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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

28/12/2013.  BARLETTA - I QUARANT'ANNI DELL'ARCHIVIO DI STATO: UNA PREZIOSA RISORSA PER CONSERVARE E CONOSCERE LA STORIA DIRETTAMENTE DAI DOCUMENTI. ERA IL 27 DICEMBRE 1973....

Gli Archivi di Stato – ed è questo un dato incontrovertibile – stanno attraversando, come un po’ tutta l’Italia, una fase di profonda crisi.

A chi ci vive dentro da molti anni e che, invece di prendere atto di una crescita esponenziale della notorietà tra l’utenza, della loro capacità progettuale, della loro capacità di rispondere alle molte sollecitazioni di un contesto sociale e culturale in corso di profonda trasformazione, ne ha visto sempre di più ridursi le possibilità di iniziativa e la forza istituzionale, verrebbe quasi la voglia di interpellare il WWF affinché protegga gli Archivi di Stato diventati ormai una “specie” in via di estinzione.

E se questi pensieri esternati ad alta voce possono sembrare eccessivamente drammatici, soprattutto per chi da pochi anni ha cominciato a conoscere l’istituto Archivi di Stato, nessuno potrà confutare il fatto che quest’ultimi stiano esaurendo una fase della loro esistenza, senza che si delinei in maniera chiara quale, realisticamente, sarà il destino ad essi riservato nel futuro.

Eppure 40 anni fa era apparso naturale, alla luce degli avvenimenti poi susseguitisi, che l’assegnazione della Sezione di Archivio di Stato a Barletta non si sarebbe rivelato un “dono” piovuto dal cielo come la manna di biblica memoria, bensì il giusto riconoscimento al tragitto millenario della Città di Barletta costellato da avvenimenti e figure che Le hanno dato lustro e visibilità mondiale.

Inoltre, l’aver ottenuto l’onore e l’onere di ospitare un così importante Istituto culturale, è stato negli anni susseguitisi, giustificato e valorizzato dal duro e proficuo lavoro svolto dal qualificato personale in servizio presso la Sezione di Barletta.

E ciò, in quanto, in detta Sezione sono conservati, in oltre 3.000 metri di scaffalatura, circa 40.000 documenti di interesse archivistico comprendenti atti preunitari e postunitari di carattere amministrativo (Archivio Storico del Comune di Barletta dal 1730 al 1975 – archivi di enti soppressi: Congregazione di Carità, ECA, ENAL, ENAOLI dal 1583 al 1978), finanziario (catasto terreni e fabbricati dell’intera provincia di Bari dal 1820 al 1965), militare (ruoli matricolari e liste di leva dal 1847 al 1934), documenti, questi ultimi, relativi al lungo periodo nel quale Barletta è stata sede del Distretto Militare, nonché giudiziario (Pretura e Ufficio di Conciliazione dal 1815 al 1957).

A ciò si aggiunga che la Sezione di Barletta, sul piano delle ricorse umane, ha una qualificata e completa dotazione di 10 unità, che vanno dai funzionari Archivisti agli addetti ai servizi.

LA STORIA - La felice “intuizione” di istituire nella Città della Disfida la quarantesima ed ultima Sezione dell’Archivio di Stato non poteva che venire ad un barlettano d.o.c. e cioè il prof. Giuseppe Dibenedetto Direttore, ora in quiescenza, dell’Archivio di Stato di Bari il quale agli inizi degli anni Settanta, sfruttando le possibilità fornite dal D.P.R. n.1409 del 30 settembre 1963 e supportato dall’interessamento del prof. Giovanni Cassandro di sua sorella Anna, all’epoca consigliere comunale e di Vittorio Grimaldi il quale negli anni precedenti aveva rivestito l’incarico di assessore allo Sport, Turismo e Spettacolo, ottenne, il 27 dicembre 1973, l’emanazione del Decreto Ministeriale di istituzione della Sezione.

Le motivazioni che spinsero il Dirigente dell’Archivio ad impegnarsi anima e corpo in quella difficile battaglia, non furono dettate da mero spirito campanilistico bensì dalla consapevolezza che, in una Città ricca di tradizioni storiche e culturali qual è Barletta, si avvertiva il bisogno della presenza di un Istituto che fosse un bene culturale fruibile dal ricercatore specializzato, come dallo studente e soprattutto fungesse da volano per l’attività culturale dell’intera popolazione della Provincia di Barletta-Andria-Trani ma anche di Città della Provincia di Bari come Molfetta, Corato, Altamura ed Acquaviva, per non parlare di comunità della vicina Basilicata come Melfi, Genzano, Palazzo San Gervasio e Lavello.


LA SEDE - La prima ed attuale sede per la nuova Sezione di Archivio di Stato, fu individuata in alcuni locali siti in via Ferdinando D’Aragona al numero 132.

In molti, visto l’immobilismo generale, pensavano che quella sarebbe stata la sede definitiva, ma non adeguata, della Sezione d’Archivio invece, per fortuna e grazie all’impegno personale dell’allora Direttore Generale degli Archivi il dott. Luciano Scala, quella sventurata previsione non ebbe attuazione.

