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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

16/07/2015.  BARLETTA - "SALVIAMO IL NOSTRO MARE". DOPO I DATI NEGATIVI DI GOLETTA VERDE (LEGAMBIENTE) ECCO UN APPELLO DI STAGIONE PER LA TUTELA DELLA BALNEABILITA' ESTIVA DELLE SPIAGGE BARLETTANE E LO STATO DI SALUTE DI UN ELEMENTO LEGATO ALL'AMBIENTE ED AL TURISMO .

Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di Geppino Santaniello.

Nei giorni scorsi a Peschici, in occasione della prima tappa dell’annuale spedizione marittima dello storico veliero Goletta Verde, per verificare lo stato di salute del mare, Legambiente ha presentato il dossier “La costa pugliese, da Marina di Chieuti a Marina di Ginosa”.

Nel documento, sulla base della sovrapposizione dei rilievi aerofotogrammetrici, è stato rilevato che, negli ultimi due decenni, il 56% del totale della costa, 454 kilometri, è stato modificato inesorabilmente da interventi antropici legali ed abusivi con la eliminazione di 80 kilometri di fronte-mare; inoltre il 65% del totale degli arenili, 195 kilometri, è soggetto al fenomeno delle erosioni.

E’ stato evidenziato un quadro preoccupante della situazione con la crescente esposizione della costa pugliese al rischio idrogeologico e la conseguente necessità di una pianificazione di riqualificazione dell’esistente: in Puglia sono interessati 67 Comuni costieri lungo gli 810 kilometri di litorale.

In verità, la Regione Puglia ha già da tempo legiferato in materia (LR.n.17 del 23/6/2006) per la definizione del Piano Regionale delle Coste (PRG) nel quale dovevano essere compresi i singoli Piani Comunali delle Coste (PCC) per una gestione integrata, su indicazione delle direttive europee. L’Ufficio del Demanio Marittimo provvide anche alla pubblicazione delle istruzioni (SID) in una piattaforma informatica per omogeneizzare in un unico portale i dati necessari ai vari Comuni per una corretta pianificazione. Ma, la “intelligentia gestionale” regionale non è riuscita in dieci anni a coordinare queste attività “top down-bottom up” ed a risolvere, in particolare, la latitanza di alcuni Comuni costieri, anche se ufficialmente diffidati per un Commissariamento “ad acta”. Ultimamente, dopo tante pastoie, a fine legislatura ed in piena campagna elettorale, la Regione ha emanato un nuova legge in materia (LR.n.17 del 10/4/2015) che è risultata la fotocopia della precedente disposizione del 2006 con qualche lieve modifica.

Ora, quindi tutto dovrà essere rifatto alla luce della nuova tempistica e con lo stesso iter burocratico, ma speriamo che non trascorreranno altri dieci anni.

Alla luce di questa ultima normativa l’Amministrazione locale dovrebbe, con sollecitudine, recuperare il lavoro svolto: il PCC barlettano fu predisposto nel 2010 ed aggiornato nel 2012, in base al SID, da un Gruppo di lavoro di Tecnici nominati dal Comune, fu poi conservato in qualche cassetto e solo nel 2014 illustrato alla cittadinanza in alcuni incontri. Ora, per non finire in un cestino, come gli altri Progetti di rigenerazione urbana locale finanziati dalla CE, dovrebbe essere al più presto integrato ed approvato dalla Regione e dal Consiglio Comunale.

Il PCC barlettano è molto importante sia per il corretto utilizzo delle aree demaniali - 60% spiagge libere con servizi e 40% concessioni per attività turistico-balneari –, quindi tanto lavoro ai giovani, sia per la gestione integrata della costa (GIZC).

Anche il litorale barlettano è soggetto ad un preoccupante fenomeno di erosione in continuo stato di avanzamento e la linea di costa balneabile (LCU), dalla Fiumara ad Ariscianne, è ora ridotta da 14,8 a 5,5 kilometri. Il Progetto Tomasicchio per la difesa marina, redatto sulla base di indagini batimetriche e sedimentologiche dell’Università di Trieste e finanziato dalla CE, è stato riposto in un cassetto.

Dopo la presentazione del dossier sulle coste di cui si è fatto cenno precedentemente, Legambiente, con lo staff scientifico di Goletta Verde, ha effettuato il periplo degli 810 kilometri del litorale pugliese per il monitoraggio delle acque marine con trenta campionamenti.

Al termine è stato presentato a Bari il “focus” dello stato di salute del mare. In sintesi risulta, rispetto agli anni precedenti, lievemente migliorata la qualità delle acque, ma restano le criticità su tutti i tratti di mare interessati dalle foci di fiumi e canali.

E’ stato nel contempo consigliato al nuovo Governatore Emiliano di istituire una cabina di regia fra Assessorati competenti per puntare al massimo utilizzo in agricoltura delle acque depurate ed affinate.

E’ proprio questa potrebbe essere la soluzione per le attuali criticità del mare barlettano. Fra tutti i campionamenti effettuati da Goletta Verde solo in otto punti i livelli di sostanze inquinanti permangono al disopra dei livelli consentiti dalla normativa vigente e fra questi sul libro nero è riportato un tratto della spiaggia di Ponente.

Sul litorale di Barletta sono attualmente censiti 20 canali
attivi, recapiti finali di acque pluviali e fognarie e fra questi il famigerato canale H.

Più volte è stato sostenuto che questo canale è stato costruito negli ultimi anni senza alcuna prescritta autorizzazione ed in modo tecnicamente non conforme. La base dello sbocco, a cielo aperto, è al disotto del livello del mare e ciò provoca non un regolare deflusso ma un ristagno delle acque con conseguente imputridimento ed una continua erosione della spiaggia.

Gli altri canali non sono altrettanto in posizione regolare. Infatti, nel Regol.Reg.n.26/2013 è prescritto sia l’obbligo di sottoporre le acque meteoriche provenienti da insediamenti industriali e commerciali a grigliatura e dissabbiatura prima dello scarico nei recapiti finali, sia l’obbligo di una fascia di rispetto di mt.500 attorno al punto di scarico in acque marine con divieto di balneazione. L’unica soluzione possibile sarebbe quella di chiudere tutti i canali e convogliare le acque in vasche di laminazione per la fitodepurazione ed il riutilizzo in agricoltura, come si sta sperimentando in Comuni vicini.

E’ necessario rivedere anche le 12 acque di balneazione (8 a Ponente-4 a Levante) ed i relativi punti di monitoraggio in quanto non conformi alla normativa. La revisione potrebbe comportare anche una loro riduzione con economie di spesa e di tempo. E’ il caso di ricordare che, nello scorso anno, l’UE ha avviato una nuova procedura di infrazione per il mancato rispetto delle direttive europee nel trattamento delle acque reflue urbane (n.2014/2059 del 31/3/2014) con danni economici alle Comunità inadempienti e restrizioni nella rendicontazione dei finanziamenti concessi.

AL DANNO LA BEFFA !





 

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