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CANNE DELLA BATTAGLIA:
RIPULIAMO DALLO SCEMPIO LA FONTANA DI SAN RUGGIERO
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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

30/03/2012.  CANOSA - ALLA FONDAZIONE LA GESTIONE IN COMODATO D'USO DELL'AREA ARCHEOLOGICA DI COSTANTINOPOLI: UN ESEMPIO DA IMITARE ANCHE PER CANNE DELLA BATTAGLIA.

E’ stato raggiunto un ulteriore obbiettivo ai fini della fruibilità e della salvaguardia del Patrimonio Culturale di Canosa

Sabato 24 Marzo 2012. All’interno dei vani della sagrestia della Parrocchia Maria SS del Rosario, sita in via Pietro Toselli – Canosa di Puglia, alle ore 12.10 la Fondazione Archeologica Canosina Onlus e il Capitolo della Parrocchia, hanno siglato un importante accordo di gestione e fruibilità della vasta area sepolcrale Dauna di Costantinopoli.

In un’atmosfera decisamente secolare, il presidente della FAC Dott. Sabino Silvestri e il parroco Don Saverio Memeo, hanno siglato un contratto di Comodato d’Uso decennale per il recupero e la fruibilità di una zona extraurbana di Canosa, purtroppo poco conosciuta a molti e soprattutto mal sfruttata, nonostante le sue indubbie potenzialità paesaggistico/archeologiche.

Il Contratto, preparato e gestito dall’Avv. Domenico Samele e dall’Avv. Aldo Saracino, è stato letto e controfirmato nella sua interezza da entrambe le parti legali del comodante e del comodatario.

Il tutto è stato svolto alla presenza di alcuni membri della FAC: il Sig. Franco D’Ambra in qualità di Tesoriere della FAC, il Dott. Sandro Giuseppe Sardella in qualità di Archeologo e Responsabile delle Pubbliche Relazioni della FAC, il Sig. Antonio Bucci in qualità di Socio della FAC, l’Avv. Domenico Samele in qualità di Legale della FAC.

Presenti anche alcuni membri del Consiglio Parrocchiale.

L’iniziativa per il recupero e quindi, la possibilità di gestire quest’importantissima area archeologica di Canosa, è stata caldamente sostenuta da tutta la FAC e dalla figura del Sig. Franco D’Ambra.

L’obiettivo è quello di provvedere, per i prossimi dieci anni, al recupero paesaggistico e soprattutto archeologico di tutta la vasta zona archeologica di Pietra Caduta Bassa, simbolo del paesaggio Basso Murgese e soprattutto simbolo di una cultura locale straordinaria: la Cultura Dauna.

Il contratto, prevede che la FAC s’impegnerà a vigilare, tutelare, manutentare, ripulire e rendere fruibile la zona a fini esclusivamente turistici.

Al termine dell’operato di recupero, saranno previste ampie manifestazioni culturali, musicali, archeotrekking, laboratori sperimentali, laboratori archeologici e la realizzazione di un bookshop/punto di ristoro, sicuramente necessario su una superficie di oltre 2 ettari e mezzo.

Il Capitolo, pur rimanendo proprietario legittimo dell’area, s’impegnerà anch’esso a valorizzare, sponsorizzare, rivitalizzare e collaborare con la FAC, al fine di generare uno dei progetti culturali più riusciti degli ultimi tempi e dell’immediato futuro: la sensibilizzazione culturale di uno dei più vasti sepolcreti di matrice indigeno-italica, presenti in Europa.

Al termine del contratto, i presenti si sono trasferiti sul sito, dove il Dott. Sardella e il Sig. Franco D’Ambra si sono cimentati in una visita guidata delle potenzialità del sito.

Da attività ricognitive, oltre a segnalare lo scempio per le discariche abusive di materiale edilizio e di materiale “delicato”, il Dott. Sardella ha segnalato la presenza di centinaia di tombe.