Si iniziò ad intravedere la “luce” di questo nuovo iter il 31 agosto 2010 quando a Bari, durante la riunione organizzativa di un evento che il Ministero per i Beni e le Attività Culturali organizzava per la data del 3 ottobre 2010 (Apertura straordinaria degli Archivi), la Dott.ssa Eugenia Vantaggiato Direttore dell’Archivio di Stato di Bari e delle Sezioni di Barletta e Trani, formulava una “pioneristica” quanto intrigante domanda “Che ne pensate se la manifestazione, per quanto riguarda Barletta, si svolga nella nuova sede della Sezione e abbia il titolo L’Archivio che verrà ?”

In quel preciso istante si apriva all’improvviso un nuovo ed intrigante scenario per la Sezione di Archivio di Stato di Barletta in quanto per la prima volta la cittadinanza poteva ammirare la restaurata e futura sede dell’Istituto culturale.

Il successo fu incredibile se si pensa che in meno di due ore i visitatori, regolarmente registrati attraverso le firme, furono la bellezza di 500 (!) e nel salone delle conferenze impreziosito da suggestivi pilastri e volte a crociera, una vera chicca architettonica a parere di tecnici e storici dell’arte presenti, la dott.ssa Vantaggiato dando il benvenuto ai presenti spiegava che “ … l’individuazione dell’ex Convento quale sede di un Istituto culturale può considerarsi la scelta ideale per la conservazione del quantitativamente e soprattutto qualitativamente importante materiale documentario ma anche permetterne la fruizione a tutti coloro che vogliano approcciarsi in maniera diretta alla storia della propria comunità, formando in questa maniera il cittadino di domani ”.

L’ex edificio religioso, dove avrà la sua prestigiosa sede l’Archivio di Stato di Barletta, presenta tutti i requisiti necessari ed utili per rendere un istituto culturale consono alle sue principali e imprescindibili peculiarità e cioè agevolare la consultazione dei tanti ed interessanti fondi che costituiscono un vero e proprio tesoro per i ricercatori, gli amanti della storia, i “curiosi” e gli intenditori della architettura storica della quale l’ex convento è un vero e proprio gioiello. Basti pensare all’ex sala refettorio che sarà adibita a contenitore per conferenze, mostre e incontri culturali, considerata dagli esperti una “chicca” dal punto di vista architettonico e logistico visto che nella stessa possono essere ospitate 200 persone.

Lo stabile è parte superstite di un più ampio complesso monumentale la cui antica denominazione era Chiesa di “S. Lazzaro de’ Lebbrosi”.

Le prime notizie riguardanti la Chiesa, con l’annesso Monastero e Ospedale, risalgono al 1185: infatti in una pergamena di quell’anno, relativa ad un atto di permuta, viene citata la chiesa di “Sancti Lazari de Leprosis”.

Presumibilmente tutto il complesso monastico sorse prima del 1180 per opera dei Cavalieri di San Lazzaro i quali, impegnati nella difesa della Terra Santa e nella protezione dei pellegrini, si dedicarono anche all’assistenza dei lebbrosi.

Nel 1869, la Direzione Compartimentale del Demanio con nota n.43651, entrò in possesso dello stabile per priorità d’uso su ogni altra esigenza. Infatti nell’immobile furono allocate le due caserme “A. Stennio” e “E. Fieramosca” le quali sono state, praticamente, gli ultimi uffici pubblici ad occupare l’ex convento.

In seguito, dismesse le due caserme, i locali furono utilizzati da privati ed associazioni. Tra le tante situazioni createsi nell’ex convento, sono doverosamente da ricordare l’esodo dei profughi istriani fuggiti dalle loro case per scampare alla strage delle foibe e raccolti proprio in quei locali e dopo una decina d’anni il gravissimo episodio del 14 marzo 1956, anno di grandi tensioni in tutta la nazione, che vide la morte di tre barlettani i quali, insieme con alcune migliaia di manifestanti, erano scesi in piazza per manifestare la propria situazione di estremo bisogno.

Dopo questo periodo così pieno di avvenimenti tristi e nello stesso tempo drammatici per una Città uscita dal secondo conflitto mondiale e da un tragico dopo guerra, ferita a morte, sull’ex edificio religioso scese un assordante silenzio fino a quando, agli inizi degli anni ’60, il Sindaco di Barletta, in presenza di non meglio definiti problemi di staticità, decise che quell’immobile andava abbattuto. Per fortuna l’opera di “pulizia” fu fermata ma, purtroppo, ben oltre la metà del convento dei Celestini era stato abbattuto.

A quel punto, per tutti, quello diventò un rudere dove avevano riparo, poco dignitoso, alcune sfortunate famiglie e la memoria di uno splendido esempio di architettura si perdeva man mano che il tempo passava e il degrado colpiva sempre di più l’edificio.

