sua privacy: potrebbe essere una persona che, per tante ragioni, non vuole o non può farlo sapere. Poi si filma anche quanto uno prega, quanto è raccolto, se è distratto, guarda in giro o sbadiglia, si confessa o accende le candele.

Il Garante può dettare delle regole oppure vale un princio di "extraterritorialità" della Chiesa, che la pone fuori dalla normativa della privacy? Non è stato così quando il Garante ha ammesso il diritto allo "sbattezzo", cioè la possibilità che uno chieda alla parrocchia dove è stato registrato il suo battesimo, non la cancellazione di un fatto storicamente avvenuto ma di registrare la sua uscita e il suo abbandono della Chiesa per protesta o sopravvenuto ateismo o conversione ad altra religione.

In questo caso il Garante potrà disporre che i fedeli siano avvisati con cartelli, che ci sia un responsabile o la Cei gli negherà questo diritto. E la Cei cosa ne pensa? Ci sarà, prima o poi, una normativa interna, magari della Congregazione vaticana del Culto, su questa materia?

Il vero problema è però teologico. In fondo la religione cristiana si basa tutta sul rispetto dell'interiorità: Gesù contesta il Tempio, ammonisce i farisei che si fanno vedere ai primi posti nelle sinagoghe, invita a chiudersi nella propria stanza per pregare, senza esibizionismi; lui stesso si ritira nel deserto da solo e, prima di morire, prega da solo nell'Orto degli Ulivi.

Siamo abituati troppo a tante manifestazioni ecclesial-televisive in Eurovisione da esserci dimenticati di questa dimensione "riservata" del cristianesimo. L'uomo in Chiesa dovrebbe sentire su di sé solo lo sguardo di Dio, che per il credente lo segue ovunque, che solo è importante e che solo lo può vedere realmente e amorevolmente. Pensare che anche in chiesa lo sguardo di Dio è stato sostituito dall'occhio elettronico del Grande Fratello non è una gradevole novità.

Fonte: [ZEUS News - www.zeusnews.it]










 

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