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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

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11/07/2010.  BARLETTA - "QUEI CARTELLI SUI LECCI SONO UN'AUTENTICA BEFFA!". POLEMICA DEI VERDI SULLA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE DEL COMUNE GIA' SEGNALATA DAL COMITATO.

«Quei cartelli sui lecci rappresentano una vera e propria beffa!».


Il riferimento e' ai lecci presenti nei giardini comunali di viale Giannone, noti anche come villa della stazione, recentemente al centro di un criticatissimo intervento di risistemazione. Ed e' proprio l'intervento durante e dopo il quale si e' registrata una certa morìa di alberi. E sul valore di questi esemplari interviene nuovamente il prof. Ruggiero Quarto.


«Il leccio e' un albero longevo e resistente. Vive anche mille anni e resiste alla siccita'. Fin dall'antichita', l'uomo gli ha attribuito poteri divinatori. E' un albero che ha accompagnato la storia dell'uomo nel bacino del Mediterraneo. Assieme all'ulivo puo' essere considerato l'emblema della civilizzazione dell'uomo.


Le antiche civilta', dagli egizi agli assiri, dai greci ai romani, hanno adoperato e venerato i lecci. Hanno costruito travi per le abitazioni, grazie al fusto retto e al legno molto resistente. Hanno costruito navi, grazie alle ottime proprieta' del legno in acqua. Si sono riparati dalla canicola, grazie alla grande chioma. L'uomo si e' perfino sfamato, grazie ai nutrienti frutti; - prosegue Quarto - per millenni ha mangiato il pane delle querce, ricavato dalla farina di ghiande. Sono state abbellite le piu' antiche e splendide citta' mediterranee, grazie alla sua facile adattabilita' e alla modellabilita' della chioma. E' stato riparo di antiche sepolture, prima ancora del cipresso. Le foreste di leccio erano ritenute luoghi sacri. I romani gli attribuivano poteri oracolari, poicha' attirava fulmini.


Sul leccio piu' antico di Roma, che si ergeva sul colle degli indovini (Vaticano), c'era un'iscrizione bronzea sacra, di epoca etrusca. Si e' poi, tramandata la leggenda della Croce. I carnefici di Cristo nel cercare il legno per la Croce, non l'ottenevano da nessun albero. Alcuni alberi non permettevano alle asce di penetrare, altri si sbriciolavano appena colpiti. Solo il leccio permise di ricavare il legno del martirio.


Per questo fu da molti ritenuto albero traditore. Ma fu riabilitato da San Francesco, in quanto unico albero a comprendere la necessita' di offrire il suo legno per la salvezza dell'uomo! E' diventato il principe dei piu' bei giardini all'italiana. - prosegue Quarto - Da quello di Boboli, a Firenze, ai boschetti di leccio della Reggia di Caserta. Ha dato, finanche, il nome a Lecce ed e' raffigurato nel suo stemma, per l'abbondanza di boschi di lecci in terra d'Otranto fino al '700. Poi e' giunto il progresso. E l'uomo ha dimenticato!


Spesso, gli alberi e l'intera natura hanno dovuto soccombere, a causa di un'aberrante concezione non ecocompatibile dello sviluppo. E, poi, e' arrivata la globalizzazione, che spesso sta comportando la mortificazione delle tradizioni e culture locali e l'imposizione di fenomeni esogeni incompatibili. - precisa inoltre l'ambientalista - Uno di questi e' il prato inglese usato nei giardini italiani. Da noi resiste solo con irrigazioni eccessive. E costose. Orbene, il leccio ha un solo acerrimo nemico: l'acqua abbondante e stagnante. Provoca asfissia e marciume radicale, che lo fanno morire tra atroci sofferenze. Va da se' che prato inglese e lecci sono incompatibili. Si elimini, quindi, il prato inglese e si ritorni ai fiori. Si allarghino le aiuole e dreni il terreno.


Tornando alla situazione in citta', Quarto prosegue: E per i giardini di viale Giannone lo si fa questo autunno! Troppo tardi! Purtroppo, invece, siamo costretti a leggere cartelli appesi ai lecci, che invitano i cittadini (sic!) al loro rispetto. E come? Chi e' preposto ai lavori pubblici e alle manutenzioni del verde che lo deve fare! Proprio chi li ha appesi! Proprio chi sta arrecando un danno di inestimabile valore. Non solo economico, ma anche etico! Non dovremmo, infatti, guardare con stupore e custodire questo splendido frutto della Creazione? Emblematico quel povero leccio, condannato a morte, all'angolo tra via Carli e via Imbriani, con appeso il triste e beffardo cartello


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22/06/2010. BARLETTA - IL DUBBIO DEL TURISTA: UNA FOTO AI MONUMENTI O ALLA SPAZZATURA IN BELLA VISTA?


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Leggi l'intervento di Ruggiero Quarto su La Gazzetta del Nord Barese di Domenica 11 luglio 2010.



 

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