Nell'articolo pubblicato dal Corriere del Mezzogiorno un sistema di fortificazioni e una rete di vedette: fra mare e terra al centro c'è il maniero di Federico II
Limpiar las islas, «ripulire» le isole allontanando chiunque la cui presenza non fosse legittimata e «costruire su tutti i punti della costa, dietro indicazione dei regi ingegneri, torri in vista una dell'altra in modo da costituire nell'insieme una continua ininterrotta fortificazione (...) affinché vedendo fuste - cioè natanti sospetti - facesi foco di continuo e che tutte dette torri dovessero corrispondere l'una con l'altra nel tirare mascoli et nel far foco».
I rapporti degli ambasciatori del re Filippo II a Madrid e i decreti vicereali di difesa del Regno di Napoli emanati prima nel 1563 da don Pedro de Toledo e poi da don Parafan de Ribera, duca di Alcalà, non lasciano dubbi sulla ferrea volontà di quel governo di costruire nel Mezzogiorno d'Italia un sistema di avvistamento e, dunque, di difesa del territorio da ogni forma di approdo più o meno clandestino, piratesco o corsaro che fosse; si trattasse cioè di mercenari del mare che agivano per il proprio tornaconto, nel primo caso, ovvero per un governo che rilasciava lettere di corsa, vere e proprie autorizzazioni ai saccheggi, opera di disturbo a coste e navi nemiche compresa.
Maria Paola Porcelli
21 aprile 2011
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
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