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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

12/11/2009.  DIBATTITO – NUOVA PUNTATA DEL “DUELLO FEDERICIANO” SUL BUSTO DEL GRANDE IMPERATORE SVEVO CONSERVATO NEL CASTELLO DI BARLETTA.


• Maria Grazia Vitobello, Presidente della Commissione Comunale Cultura: «Ma Federico è un nostro patrimonio»

«Ho letto con attenzione nei giorni scorsi sulla Gazzetta del Mezzogiorno la circostanziata nota informativa di Renato Russo sulla valorizzazione del busto di Federico II ad opera del Ministero dei Beni Culturali (La rivincita di Federico) e la caustica risposta del prof. Raffaele Licinio (Quando l’amore è cieco). Poi gli interventi di Pa s q u a l e Pedico e Biagio Cavaliere, rispettivamente ex e attuale presidente della Società di Storia Patria per la Puglia, sezione di Barletta».
Così Maria Grazia Vitobello, presidente della commissione consiliare cultura del Comune di Barletta. Che aggiunge: «E comincio da quest’ultimo, che mi ha lasciato alquanto perplessa perché nel suo commento cade in un’evidente contraddizione in quanto, mentre introduttivamente mostra grande apprezzamento che il busto lapideo di Federico II sia stato valorizzato dal Ministero, poi però esprime «fermo disappunto riguardo alla polemica fra Russo e Licinio che non ci appartiene».
Non vi appartiene? Cioè siete neutrali? Questo vuol dire che vi lascia del tutto indifferenti la valutazione drasticamente negativa che fanno il prof. Licinio e il suo Centro Studi sull’identità del busto federiciano? Come del resto tutti gli altri apprezzamenti manifestamente ostili alla figura del grande sovrano svevo assunto a principale simbolo della cultura in chiave turistica dalla nostra Regione, e di cui quindi Barletta dovrebbe andare orgogliosa».
E poi: «Mi consenta, presidente, di non condividere questo pilatesco atteggiamento. Lei dice che la presenza del prof. Licinio a Barletta, attraverso il Centro Studi Normanno-Svevi, è un patrimonio culturale della nostra città. Anch’io stimo moltissimo il professore e sono orgogliosa di ospitare nel Castello la sua équipe, ma poi non le pare contraddittorio accettare che quello stesso Centro esprima apprezzamenti preconcettualmente negativi non solo contro il sovrano, ma anche contro i pugliesi tacciati di essere infatuati di un monarca diverso da quello che realmente è? Ostilità confermata anche da piccoli ma significativi episodi come quello di accettare che gli allievi barlettani del professore, che quel Centro frequentano, deliberatamente questa estate abbiano rimosso il termine «svevo» alla identificazione del castello di Barletta, mentre per arrivarci, fuori, nei giardini, ci sono tanti cartelli che indirizzano proprio verso il «Castello svevo». Va bene, non sarà «solo» svevo ma è «anche» svevo, e allora che questi giovani studiosi, abbiano eliminato - negli opuscoli turistici - quell’aggettivo, è stata proprio una inesplicabile gratuita provocazione».
Ancora: «E lei si dichiara «neutrale» ed è infastidito dalla polemica? Mi pare singolare e contraddittorio, tanto più che dalle sue parole si percepisce più una trasparente adesione all’impostazione brando-liciniana della polemica. Ora, queste cose non le scrivo solo come una semplice cittadina appassionata di storia, ma anche nella mia veste di presidente della commissione comunale cultura del Comune di Barletta, interprete quindi anche di più diffusi indirizzi istituzionali, che non mancherò di interpellare nei prossimi giorni».
Conclusione:«Io il libro di Marco Brando l’ho letto e riletto con attenzione, come quando presenta Federico II come l’«oracolo dei nostri elenchi telefonici», quando il suo nome è associato a un fast food, e ho letto anche le incondizionate lodi del professore a questo testo che mi hanno disorientata e un po’ anche mortificata, e voglio allora subito chiarire che non mi sono ritrovata in quei creduloni di pugliesi - stigmatizzati da Brando - che sovrastimano il sovrano o che non dormono la notte perché ne sono esageratamente infatuati».

