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CANNE DELLA BATTAGLIA:
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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

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18/04/2010.  CANNE DELLA BATTAGLIA - OFANTO SOTTO ASSEDIO: IL DEGRADO CONTINUA ALLA FACCIA DEL PARCO! COME I FURTI DI RAME....

Uno scempio ambientale con una inquietante particolarità: non solo rifiuti d’ogni tipo disseminati lungo le rive e l’argine dell’Ofanto, ma addirittura qualcuno ha pensato di occultare anche nelle acque dell’inquinato fiume un intero mezzo agricolo, probabilmente provento di furto.

La scoperta, l’ennesimo pugno nello stomaco, è stata effettuata nei pressi di «Torre Ofanto» dalle guardie volontarie del Nucleo di vigilanza ittico-faunistico ambientale che, coordinate da Pino Cava, nell'ambito dei servizi di controllo ambientale del territorio provinciale, hanno trovato un vecchio trattore (con pezzi meccanici mancanti) per metà già sommerso nelle acque del fiume.

Non solo. Tra l’erba, proprio ai margini del corso d’acqua, sono state trovate onduline in eternit, presumibilmente del tipo contenente fibre di amianto, in pessimo stato di conservazione, frammentate e con crepature sulla superficie. Alcune di esse, probabilmente destinate ad essere conferite in apposite discariche, erano già imbustate.

Ma gli «orrori» scoperti dai paladini dell’ambiente nel territorio del «Parco regionale fluviale dell’Ofanto» sono anche altri: scarti di vernici e solventi (sostanze che possono essere bruciate solo in impianti autorizzati allo smaltimento di rifiuti) e carcasse di vari animali (pecore, cani), abbandonate tra la vegetazione o sulla strada, ai margini del corso dell’Ofanto.

"Purtroppo questi scarichi illeciti di rifiuti di ogni genere - spiega Pino Cava, il comandante del Nucleo di vigilanza ittico-faunistico ambientale - sono perpetrati dagli incivili di turno nonostante le nostre pattuglie vigilano costantemente l’intero territorio del Parco fluviale. Infatti è assolutamente acclarato che la costante presenza di operatori di vigilanza nel territorio consente di ridurre drasticamente la perpetrazione degli illeciti".

Tante le zone, lungo l’Ofanto, trasformate in discariche a cielo aperto: «Torre Ofanto» e «Sette ponti» ma, anche, il ponte della strada statale «16 bis». Lo stesso fiume, purtroppo, è diventato una discarica. Inutile aggiungere che è impossibile controllare tutto il corso del fiume (il bacino idrografico è di oltre duemilasettecento chilometri quadrati) e, quindi, prevenire scarichi abusivi. Una maggiore sensibilizzazione delle popolazioni ofantine sulla necessità di salvaguardare il fiume, però, potrebbe riportare tale fenomeno al di sotto del livello di guardia.

ANCORA FURTI DI RAME

Ancora furti di rame nel Nord Barese. Un fenomeno sempre più diffuso visto che il mercato clandestino dell’«oro rosso», come viene oramai definito il rame, è particolarmente florido a causa del prezzo elevatissimo di questo metallo.

Gli ignoti ladri, questa volta, sono entrati in azione in località «Sette ponti», tra il fiume Ofanto e Canne della battaglia, alla periferia sempre di Barletta.

Hanno preso di mira un palo elettrico, strappando letteralmente il cavo dopo averlo tranciato alla sommità. Non solo. Per estrarre il rame, hanno anche distrutto l’impianto, interrompendo ovviamente ll’intera liena e causando non pochi disagi agli utenti della zona.

Il furto, scoperto dagli stessi uomini del Nucleo di vigilanza Ifae di Barletta, è stato segnalato ai poliziotti del commissariato che hanno effettuato il sopralluogo per i rilievi di rito.

Considerata la pericolosità del furto (bastava un passo falso per rimanere folgorati) ed il lavoro certosino compiuto dai ladri per strappare i cavi elettrici, non è escluso che ad agire sia stata una banda di specialisti, ladri ben organizzati e solitamente agganciati a fonderie compiacenti specializzate nel riciclo di rame.

Materia prima il cui uso è sempre più massiccio nelle attività produttive, ma che non abbonda più come un tempo in natura. D’altra parte ultimamente ha raggiunto quotazioni da record. Rubarlo e rivenderlo fino a mantenersi poco al di sotto di 8 euro al chilo è diventato un business.

Sul posto sono dovuti intervenire tecnici ed operai dell’Enel per verificare i danni causati dai "topi" di rame e ripristinare la linea elettrica interrotta.

GIANPAOLO BALSAMO
Fonte: La Gazzetta del Nord Barese
Domenica 18 aprile 2010


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