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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

01/03/2014.  BARLETTA - DOMENICA 2 MARZO "WE AND NATURE". URBAN ECOLOGY O PERIFERIE? INTERROGATIVI E DENUNZIE SUI TEMI DELL'AMBIENTE NELLO SCENARIO URBANISTICO DELLA CITTA' IN ESPANSIONE. UN INTERVENTO DI RAFFAELLA PORRECA SALERNO (VIVIBARLETTA).

Barletta, urban ecology o periferie? E' il tema d'attualità affrontato in questo intervento di Raffaella Porreca Salerno (ViviBarletta e Aislo Puglia)

Un grido di dolore si eleva dalla periferia di Barletta e ciò che vediamo e viviamo quotidianamente ci angoscia.
Cemento a dismisura per decine di palazzi in costruzione in luoghi ben peggiori del nulla.

Il nulla è il vuoto ed il vuoto si può plasmare; altro è il degrado. Cemento, terra, rifiuti, fango e tutto intorno una quotidianità che tenta di farsi spazio.

Ragazzi con vocabolari e zaini, mamme ben vestite, mano a mano con i propri figli tentare di attraversare indenni dune di terra, pozzanghere, cumuli di pietre e valanghe di rifiuti per raggiungere strade parzialmente asfaltate prima che la campanella della scuola suoni, lasciandosi alle spalle una vastità desolata senza servizi, né panetterie, né uno straccio di marciapiede con all’orizzonte la strada statale 16 bis.

Non potevo credere ai miei occhi, una domenica mattina, quando in fondo a via Dante Alighieri ho visto un branco di cani randagi attorniare un gruppo di ragazzi che, un po’ titubanti, tentavano di raggiungere la vicina chiesa.

Baracche e capannoni orrendi rendono la periferia qualcosa di simile all’inferno.

Ma chi abita e vive qui è cittadino barlettano, come chi abita e vive nel centro della città, paga le stesse tasse per avere gli stessi servizi e nondimeno viene abbandonato al suo destino sette giorni su sette.

Periferie dimenticate dove non si investe né in recupero urbano, né in servizi e né in manutenzione.

Credevo le periferie come città pensate e costruite, vissute e godute.

Credevo se ne dovesse occupare la politica “polis-città”.
Ma intanto che la politica si organizza, chi prende in cura le nostre periferie che, seppure abitate dall’80% della popolazione urbana, appaiono come tristi dormitori?

Chi curerà e salverà le periferie?

Chi le renderà belle e funzionali e chi consegnerà ad esse futuro e dignità?

Quando e come si congiungeranno ai centri storici ed alla loro bellezza?

Chi saprà disegnarle urbanisticamente ed architettonicamente?

La risposta verrà dai giovani e dai talenti, dai competenti e da chi non si arrenderà alla sottocultura, alla bruttezza ed alla mediocrità.

Le salverà chi sente vitalità, chi ha senso estetico, chi conosce il valore della qualità.

Persone di cultura che sanno amministrare ed agire.
Come?

Intanto smettendo di produrre migliaia di metri cubi di cemento per nuove costruzioni divorando terreno e verde e sottraendolo all’agricoltura.

Costruire, semmai, sull’esistente che equivale a riqualificare aree come la ex-distilleria, l’ex mattatoio o altro e porre fine così alla criminosa bulimia edificatoria, occupandosi dei servizi e della qualità di vita in questi luoghi.

Organizzare scuole, luoghi di aggregazione, di cultura e di saperi “in ed outdoor”, teatri, palestre, ristoranti, musei, aree attrezzate e pensate per i bambini, gli anziani e gli animali.

Aree per scambiarsi umanità e gioia.

Intensificare, se non programmare, un servizio di trasporto degno di tale nome, per favorire i movimenti senza sovraccaricare il centro città e contestualmente promuovere la sensibilizzazione alla autosostenibilità sia essa energetica sia essa riferita ai rifiuti urbani o alle coltivazioni a km zero.

Creiamo le condizioni per rendere le periferie splendide, abbellendo tutto quello che ormai c’è e che non può essere demolito.

Occupiamoci delle nostre città-periferie in modo che una semplice passeggiata non sia un giro all’inferno in compagnia di prostitute e protettori.

Ognuno faccia la sua parte, cittadini, politici, costruttori, architetti, intellettuali, associazioni e chiese.

In Nord Europa è pratica antica, ma il progetto Shagree (Green Shadow Program) gia’ approvato di recente a Bari, oppure gli orti di 1.000 metri quadrati sui tetti di Chicago dimostrano che il mondo guarda all’Urban ecology come migliore chiave di lettura del vivere moderno.

Consiglio di unirsi a queste organizzazioni internazionali, delle quali la Scandinavia è capofila, che in rete si occupano in termini di ricerca e divulgazione, del vivere secondo natura.

Iniziative che partono anche da associazioni come Stand buyldings, Laboratori Urbani, SMALL, Rebel Italia o Temporiuso.net.

Zone della città abbandonate o relitti come quelli citati che attualmente producono un danno turistico, economico, ambientale, sociale oltre che di immagine siano oggetto di attenzione quotidiana, vengano riqualificate , rigenerate, rianimate e date ai giovani che attraverso progetti di start up possano fare impresa, cultura e stimolare ogni virtuosità.

Impegniamoci perché le città siano belle, tutte in tutti gli spazi, congiungiamo e ricuciamo lo strappo tra centro e periferia, cosicché non si debba provare mai vergogna e tornando ognuno nelle proprie case si possa dire di essere tutti cittadini di una sola augusta città.

Raffaella Porreca Salerno
Vivi Barletta
Aislo Puglia

28 febbraio 2014





 

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