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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

26/08/2014.  BARLETTA - ESCLUSIVO: LETTERA APERTA DAL CARCERE DI ARE' AI BARLETTANI, PRIGIONIERO E PERSEGUITATO POLITICO, EX COLOSSO DELLA CITTA’. FRA MONNEZZA, ABBANDONO, INCURIA, DEGRADO URBANO, INUTILI PLEXIGLASS, TURISTI DISPERATI E CITTADINI INFEROCITI.

Cara Gazzetta, ricorro alla penna di Nino Vinella, amico da sempre, per scrivere questa mia lettera dal carcere dove mi hanno rinchiuso da qualche mese e dove gli scienziati del Comune mi terranno nascosto nel prossimo anno.
Sono Aré, un tempo Colosso di Barletta, oggi perseguitato nell’estate a Barletta dalla cultura-che-non-c’è e da essa imprigionato nel supercarcere di corso Vittorio Emanuele, vicino al Sepolcro, falsamente denominato come “cantiere di restauro” ma di fatto reclusorio e penitenziario degno del 41 bis…

Avrei voluto da tempo scrivere ai miei concittadini, ma avverse circostanze di tempo e di spazio me lo hanno finora impedito.

Dopo la gabbia di metallo, dopo lo steccato di legno, dopo la copertura col telone di plastica degno dei più beffardi muratori della mala edilizia, l’ultimo attentato alla mia suprema dignità imperiale sono stati quei plexiglass inventati da chissà quale mente maligna.

Da quando li hanno montati, nessuno riesce più a vedermi, nessuno mi fa compagnia, nessuno viene a sedersi in mezzo alle mie gambe, nessun bambino mi gioca, nessuno nessuno… Nemmeno quei quattro compari della comitiva ai ferri della Basilica, per quanto dotati di buoni occhi e di lunga memoria, si ricordano più di come sono fatto. E prima o poi mi dimenticheranno.

Stamattina sono arrivati altri due turisti, marito e moglie dalla provincia di Monza Brianza, con la guida del Touring in una mano e la macchina fotografica nell’altra. Mi hanno girato tutto intorno, hanno camminato sulla passerella di acciaio inox sistemata dopo tante critiche due settimane fa, macché: alla fine hanno rinunziato a fotografarmi e se ne sono andati verso la Cantina della Sfida. Beato lui, Fieramosca…

Voglio farvi sapere una cosa, così ve ne accorgerete la prossima volta che vi affaccerete a cercare di vedermi. A Barletta fate la differenziata porta-a-porta: qui dento mi hanno segregato letteralmente pieno di sporcizia e di spazzatura d’ogni tipo e genere, tutti rifiuti che mi hanno sigillato con il plexiglass e che nessuno, ovviamente, vede se non vedono me… Bottigliette di plastica, pezzi di rete arancione con l’ironica scritta “lavori in corso”, coppette di gelato e qualche pipì, non so bene se di cane o di essere umano...

Chi riesce a leggere le cosiddette informazioni turistiche di quei quattro cartelli montati ad altezza sovrumana sulle teste di chi mi si accosta dall’esterno verso la scalinata del Sepolcro, non può fare a meno di rivoltarsi dentro e di far partire qualche imprecazione all’indirizzo di chi sapete voi…

Ieri poi la degna conclusione della mia prigionia: davanti alla caffetteria di fronte, hanno montato un altro cantiere per lo scavo di chissà quali tubature o che altro diavolo se li porti. Così, fra il mio carcere di punizione e quest’altro cantiere, il larghissimo corso Vittorio Emanuele, un tempo chiamato Loco de Aracho in mio onore, è diventato un vicoletto stretto stretto stretto, l’ottava stradina delle Sette Rue dirimpetto.

Cari Barlettani, amici miei, aiutatemi! Scrivete all’Unesco, invocate Gino Garribba che sta nel paradiso dei poeti barlettani e che mi voleva un sacco di bene, rivolgetevi anche a Papa Francesco visto che porto la Croce di Gesù Cristo nella mano destra levata in alto. Ma scrivete anche a quei pallisti, a quegli scienziati, a quei grandissimi tecnici che stanno al Comune di Barletta, laggiù in fondo al corso: nell’altra mano, reggo ancora, credetemi sulla parola, una palla, bella, rotonda e pesante.

Vi giuro che me l’hanno fatta fare grossa così!!!

Firmato Aré, l’ormai ex Colosso di Barletta, prigioniero politico e detenuto in attesa di giudizio nel supercarcere di corso Vittorio Emanuele, vicino alla Basilica del Sepolcro

In Barletta, addì martedì 26 agosto 2014, nell’anno del Signore Sindaco Cascella

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