I riflettori tornarono, dopo oltre 30 anni, ad essere puntati sull’ex Caserma Stennio, allorquando il 1985 si individuò in quello stabile la sede più prestigiosa per la locale Sezione di Archivio di Stato.

Come appare ovvio un contenitore di sì fatte peculiarità architettoniche non poteva, conseguentemente, che conservare documenti di pari interesse storico.

Serve però ricordare che queste “carte” prima di essere depositate presso la Sezione di Barletta erano state letteralmente dimenticate in alcuni locali comunali per decenni. Il loro valore culturale e storico fu riportato alla luce, come un vero e proprio tesoro, da una squadra di qualificati e volenterosi giovani i quali, con molta professionalità e abnegazione, ridettero forma, ordine e soprattutto dignità storica a quelle importantissime testimonianze del tempo passato.

Tra i diversi fondi sistemati nei depositi della Sezione quello più cospicuo e soprattutto interessante è senza ombra di dubbio l’archivio storico del Comune di Barletta. I documenti (circa 20.000 cartelle !!!) relativi a questo fondo, hanno una datazione che va dagli inizi del XVI secolo sino all’immediato secondo dopoguerra e rappresentano l’indispensabile “guida” se si vuole effettuare una fedele ricostruzione della vita economica, amministrativa e religiosa della Città di Barletta nell’arco di quasi 500 anni.

Enunciato così freddamente si potrebbe pensare che il lavoro, di oltre 30 anni, sia consistito esclusivamente nella schedatura di una vera e propria “montagna” di carte invece, come prevedono le nuove direttive del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, si è operato in maniera incessante per dare la possibilità, a chiunque lo volesse, di conoscere e conseguentemente accostarsi alle vicende che hanno caratterizzato la Storia della Città e dell’intero territorio ora Provincia.

Per far questo si è pensato di intraprendere vere e proprie “operazioni di divulgazione” che hanno coperto un arco di tempo di 20 anni dal 1983 sino al 2005.

La prima di queste iniziative e forse la più importante visto il grande interesse riscosso tra le varie tipologie di utenti, è stata senza ombra di dubbio la mostra documentaria allestita nel ridotto del Teatro Curci nell’autunno del 1983 sindaco il dott. Russo “Barletta tra il grano e la sabbia: i progetti per il porto” che ha avuto come obiettivo primario quello di sottolineare la quasi totale identificazione di un intero territorio, che andava dalla Basilicata fino al sud Foggiano e al nord Barese, con il suo porto.

Questo, come detto, è stata sicuramente l’iniziativa che ha riscosso maggior successo ma non si possono mettere in secondo piano le fruttuose collaborazioni con il Club Unesco e l’Università della Terza Età di Barletta che hanno prodotto le riuscite e visitatissime mostre documentarie quali “Il tempo e l’ora”, “Viaggi nella memoria” e “I luoghi dell’incontro” oppure la cooperazione con l’Istituto Tecnico per Geometri “Nervi” di Barletta che ha portato alla pubblicazione della ancora oggi molto richiesta ma ormai introvabile monografia “Le masserie del territorio di Canne” che ha inteso offrire una chiave di lettura del territorio ofantino visto alla luce del binomio città – campagna.

La “internazionalizzazione” delle attività della Sezione di Archivio di Stato di Barletta si è avuta, senza ombra di dubbio, con il VII Convegno di studi Italia Judaica “Ebrei e giustizia in Italia dal Medioevo all’Età Moderna” che ha visto la partecipazione di relatori provenienti dalle maggiori Università mondiali.

Non ultima tra le iniziative di divulgazione e valorizzazione, coordinata dalla Dirigente dell’Archivio di Stato di Bari e delle Sezioni di Barletta e Trani dott.ssa Eugenia Vantaggiato, la mostra cartografica dal titolo “L’Archivio e il Territorio” che dal 19 novembre 2013 al 19 febbraio 2014 ripercorrerà, attraverso i documenti, la lunga e sempre tortuosa strada dell’edilizia cittadina che ha unito la Barletta di inizio ‘800 a quella, uscita distrutta, del secondo dopoguerra.

Sono queste, presentate, alcune delle attività istituzionali che in 40 anni di storia hanno fatto si che la Sezione di Archivio di Stato di Barletta crescesse in maniera esponenziale e da semplice e sconosciuto ufficio statale, arrivasse ad essere un punto di riferimento dell’intero panorama culturale del Nord Barese, Sud Foggiano e parte confinante della Basilicata e per spiegare in maniera molto chiara ed esauriente gli avvenimenti succedutisi, mi permetto di citare Moravia che nel suo libro “Racconti” spiegava che “… c’è nei sogni, specialmente in quelli generosi, una qualità impulsiva e compromettente che spesso travolge anche coloro che vorrebbero mantenerli confinati nel limbo innocuo della più inerte fantasia ”.

MICHELE GRIMALDI
Funzionario dell'Archivio di Stato
Sezione di Barletta





 

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