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05/09/2010.  CANOSA - IL TOMBAROLO SPACCIATORE.

Pusher e tombarolo. Droga e reperti archeologici. La scoperta è stata compiuta compiuta dai carabinieri della stazione di Canosa che in un garage di via dei Platani, nella zona «167», hanno scoperto «Erba» e reperti archeologici di valore.

La scoperta è scaturita nell’ambito dell’ennesimo servizio antidroga compiuto dai carabinieri sul territorio cittadino. È proprio durante la perquisizione del garage, nella disponibilità di Alessandro Rossignoli, un 20enne già noto alle forze dell'ordine, i carabinieri hanno trovato circa trenta grammi di marijuana insieme al materiale utilizzato per il confezionamento della sostanza, 200 euro in contanti e un bilancino di precisione.

Tutto il materiale ha fatto subito pensare che il giovane in quel garage confezionasse le dosi di «erba» prima di smerciarle ai tossicodipendenti di turno. Non solo.

Sempre nel garage, tra le varie cianfrusaglie e l’«erba», è stato trovato anche un prezioso «askos», un tipo di antico vaso greco in ceramica usato per versare piccole quantità di liquidi come l'olio. Esso è stato subito riconosciuto dalla sua forma piatta e per la presenza di due «bocche» alle estremità. Il reperto è risultato a prima vista di pregevole fattura.

Alessandro Rossignoli, ovviamente, non è riuscito a giustificare il possesso di quell’oggetto così antico nè è riuscito ad indicare la provenienza del vaso.

Per questo motivo, il giovane è stato arrestato e subito trasferito nella casa circondariale di Trani, dovendo rispondere di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti nonché di possesso illecito di beni culturali. II 20enne sarà ascoltato dal pm di turno e dovrà fonrire indicazioni sulla sua attività di pusher e di probabile «tombarolo».

Il reperto storico, affidato in custodia al museo civico di Canosa, è stato sottoposto a perizia da parte degli esperti della Soprintendenza dei beni culturali che ne hanno certificato la datazione.

Gli esperti hanno accertato che si tratta, come detto, di un vaso a doppio collo di ceramica listata, del tipo «Askos», risalente al III secolo avanti Cristo.

Gli investigatori dell’Arma, che proseguiranno ad indagare, non escludono che l’importante reperto archeologico sia il frutto di uno dei tanti saccheggi a cui è sottoposto il territorio canosino da decenni da parte di «tombaroli» che hanno operato e continuano ad operare in maniera intensiva, anche con l’ausilio di mezzi meccanici, provocando la distruzione non solo delle aree sepolcrali, ma anche di gran parte delle stratigrafie archeologiche del territorio circostante.

GIAMPAOLO BALSAMO

Fonte: La Gazzetta del Nord Barese
Domenica 5 settembre 2010






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