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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

11/02/2015.  BARLETTA - 13 FEBBRAIO 1965, MEZZO SECOLO DALLA PRIMA RIEVOCAZIONE STORICA DELLA DISFIDA… FU IL COMITATO RELIGIOSO MADONNA DELLA DISFIDA A VINCERE IL "DERBY" SULLA PRO LOCO: UN SUCCESSO. LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO E DON PEPPUCCIO DAMATO, CHE RICORDI! .

Mezzo secolo da quella prima rievocazione della Disfida: un “derby” barlettano giocato a tutto campo fra chi l’aveva solo immaginata e chi invece volle fortissimamente, e ci riuscì davvero a realizzarla. Andarono proprio così le cose fra la “Pro Loco di Barletta e Canne della Battaglia” da una parte ed il “Comitato religioso Madonna della Disfida” dall’altra, fra la metà del 1964 e l‘inizio del 1965, ormai cinquant’anni fa, quando la primissima rievocazione storica andò in scena nell’entusiasmo generale di tutta la città cambiandone, in un certo senso, stile, modi e mode.

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO di sabato 13 febbraio 1965, in Terra di Bari, la pagina unica dedicata a tutti i comuni della provincia, con l’articolo siglato dal giovanissimo corrispondente Michele Cristallo, un pezzo di spalla su quattro colonne: “La Rievocazione storica della Disfida, così come l’hanno definita gli organizzatori capeggiati dal sig. Damiano Daddato e da mons. Giuseppe Damato, assistente ecclesiastico del comitato Madonna della Disfida, nasce in un clima particolare, di polemiche, che si trascinano da molti mesi. Riguardano la paternità della organizzazione della manifestazione che la associazione turistica Pro Loco avoca a sé, mentre il comitato sostiene il contrario. Il comitato religioso, pur ammettendo che le manifestazioni di carattere storico-turistico sono di competenza della Pro Loco, rimprovera a questa la indifferenza con la quale ha sempre trattato l’avvenimento storico per cui ad un certo momento ha pensato di fare da solo. Posta così la questione parrebbe che tutti i torti siano della Pro Loco. Ma sembra che non sia così, in quanto l’associazione turistica ha da due anni allo studio un progetto che avrebbe varato nel luglio prossimo per cui l’altra manifestazione, spuntata in febbraio, ha messo in difficoltà la realizzazione estiva. Si è tentato di operare una conciliazione tra i due organismi ma non se n’è fatto niente”.

Qualche anno dopo, nel 1969, fu proprio mons. Damato, popolarissimo col soprannome di don Peppuccio (scomparso quasi centenario nel 1984) a rievocare il clima di quei giorni carichi di attese e di tensione, a ricordare i preparativi di quella rievocazione “madre”, fra luci ed ombre, di tutte quelle che l’avrebbero poi seguita fino al Certame cavalleresco dell’Azienda autonoma di soggiorno e turismo, nel suo libro “Barletta e la Disfida”, stampato dalla tipografia Vecchi a Trani.

LA “PARTITA” fra chi voleva confezionare a proprio modo di vedere la rievocazione della Disfida vedeva in campo due squadre, ciascuna antagonista dell’altra nel nome di Barletta.

Con la maglia del turismo, immaginandola d’agosto come richiamo della nascente vocazione turistica negli anni del miracolo economico italiano, giocava la “Pro Loco di Barletta e Canne della Battaglia” quale unica associazione allora riconosciuta di settore, fondata nel 1960 e presieduta dall’avv. Cristoforo Gaglione.

Coi colori della storia e di chi invece ne sosteneva ovviamente la realizzazione ma nel rispetto della massima fedeltà alla tradizione ed al calendario, cioé a febbraio suo mese naturale come tramandato nei secoli, militava il “Comitato religioso Madonna della Disfida”.

Il “derby” stracittadino avvenne sotto due diverse amministrazioni comunali con due “arbitri” abbastanza imparziali ma altrettanto molto coinvolti, proprio perché ciascuno consapevole dell’importanza di entrambi gli stili e le finalità di approccio alla questione. Gli arbitri furono i sindaci democristiani dott. Carlo Ettore Borgia, che ne sostenne lealmente entrambi gli schieramenti come studioso di storia patria nel 1964, e l’avv. Michele Morella, che la tenne istituzionalmente a battesimo nei tre giorni 12-13-14 febbraio del 1965.

DOPO UN INIZIALE “CATENACCIO”, a dire il vero, come ricorda sempre don Peppuccio, la Pro Loco tentò di passare in parità ai tempi supplementari dopo essersi prima sfilata da un possibile accordo “in zona Cesarini”. Troppo tardi, perché ormai l’arbitro di turno aveva fischiato tre volte la fine della partita.

Come tre furono appunto i giorni della primissima rievocazione, venerdì 12, sabato 13 e domenica 14 febbraio 1965. Come tredici furono i componenti di quello storico “Comitato religioso Madonna della Disfida”, tredici come i tredici cavalieri italiani: presidente Damiano Daddato; vice presidente Luigi Gennaroli; assistente e consulente storico Mons. Giuseppe D’Amato; segretario Giuseppe Acquaviva; consiglieri Antonio Russo, Emanuele Marzocca, Angelo Di Paola, Savino Eligio, Salvatore Ricco, Giuseppe Doronzo, Arcangelo Rotunno, Antonio Di Noia, Stefano Di Vincenzo. Un comitato composto da operai, come scrive orgogliosamente don Peppuccio, tutto sommato gente semplice ma cittadini per bene ed animati dalla fierezza di essere barlettani. A loro fu affiancato ovviamente il Comitato d’onore composto dalle autorità

L’AMBASCIATA DI SPAGNA a Roma, anche con l’aiuto di altri comuni contattati con viaggi a sue spese da Damiano Daddato (alias Sckavott, che affermava di essersi sognato Fieramosca con l’accetta in mano ad incitarlo nel portare a termine la straordinaria impresa di quella rievocazione in suo onore), collaborò ad approntare in qualche mese il guardaroba: 135 i costumi completi di armi ed armature, quattordici i pesantissimi stemmi (dei tredici cavalieri più l’insegna civica) in metallo montati su pennoni di legno e realizzati dal pittore barlettano Biagio Vinella, tredici i gonfaloni, trecento le bandiere fra italiane e spagnole. Nonché, udite udite, la ricostruzione completa in legno a grandezza naturale della Porta San Leonardo in piazza Castello come fondamentale elemento di arredo nel più fedele rispetto della narrazione storica tramandata sui testi dell’Anonimo di veduta utilizzati come “copione”.

Intervenne a documentare il tutto la RAI in bianconero di quegli anni, la stampa nazionale, fra cui in testa la nostra Gazzetta, nel racconto di quei tre giorni di assoluto tripudio e di rapimento sull’onda dell’amor di Patria, con tanta di quella retorica si disse dopo ma vissuti con pari onestà d’intenti, e che sono rimasti memorabili nel ricordo di chi li ha vissuti. Mezzo secolo fa…

Nino Vinella, giornalista
Barletta, 11 febbraio 2015





 

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