Ogni due metri quadrati, sono identificabili almeno tre tombe per un calcolo approssimativo di minimo un migliaio di sepolture visibili, della tipologia a grotticella e a fossa.
La storia antropica di questa straordinaria parte di Canosa, si stratifica in maniera altamente leggibile:

Alcuni fori di capanna sulle superfici di calcare, identificano un probabile abitato dell’età del Bronzo

Seguitamente, dal VI al IV secolo a.C. si ricavarono nei banchi di calcarenite le tipiche sepolture a grotticella.

Straordinariamente suggestive, sono le tracce degli arnesi per estrarre il tufo (principalmente la dolabra), tutte orientate verso est, in direzione dei raggi solari.

Questa popolazione di matrice italica/appenninica, che basava la sua economia sulla pastorizia e sulla primaria agricoltura, possedeva una conoscenza straordinaria del culto del Sole e di riflesso, una conoscenza avanzatissima delle tecniche, estrattive seguendo i raggi solari.

L’area divenne così un vero e proprio colle sepolcrale, una Città dei Morti a sud contrastante l’Acropoli dei SS. Quaranta Martiri (Castello), su cui era incentrata la Città dei Vivi e la sede d’importanti culti sacrali. Suggestive, sono le tombe a grotticella con gli ingressi rivolti ad est e le piccole camere sventrate dal successivo uso a cava.

In epoca ellenistica (IV-II a.C.), l’area che oggi è rappresentata da via della Murgetta, divenne una cava estrattiva per i grandi blocchi, necessari alla realizzazione delle poderose mura urbane di Kanysion, sfruttate anche in epoca municipale romana, allargandosi verso sud.

In epoca bizantino/medievale, l’area divenne possesso della Badia di S. Quirico, oggi sepolta nel pieno centro urbano. Nota per essere una zona estrattiva di salnitro, viene ricordata dal Prevosto Forges D’Avanzati nel XVIII secolo, per aver restituito una quantità di grandi fossili di poderose dimensioni, trasportati all’allora Museo Borbonico di Napoli.

Nel lotto di terreno dove ogni anno si svolge la manifestazione del Presepe Vivente, venne a insediarsi una fornace laterizia e una fornace per la lavorazione dei vetri, dal Medioevo sino al XVIII secolo.

Nel XVIII-XIX secolo, l’area fu ampiamente sfruttata e irrimediabilmente mutata nella sua conformazione originaria, a seguito dell’attività estrattiva del calcare locale e del tufo cozzigno. In tale occasione, la gran parte delle tombe furono scoperte e depredate del prezioso corredo, ampiamente ricercato sul mercato clandestino.

L’attività estrattiva ebbe termine nei primi anni del Novecento, quando tutta l’area venne trasformata in Sanatorium/Lazzaretto per i malati di spagnola e di tubercolosi. In seguito fu trasformata a zona agricola.

Oggi, l’area meglio nota con il foglio catastale 41 particella 52 e 41 particella 200, di oltre due ettari e mezzo, rappresenta il più incontaminato angolo di Murgia Bassa, con la tipica vegetazione a macchia bassa e i mandorli centenari. Fichi d’india crescono tra i muretti a secco arsi dalle torridi estati, quasi come in un dipinto di De Nittis.

La FAC tutta, con questo nuovo contratto, ha raggiunto una posizione ragguardevole nella gestione del Bene Storico/Culturale locale.

Proprio la sinergia e l’intesa con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, costituisce il vero punto di forza e la vera motivazione della nuova riscoperta/scoperta da parte della cittadinanza, di un patrimonio meraviglioso, secondo a nessuno e vicino a ogni cittadino.

Si tratta di suggestioni? Assolutamente no, se dovessimo vederle con l’occhio del cittadino. Si tratta di orgoglio verso il patrimonio locale? Questo assolutamente si e da questo viene lo sforzo di tutti nel tutelarlo e nel renderlo fruibile a tutti, come parte stessa del vivere quotidiano.

Dott. Sandro Giuseppe Sardella
Responsabile Pubbliche Relazioni FAC

Nelle foto, il paesagio di Costantinopoli e Don Saverio Memeo





 

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