• LE PUNTATE PRECEDENTI SULLA GAZZETTA DEL NORD BARESE

Il «caso Federico II di Svevia» tiene ancora banco con diverse prese di posizione. E venerdì prossimo, 23 Ottobre, con inizio alle 18, nella sala «Jolly» del Brigantino 2 (Barletta, litoranea di Levante), ci sarà una nuova occasione per ravvivare il dibattito: è in programma l'incontro con il giornalista Marco Brando, autore del libro «Lo Strano caso di Federico II di Svevia -Un mito medievale nella cultura di massa». Interverranno con l'autore il prof. Antonio Brusa (Docente di Didattica della Storia presso l’Università degli Studi di Bari) e il dott. Francesco Violante (ricercatore presso il Centro Studi Normanno-Svevo dell’Ateneo di Bari), entrambi medievalisti dell'Università degli sudi di Bari. L'incontro ha il patrocinio dell’Amministrazione comunale di Barletta.
Si tratta di un appuntamento che assume un significato particolare in quanto ormai da diverse settimane è in corso un dibattito avviato dalla valutazione del valore storico e artistico del busto conservato nel castello di Barletta. Per una delle parti in causa il busto raffigura l’unica immagine certa dell’imperatore svevo noto anche con l’appellativo di «Puer Apuliae» per la sua lunga permanenza in Puglia e l’amore per la nostra terra. Per altri sarebbe un manufatto privo di qualsiasi valore e, comunque, sopravvalutato.
Ben presto però lo scontro si è trasferito su un altro, e ben più complesso, piano: la valutazione della figura storica dell’imperatore svevo, figura già di per sè controversa per il ruolo avuto nei rapporti con la Chiesa e l’Islam, considerato a volte come sanguinario despota, altre come precursore del Rinascimento e dello Stato nazionale unitario.
Va sottolineato comunque che le due posizioni sono le punte dell’iceberg di posizioni ancora più complesse esistenti in ambito accademico, non solo ma che spesso gli interventi registrati sono stati caratterizzati da una buona dose di approssimazione e semplicismo.
Venerdì l’occasione per fare un nuovo salto di qualità nell’aspro confronto

PINO CURCI
La Gazzetta del Nord Barese 19.10.09

• Victor Rivera Magos (Università di Siena): «Federico II, il busto e la tutela un confronto senza pregiudizi»

Federico II, il busto, la valorizzazione e la tutela. Nel dibattito interviene Victor Rivera Magos, studioso barlettano dell’Università di Siena. «Il volume di Marco Brando (“Lo strano caso di Federico II di Svevia”) - sottolinea Rivera Magos - ha indotto alcuni barlettani a dichiarare guerra, degenerata nell’offesa gratuita e nel ribaltamento della realtà dei fatti, al giornalista genovese e al professor Raffaele Licinio, docente di Storia medievale nell’ateneo barese. L’autopubblicazione da parte di Renato Russo di un libello “difensivo” dell’imperatore svevo (“Tutti pazzi per Federico”), nel quale si travisano volutamente le teorie di Brando e si citano in modo deliberatamente parziale scritti di altri storici (tra i quali Fonseca e Cardini), stanno provocando in città una situazione grottesca. Mi chiedo infatti se molti nostri concittadini - che si ergono a difensori di Federico II, della pugliesità, dello stesso Russo - abbiano letto il libro di Brando; o se invece si sono limitati a leggere solo il volume scritto dallo stesso Russo».
RICERCA E OSTILITÀ -Ancora: «Mi domando dunque: come mai a Barletta questo volume provoca in certi ambienti un così aspro ostracismo? Si cita la questione del busto nel quale la tradizione riconosce la figura di Federico II. Questione sulla quale il professor Luigi Todisco (direttore della Scuola di Specializzazione in Archeologia dell'Università degli Studi di Bari) - nel suo volume “Scultura antica e reimpiego in Italia meridionale” - si era espresso nel 1994. Poggiando sulle teorie di altri grandi storici quali Mommsen, smentì la tesi che vorrebbe accreditare quel busto come un’opera in cui si ritrassero le fattezze dell’imperatore svevo, come proposto quasi cinquant’anni fa dallo storico dell’ar te Cesare Brandi. Dunque mi domando: è solo Raffaele Licinio a sostenerne la non autenticità o ci sono alle sue spalle gli studi di altri storici e conseguentemente una sua oggettiva valutazione? Mi domando inoltre: cosa è autentico e cosa non lo è? Dire, ad esempio, che l’iscrizione sulla base del busto è rinascimentale e che forse la scultura potrebbe addirittura rappresentare un imperatore romano “tra - sfiguratosi”, nel secolo XV, in Federico II, significa sminuire il valore di quella scultura? A mio modo di vedere no».
VIVACITÀ CULTURALE -Ancora: «Questi elementi sono invece testimonianza della vivacità culturale della nostra città nei secoli passati, tanto che ancora oggi le nostre collezioni museali sono patrimonio di ricchezza inestimabile. Chi ha a cuore la storia di Barletta dovrebbe soffermarsi sugli elementi che il libro di Marco Brando evidenzia: molte sono le identità dei pugliesi perché la loro storia è una storia plurale, fatta di territori diversi e diverse tradizioni, perché la storia delle Puglie è storia di genti diverse avvicendatesi nei secoli l’una all’altra ciascuna con la sua cultura e, dunque, identità diverse. É questo un elemento da valutare con dileggio? A mio modo di vedere no».
LE IDENTITÀ -Conclusione: «In questo modo la pensano Brando, Licinio e, guarda caso, Franco Cardini, più volte citato quale auctoritas da Russo e che, invece, chiude il libro di Marco Brando con una postfazione vigorosa e definitiva, condividendolo a pieno. Si è parlato di danni provocati al turismo e alla storia della nostra città. Mi chiedo: come si fa a non capire che i due piani (indagine storica e turismo) così come affrontati da alcuni barlettani in questi mesi danneggiano Barletta, limitandone la grandezza a un solo periodo durato 50 anni circa e fatto coincidere con l’epoca di Federico II? É così difficile capire che quando si parla di identità (al plurale) si spinge per riconoscere alla nostra terra un pluralismo culturale raro in queste zone? Pluralismo che è fondato sul concetto di intercultura come elemento cardine della nostra identità locale? Perché queste valutazioni sono lasciate da parte in nome di non so quale interesse localistico? Fa realmente del bene alla nostra città chi spinge per uno status quo che non si sa a chi giovi ma che, sicuramente, non è in grado di portare Barletta nel Gotha delle città d’arte italiane? O chi invece spinge per un’apertura ai plurimi elementi della nostra storia con una seria ricerca scientifica in grado di intensificare la proposta turistica fondandola su elementi critici validi e in grado di inserire Barletta nei più ampi circuiti turistici internazionali?»

