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27/04/2006.  Foce Ofanto, erosione «galoppante».

Il dissesto idrogeologico del bacino continua a manifestare le sue conseguenze nella zona costiera compresa tra Barletta e Margherita di Savoia.
Il geologo Dellisanti: «Sono sempre più necessarie opere di protezione del litorale»


BARLETTA - È un'erosione «galoppante» quella che si osserva lungo la linea di costa nei pressi di foce Ofanto. Nel corso di un anno la spiaggia è arretrata ancora di diversi metri. Gli stagni costieri che caratterizzano questa zona sono ormai collegati con il mare aperto e una vecchia «posta» in cemento realizzata abusivamente dai cacciatori si trova sulla battigia. Insomma il dissesto idrogeologico che contraddistingue ampie zona del bacino idrografico del fiume Ofanto presenta il conto anche nella zona della foce con un'erosione costiera che ha ormai cancellato centinaia di ettari lungo un fronte ampio centinaia di metri, divorato strade e mezzo a serio pericolo le coltivazioni lungo gli arenili. L'intenso fenomeno di erosione della linea di costa tra Barletta e Margherita di Savoia è da tempo al centro delle attenzioni dei tecnici.

«In questa zona - conferma il geologo Ruggiero Maria Dellisanti - è facile avere un senso di smarrimento, cioè non ritrovare più i riferimenti lasciati l'anno prima se non addirittura qualche mese. La causa è l'intenso fenomeno d'erosione costiera che interessa la foce del fiume Ofanto. L'Ofanto, come tutti i fiumi che sfociano nel mare Mediterraneo originariamente aveva una foce a delta, oggi la sua foce è tipo estuario. Nel 1957 il delta del fiume Ofanto si protendeva nel mare Adriatico per oltre 500 metri, oggi l'erosione ha cancellato ampi tratti del litorale tra Barletta e Margherita di Savoia. Esiste un'espressione locale colorita ma significativa, in uso tra i contadini degli arenili posti in prossimità della costa, "... il mare s'è mangiato la terra"».

Dellisanti precisa meglio le dinamiche che hanno condotto alla formazione di questa parte del territorio ofantino. «I sedimenti degli attuali arenili, cioè la sabbia del bagnasciuga e gli arenili posti sotto il costone sono classificati come sedimenti delle spiagge attuali e databili tra i 100 ed i 200 anni. I sedimenti costituenti la falesia e posti superiormente sono invece databili tra i 100.000 ed i 500.000 anni e presentano una struttura diversa dai sedimenti più recenti, posti in basso. Notizie storiche di fine 1800, prima della costruzione del braccio di ponente del porto, indicano come il mare lambiva le mura del Paraticchio e che non esisteva l'arenile ma una serie di palafitte dalle quali scendere per bagnarsi. La spiaggia è il risultato di un processo sedimentario recente e se l'azione erosiva non fosse bloccata il mare ritornerebbe a lambire la falesia, con grave danno per l'intera economia turistica cittadina». Il geologo, inoltre, conferma che l'erosione è conseguenza degli interventi umani.

«Negli ultimi cinquant'anni sono state create, all'interno del bacino idrografico dell'Ofanto, ben cinque invasi artificiali allo scopo di regimentare il corso impetuoso del fiume, trascurando gli effetti che si sarebbero avuti sulla foce. Stime indicano come nel corso di tutti questi ultimi anni la quantità di detriti che arrivano sulla foce sia calata drasticamente a solo un decimo della quantità iniziale. Il mare, non trovando più sedimenti ha incominciato la sua lenta e progressiva azione erosiva. Verso la fine degli anni Novanta il villaggio Turistico "Fiumara" venne minacciato dall'azione erosiva del mare, le prime villette che originariamente si trovano ad oltre trecento metri dal mare si ritrovarono ad essere sommerse. Le opere fisse di protezione hanno prodotto pochi risultati, oggi il mare insedia le villette lateralmente.

Anche il versante di Margherita di Savoia è stato attaccato ed anche su quel litorale le opere fisse barriere e pennelli non hanno arrestato il fenomeno ed oggi incuranti del precedente esempio si sta realizzando un nuovo insediamento turistico». Insomma si continua ad operare come se nulla fosse mentre sarebbero opportuni interventi di salvaguardia. «La protezione dell'ambiente litorale, passa attraverso un'azione combinata che possa ripristinare la portata solida del fiume, crei una protezione del sistema retro dunale, ed effettui una protezione dei fondali con la messa a dimora della posidonia e soprattutto determini un diverso impatto dell'uomo sull'ambiente».

Pino Curci

Fonte: La Gazzetta del Nord Barese 27/04/2006






 

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