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CANNE DELLA BATTAGLIA:
RIPULIAMO DALLO SCEMPIO LA FONTANA DI SAN RUGGIERO
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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

20/03/2012.  NELLA DIMORA – SULLA RIVISTA DEL VOLONTARIATO L’ARTICOLO “VIAGGIO NEL TEMPO SU BINARIO UNICO” DEDICATO AL RILANCIO DELLA TRATTA FERROVIARIA BARLETTA-SPINAZZOLA NEL SEGNO DEL TURISMO CULTURALE. L’ESEMPIO DELLA STAZIONCINA DI CANNE DELLA BATTAGLIA .

In un paese in cui si consentono i crolli di Pompei, sito riconosciuto dall'Unesco come Patrimonio Mondiale dell'Umanità, risulta a volte difficile pensare alla tutela dell'immenso patrimonio storico, artistico e ambientale che l'Italia possiede.


Ma il recupero parte innanzitutto dal ritrovamento della memoria, cioè dalla volontà di sottrarre all'oblio i beni della collettività. Perché non c'è tutela senza memoria del passato.


La rubrica che fa il suo debutto in questo numero sulle pagine di Nella Dimora intende raccontare l'impegno tenace e quotidiano di volontari e associazioni per valorizzare quei beni comuni, che la collettività rischia di dimenticare e che invece rappresentano non solo un'importante testimonianza storica o una ricchezza ambientale da preservare, ma anche un'opportunità di sviluppo e di crescita del territorio.


Indicata tra i rami secchi da tagliare nell'ambito della riforma Signorile a metà degli anni Ottanta, la tratta ferroviaria Barletta- Spinazzola ha rischiato più volte di entrare a far parte delle linee in disuso.


Eppure, rappresenta un significativo spaccato di storia d'Italia, non solo per le importanti valenze archeologiche e ambientali dei luoghi toccati dalla tratta, ma anche perché racconta attraverso il suo percorso la crescita economica e i cambiamenti di un intero paese.


Inaugurata nel 1895, la linea collegava l'Alta Murgia con la costa e la dorsale adriatica e rappresentava per l'epoca un'opera strategica dal punto di vista commerciale.


La ferrovia portò inoltre con sé gli operatori dell'Istituto Luce, che con i cinegiornali fecero conoscere a un pubblico più vasto il patrimonio storico e archeologico di quel territorio.


Ogni fermata della linea rappresenta infatti un'occasione di scoperta di monumenti e bellezze paesaggistiche. Il treno parte da Barletta lungo la valle dell'Ofanto, attraverso vigneti e uliveti secolari, per inerpicarsi serpeggiando verso l'altopiano delle Murge.


Passa per la cittadella di Canne della Battaglia, fermandosi nell'unica stazione ferrovia italiana presente all'interno di un sito archeologico. Poi tocca Canosa di Puglia, con le sua basiliche di età romana e il tesoro sotterraneo rappresentato dagli ipogei, Minervino con il suo borgo e le sue grotte, Acquatetta, il cui bosco con i suoi 1083 ettari è uno dei più grandi della regione, per ter¬minare a Spinazzola, con le sue fontane e masserie storiche.


Per valorizzare questo itinerario dal punto di vista turistico e favorire una riscoperta del territorio a basso impatto ambientale, il Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia di Barletta promuove da 6 anni il Treno dell'archeologia con un convoglio d'epoca.


L'OdV è inoltre riuscita ad ottenere in gestione e a recuperare la stazione di Canne della Battaglia, che ora funziona come centro di informazioni e accoglienza turistica per il sito archeologico.


"Purtroppo, alcune delle stazioni della linea, tutte risalenti alla fine dell'Ottocento, sono in stato di completo abbandono, sottolinea Vitantonio Vinella, Presidente dell'associazione - Casalonga per esempio è stata saccheggiata da vandali che hanno portato via, pezzo dopo pezzo, tutti i materiali di qualche pregio.


Tempo fa fu lanciata la proposta di convertirla in un ostello della gioventù, vista la sua posizione strategica tra Barletta e Canosa. Il problema, come sempre, sono i fondi. Ma l'esperienza del recupero della stazione di Canne da parte del Comitato, così come quella di molte ferrovie turistiche in giro per l'Europa: in Italia fanno scuola i casi del Basso Sebino e della Val d'Orcia  rese possibili grazie soprattutto al lavoro di volontari, dimostrano che qualcosa si può fare. Soprattutto quando gli interessi del privato sposano quelli del pubblico.


A Canosa in questo senso c'è un piccolo ma significativo esempio: la ferrovia ha dato in gestione a una giovane uno spazio della stazione, che è stato recuperato e trasformato in ristorante.


Con soddisfazione delle ferrovie, che incassano il fitto, e dei clienti che, come viaggiatori d'altri tempi, si godono insieme alla pizza l'atmosfera storica da ancien chemin de fer.


Roberta Franceschetti


http://www.csvbari.com/nella-dimora.html


 






 

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