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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

26/01/2006.  CINQUANT’ANNI FA LA NEVICATA DEL ’56 E I DOLOROSI FATTI DI BARLETTA. MA CHI RICORDERA’ QUEI TEMPI DI FAME E QUEI MORTI PER COLPA DEL FREDDO E DELLA MISERIA?.

La nevicata del ’56. Canticchiando il ritornello di Mia Martini (che brava!), ieri mi è venuta in mente guardando dalla finestra i fiocchi che cadevano su piazza Caduti. Perché da noi la neve è sempre un evento, un caso eccezionale, forse chissà uno sbaglio di natura…
Sotto la neve, pane. Questo si leggeva sui libri di scuola della mia generazione. Ma la storia è diversa, vedete. Saranno cinquant’anni a marzo da quella nevicata del ’56: io ne avevo quasi due, mi sono rivisto piccolo piccolo in una fotografia bianco e nero con i miei sulla terrazza di casa dei nonni, in via Ospedale dei Pellegrini, a spalare tutto intirizzito come un gioco.
Ma altro che gioco fu a Barletta: in quell’anno molti fecero davvero la fame. Per il Sud fu addirittura una catastrofe senza precedenti. Nei paesini dell’entroterra e sulla Murgia, la neve superò il metro e mezzo, talvolta arrivò ai tre metri. Mancò il necessario per vivere: i primi ad accorrere, con ogni sorta di generi alimentari, furono gli americani.
I disoccupati tantissimi e le bocche da sfamare non si contarono. Vennero ingaggiati spalatori con paghe giornaliere dalle 1.200 alle 500 lire: non importa, tutto serve purchè si porti un pezzo di pane a casa. Ma non si poteva riuscire ad accontentare tutti e nella neve e per la disperazione, ripresero le dimostrazioni di piazza, gli incidenti, gli scontri mortali fra disoccupati e forze dell’ordine.
Il 15 marzo a Barletta, tre o quattromila dimostranti radunati con molte donne in corteo assaltano i depositi di viveri della Pontificia Opera di Assistenza in via Manfredi, poco distante da Piazza Plebiscito, con l’intento di saccheggiarla. C’è chi parlò di una promessa (poi non mantenuta) per la distribuzione dei pacchi di alimentari da parte della POA, ma non a tutti a causa dell’eccessivo numero. Arriva la polizia e fu lo scontro. Iniziò con una sassaiola a cui viene risposto con bombe lacrimogene poi, d’improvviso, scoppiò una bomba a mano e la Polizia, presa dal panico, aprì il fuoco. Non si sparò ad altezza d’uomo, altrimenti sarebbe stata una carneficina: restarono senza vita sul selciato tre lavoratori, i braccianti agricoli disoccupati Giuseppe Di Corato, Giuseppe Spadaro e l'operaio cavatufi Giuseppe Lojodice. Otto i feriti fra dimostranti e ventisette fra le forze dell’ordine.
La Gazzetta seguì puntualmente l’episodio, con ampie prime pagine e riportando le voci politiche di governo ed opposizione. Molto attivo fu l’onorevole socialista avvocato Francesco Capacchione, con ripetuti interventi alla Camera, che nella seduta del 24 marzo vide confrontarsi sui “dolorosi fatti di Barletta” Giulio Andreotti, allora ministro delle Finanze, con la comunista Luciana Viviani.
All’inizio della stessa seduta, i deputati avevano ricordato il dodicesimo anniversario del massacro alle Fosse Ardeatine…

Nino Vinella
Giornalista
Barletta
martedì 24 gennaio 2006


Clicca qui per visionare l'articolo pubblicato sulla Gazzetta del Nord Barese mercoledì 25 gennaio 2006






 

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