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27/03/2006.  BARLETTA «Polo museale, che pasticcio».

Intervento di Cinzia Dicorato, conservatrice dei beni culturali, in merito al progetto del Comune.

Perplessità per l'utilizzo di Palazzo Della Marra e del Castello



Polo museale che gran pasticcio. Il recente dibattito sul progetto del polo museale, comporta l'individuazione della filosofia alla base delle scelte progettuali che investono sia il palazzo Della Marra e sia il Castello. Nel sito dell'Icom ( Internationel Council of Museum) si legge che il museo è «un'istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. È aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell'umanità e del suo ambiente; le acquisisce, le conserva, le comunica e, soprattutto, le espone a fini di studio, educazione e diletto». Questi sono elementi fondanti per un museo. Un altro elemento fondante imprescindibile è la sua mission. Ma quale mission avrà mai questo polo museale?

Dalla lettura del progetto presentato non si evince chiaramente, si deduce solo che il Castello sarà una sorta di contenitore dove sarà esposto di tutto un po'. Una impostazione che inevitabilmente disattende i principi sopradescritti cioè quelli della esposizione delle collezioni per la loro fruizione. Nelle maggiori istituzioni museali si dà grande spazio alle collezioni permanenti. Gli spazi riservati alle attività di esposizione temporanea sono quelli residuali, quelli che si riescono a creare intorno alla struttura museale. È la prima volta che si assiste all'allestimento di uno spazio museale non in funzione delle collezioni e della loro esposizione, ma in funzione degli eventi che verranno e se verranno. In un momento in cui proprio su questi eventi e sulla loro validità c'è un ripensamento.

È nella sinergia che si crea tra mostre temporanee e struttura permanente il segreto del successo degli eventi. Un altro elemento che emerge dalla lettura del progetto è l'assenza totale di storia di questo polo museale. Infatti sembra che il museo a Barletta nasce oggi. La storia alla quale faccio riferimento è quella legata più direttamente alle collezioni e ai collezionisti che le hanno create e generosamente donate alla città. Ritornando all'enunciato dell'Icom, un museo nasce e si crea intorno ad una o più collezioni, sono queste i soggetti principali del museo. Le idee base, in questo progetto sono: l'impostazione tutta virtuale del museo e la realizzazione degli eventi. Dando preponderanza e rilevanza a questioni di tipo mediatico, di immagine e restringendo al limite le problematiche che attengono alle cose che riguardano più propriamente un museo. L'uso e il consumo della tecnologia e della virtualità nasce là dove non esistono né le collezioni e tanto meno la storia che le ha motivate.

Una città come Bolzano che possiede la mummia di Similaun deve inevitabilmente creare intorno ad un unico reperto tutto un circuito tecnologico e virtuale se vuole spendersela al meglio. Ma stiamo parlando di un solo reperto non di una collezione o di diverse collezioni. La tecnologia deve servire da supporto alla fruizione e non il contrario. Creare, come si indica nel progetto, spazi ampi come le casematte del nostro castello per realizzare musei virtuali che stupiscono con gli effetti speciali, significa realizzare parchi alla disneyland. Sottrarre il piacere evocativo dell'oggetto per sostituirlo con la tecnologia, toglie ogni spazio alla fantasia e alla conoscenza diretta. Pensare per assurdo di mettere gli oggetti nei magazzini e utilizzare gli spazi destinati a questi solo per la virtualità crea una condizione bordeline dove la fiction si sostituisce al vero al reale.

L'attuale progetto di allestimento, nella parte riguardante il Castello comporta: a-) l'eliminazione quasi totale del Museo Archeologico con la collocazione dei manufatti archeologici in un deposito da individuare fuori del Castello, senza porsi problemi di sicurezza delle collezioni; b-) l'uso al primo piano di ben tre saloni per gli uffici e altre due grandi sale per i depositi. Sacrificando cinque sale che avrebbero permesso la realizzazione di un percorso museale meglio articolato. Senza contare che, sempre secondo il progetto, scompare totalmente la collezione dell'800 della raccolta Gabbiani, e quasi tutte le collezioni della Pinacoteca che vengono fortemente compresse in poche salette. c-) il ridimensionamento drastico del Museo dei pupi della collezione Immesi relegato in due piccole salette. d-) il lapidario nei sotterranei in un allestimento non ben definito. Inoltre in tutto questo progetto non si fa alcun accenno all'allestimento della Cantina della Sfida. Cosa fare? In conclusione il Castello si deve confermare sede del museo archeologico e sede della Pinacoteca dove si potranno finalmente ammirare tutte quelle opere pittoriche che per decenni sono state relegate nei depositi. Per questo scopo era stata avviata una campagna di restauro delle opere pittoriche finanziata dallo Stato con il sistema dell'8 per mille.

Una parte della collezione Cafiero da destinare all'arredo della Cantina della Sfida, cosa anche questa avviata. Inoltre occorre individuare un altro immobile di proprietà del Comune da recuperare per realizzare il Museo della storia della città dove esporre sia le collezioni della Cafiero, più precisamente i manufatti che documentano l'attività artigianale, sia le altre collezioni che diversi collezionisti hanno donato al nostro museo. Questi indirizzi sono stati maturati sul campo da chi ha lavorato nel Castello. Come l'archeologo Italo Muntoni che si è occupato di studiare e di dare indicazioni di ordinamento per il museo archeologico, la dott.ssa Luisa De Rosa attenta studiosa della nostra storia medioevale che si è occupata del lapidario. Questi studi uniti alla serie di indagini e fatte in precedenza sia dall' Archeoclub che da studiosi amanti della storia del nostro territorio.

E la serie di studi sulle nostre collezioni effettuate da me, per quel che riguarda sia la Pinacoteca e sia una parte delle collezioni della raccolta Cafiero. In una ampia relazione presentata al sindaco pro tempore in data 06/06/2003 n.prot19523 a nome della cooperativa Mures e a cura della sottoscritta, si parlava per la prima volta di sistema museale e di polo museale. La relazione sintetizzando le varie indicazioni emerse da questi studi, proponeva la programmazione di tutta una serie di azioni che nel tempo avrebbe dato luogo alla realizzazione di un sistema museale nella nostra città. Facendo un ampia descrizione delle collezioni, le suddivideva ed analizzava, individuando i luoghi per la loro esposizione. E ponendosi anche il problema dei servizi e della loro gestione dando suggerimenti e risoluzioni. Questo finalmente avrebbe permesso di esporre e di rendere fruibili tutte le opere che per anni sono state celate nei depositi.

Cinzia Dicorato Montenegro

conservatrice dei beni culturali

Fonte: La Gazzetta del Nord Barese 27/03/2006






 

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