14/09/2015. BARLETTA - SONO IL FRECCIAROSSA PIETRO MENNEA: EMOZIONE UNICA. .
Sono il Frecciarossa 1000. Sono il Frecciarossa Pietro Mennea. Sono il nuovissimo treno. Tutto fuoco, fiamme ed alta velocità. Orgoglio italiano che più italiano non si può.
Per tutti gli altri, per i ragazzi pugliesi, oggi è il primo giorno di scuola. Auguri! Per tutti ma non per me. Perché sono il Frecciarossa 1000 lo sapete tutti da un pezzo: io, e solo io, porto il nome di Pietro Mennea, un altro ragazzo pugliese di tanti anni fa. Correva come il vento…
A me gli auguri del primo giorno di scuola li hanno fatti venerdì scorso, in un pomeriggio di settembre di questa nostra estate infinita: infinita come la folla alla stazione di Barletta. Ma che spettacolo. Emozione unica, signori miei…
Sul primo binario, mi hanno aspettato tutti: mi hanno visto arrivare sbucando dalla curva come Pietro Mennea nella luce del pomeriggio d’estate da Bari. Con la mia livrea rossa, ero davvero come lui, come il campione… Quel ragazzo campione trionfante e splendido. Quel ragazzo campione che taglia il traguardo di una vita. A fine corsa, ho salutato quel bambino testolina bionda che mi ha fatto compagnia durante questo viaggetto da Bari in cabina col macchinista: ciao piccolo, ricordami bene, almeno in fotografia, perché non mi vedrai mai più da queste parti. Ciao ciao!
Un amico giornalista, uno dei tanti miei viaggiatori col badge rosso al collo, mi ha detto: “Dai, freccia, se ti giri dall’altra parte, vedrai lo stadio dove quel ragazzo di Barletta, in un altro meraviglioso pomeriggio d’estate del 1980, di ritorno dalle Olimpiadi di Mosca con la medaglia d’oro a tracolla, correva più del vento ed ha fatto il record mondiale sui duecento metri…”
Girarmi io? Impossibile, signori: e così l’ho immaginato, a correre veloce più del vento, una vera freccia del Sud a sfrecciare dopo quella curva ed a stravincere. Con la gente, tanta gente, molta più di oggi, dodicimila persone, ad esplodere in un unico grande boato di gioia!
Curioso, ho domandato innocente al mio amico giornalista: “Un record mondiale… Chissà come i barlettani avranno conservato quella pista. Ma che dico: pista? Un vero monumento dello sport…” Lui sta zitto. Un giornalista che non parla, incredibile. Poi sbotta: “Non parliamo di monumento, mio caro. Che ne stanno progettando un altro vicino alla litoranea, più brutto assai di quello che se ti sporgi puoi vedere qui dentro alla stazione. Meglio parlare della festa di oggi, mi risponde con gli occhi bassi come se la colpa fosse la sua, perché quella pista non esiste più…”
Mannaggia, penso stavolta io alla barlettana, mentre guardo dall’alto tutta quella folla che festeggia sul primo binario… Tutti a farsi i selfie davanti a me, vicino a me, sopra, sotto, in mezzo. Ma poi parliamo d’altro. “Lo sai che posso arrivare fino a 360 kilometri all’ora?” gli dico tutto orgoglioso da vero italiano. E poi aggiungo: “Solo che per tutto questo ambaradan i miei capoccia qui mi ha fatto camminare massimo solo a 170 kilometri… Che stress. Mi hanno detto: tutta colpa dei binari, di questi binari lunghi lunghi. Lunghi da Milano fino a Lecce. Dove però non potrò arrivare mai… E né ci arriveranno mai i miei cuginetti, quelli dei 500, che già stanno in servizio, meno veloci di me ma da fuori tali e quali a me…”
Che jella, tutta colpa di questi binari tanto costosi da immaginare che nessuno in Italia vuole rifare come in tutto il mondo. Come in tutta Europa.
Pazienza: vuol dire che in Europa ci andrò io da solo. E dietro mi porterò il nome di Barletta… Qualcuno in mezzo a loro forse non se lo merita. Ma mi dicono che anche col campione succedeva lo stesso: lui voleva tanto bene a Barletta... Poca cosa, direte voi. Pietro Mennea ha portato Barletta sul tetto del mondo, lui. Ma io mi accontento. Cerco di fare del mio meglio. Che volete? Sono solo un treno. Mi hanno costruito così. Ho un’anima, io. Ho una coscienza, pure
Sono il Frecciarossa 1000. Mi chiamo Pietro Mennea. Mi avete visto una sola volta in tutta la storia. Arrivederci? Chissà… Non ritornerò mai più da queste parti. Almeno tanto presto. Ma fate comunque sempre il tifo: pensando a lui, a quel ragazzo del sud che batteva le Porsche, che non ha mai chiesto niente a nessuno ed ha vinto tutto. Anche il Paradiso. Perché… la fatica non è mai sprecata. Soffri ma sogni!…
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