La Gazzetta del Nord Barese 22.10.2009

• La Storia patria: inevitabili i benefici per il patrimonio di Barletta

Busto di Federico II e ruolo dell’impera - tore svevo, nuova presa di posizione. Interviene il prof. Biagio Cavaliere, presidente della sezione barlettana di Storia Patria per la Puglia.
«La fondazione Città d’Italia e la Rai hanno assunto la iniziativa di inserire, tra i beni da restaurare, con una pubblica sottoscrizione, il busto lapideo conservato nel nostro castello che raffigura Federico II di Svevia - precisa Cavaliere - Ciò non può che farci piacere anche perché lo stesso è meta di turisti e il restauro non può non dare valore a tale reperto. Ciò premesso, nell’esprimere vivo ringraziamento nei confronti di chi si è adoperato per questa iniziativa e in specie del direttore generale dei Beni Culturali, Roberto Cecchi, non possiamo esprimere il fermo disappunto riguardo la polemica tra Renato Russo e il prof. Raffaele Licinio, poi proseguita da Pasquale Pedico, già presidente di questa Associazione. Il socio è libero di esprimere le sue convinzioni e le sue emozioni, ci mancherebbe altro, ma dovrebbe astenersi dal coinvolgere, in prima persona, la Società di Storia Patria, come impropriamente appare nei due interventi del 26 settembre e 14 ottobre scorsi».
«La polemica tra Renato Russo e Raffaele Licinio è di lunga data e non ci appartiene - prosegue - Constatiamo che la presenza del prof. Raffaele Licinio a Barletta tramite il Centro Studi Normanno Svevo non può non arricchire il patrimonio culturale della nostra città e contribuire a mettere in luce le radici delle diverse culture che hanno permeato le nostre genti nel corso dei secoli. Come lo sforzo editoriale e pubblicistico dell’amico Renato Russo non può non contribuire al dibattito sul passato e presente della nostra Città».
«Per parte nostra, è nostro compito istituzionale dibattere le problematiche storiche di una Città così ricca di un passato, - precisa inoltre Cavaliere - non solo epico, tutto da studiare. L’iniziativa della Fondazione Città d’Italia ha riportato di attualità Federico II, alcuni nostri soci chiedono di discuterne. Bene. La sede della Società è il luogo deputato a un sereno dialogo, ove questo fosse ancora possibile».

La Gazzetta del Nord Barese 20.10.2009

• Pedico: «Su Federico II serve un confronto privo di offese gratuite»

Confronto-scontro tra Renato Russo e Raffaele Licinio sulla figura di Federico II in merito ad un’iniziativa sul busto dello svevo conservato nel castello di Barletta, interviene Pasquale Pedico, socio ordinario per la Società di Storia Patria per la Puglia-Sezione di Barletta .
«Sabato 26 settembre un articolo di Renato Russo ci metteva al corrente – francamente a molti era sfuggito – che il busto di Federico II era stato scelto dal Ministero dei Beni Culturali come unica espressione artistica della Puglia in un piano di restauro artistico nazionale, - precisa Pedico - e a tal proposito esso lanciava, da Raiuno per bocca di Pippo Baudo, un invito ad una pubblica sottoscrizione. Russo concludeva il pezzo augurandosi che critici della figura del sovrano come Brando e Licinio, (nonché negatori della autenticità del busto) si ricredessero».
«Lunedì 28, a stretto giro di posta, Raffaele Licinio replicava a Russo, ma anziché farlo sul piano dei contenuti, lo faceva sul piano emotivo, manifestando una evidente contrarietà personale, a iniziare proprio dalla titolazione del pezzo che faceva riferimento all’“amor cieco” che Russo nutrirebbe per Federico, che gli farebbe velo su un giudizio più sereno sul personaggio».
«Il vero nodo non sta nella sterile diatriba - è sempre Pedico che parla - ci viene allora spontaneo di chiedere a Licinio la conferma dei suoi commenti negativi sull’imperatore, da Brando presentato come “l’oracolo degli elenchi telefonici pugliesi”, quando gli intestano un bar, una trattoria, un ristorante. Avvilente. Giudizi sprezzanti che Russo contesta e, questa è la sua colpa».
«E allora non resta al professore che rispondere – nel merito della querelle – a una serie di domande, che rappresentano il nucleo centrale del contrasto: non è forse vero che egli, contro l’opinione generale degli studiosi e dei biografi, contesta drasticamente l’attendibilità del busto di Federico? (eppure su cento biografie federiciane, comprese la recente enciclopedia Treccani, a noi risulta essere l’unico a farlo! Senza contare la recente iniziativa ministeriale)!; non è forse vero che quando nei dibattiti si accenna al “Puer Apuliae”, egli conferisce all’espressione una valenza denigrativa? La stessa contrarietà egli prova quando gli parlano di Federico lo “Stupor Mundi”… Non è forse vero che – contrariamente alla genericità degli studiosi – egli contesta la pugliesità del nostro contro ogni evidenza? Non è forse vero che – per sua stessa ammissione – quando si presenta ad una conferenza su Federico, lascia tutti perplessi e amareggiati per il modo in cui tratteggia il sovrano svevo? Non è forse vero che contesta la pugliesità di Federico II in aperto dissenso con la generalità degli studiosi e – diciamolo pure – dei Pugliesi? Per cui, professore, non svicoli in frettolosi giudizi su un autore che ha solo il torto di non pensarla come lei; metta da parte le offese gratuite, e risponda piuttosto “nel merito” delle sue negative valutazioni su Federico II».

• «Grazie a Russo per la difesa di un simbolo della nostra Barletta»

E un altro intervento si registra sempre nella polemica tra Russo e Licinio. «Carissimo Renato, - scrive il prof. Ruggiero Vitobello - ho letto con grande attenzione il tuo articolo pubblicato in prima pagina sulla “Gazz etta del Mezzogiorno” Nordbarese del 26 settembre 2009 “La rivincita di Federico II, il testimonial dell’Italia è bella”. La tua difesa della mia città “Barletta" in questo pregevole articolo mi ha profondamente commosso e te ne sarò eternamente grato perché hai notevolmente superato il mio immenso amore per la mia città».
«Ho sentito il bisogno di ringraziarti di cuore per quello che hai scritto e per I'amore e l’impegno che hai sempre profuso in tantissimi anni per il riconoscimento della verità - prosegue Vitobello - contro i tanti nemici... e i tanti i critici assertori della inattendibilità del busto di Federico II di Svevia».
«Grazie Renato, per l'abnegazione che hai sempre messo nella difesa della nostra amata città, - conclude Vitobello - per la quale anch'io mi sono speso tanto; tu lo ricordi, molto bene, giacchè abbiamo militato tanti anni assieme nella Democrazia Cristiana, quella vera...quella di Don Sturzo, di De Gasperi, di Aldo Moro...».
«Tu mi conosci bene e sai che non sono mai stato un adulatore ma questa volta hai colpito il mio cuore. . .»

La Gazzetta del Nord Barese 14.10.2009





 

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