22/09/2015. BARLETTA - "I MIEI PRIMI QUARANT’ANNI DA GIORNALISTA": IL NOSTRO DIRETTORE NINO VINELLA FESTEGGIA OGGI IL SUO "GIUBILEO" CON IL MESTIERE PIU' DIFFICILE FRA RICORDI, TESTIMONIANZE, ESPERIENZE DI UNA VITA DEDICATA ALL'INFORMAZIONE VERA ED ALL'IMPEGNO CIVILE.
Il nostro Direttore responsabile, Nino Vinella, taglia oggi un importante traguardo della sua vita umana e professionale. I nostri più affettuosi auguri per la carriera e l'esempio che ci fornisce quotidianamente.
Ai Lettori dedica questo intervento.
LA REDAZIONE
Oggi, martedì 22 settembre, festeggio ufficialmente anch’io un “giubileo” molto speciale: i miei primi quarant’anni di giornalista pubblicista iscritto all’Ordine da quella stessa data nel 1975. Firma del Presidente di allora, il compianto Oronzo Valentini, mio primo Direttore a La Gazzetta del Mezzogiorno.
Io lo ricordo con una sua memorabile citazione: “La cosa più difficile per un giornalista è non scrivere”.
Già: perché scrivere è il nostro lavoro, il nostro unico e solo dovere. Non farlo? Delitto di omissione: significherebbe tradire la gente che crede in te, venire meno al codice deontologico, cedere alla tentazione ed al (fin troppo facile) ricatto di fare commercio delle proprie parole anziché informazione. Completa, onesta, sincera, indipendente da ogni altro potere.
Questo che leggete non è il famigerato “coccodrillo” elogiativo e lacrimoso, il de profundis postumo al morituro. Per dirla con Lucio Dalla: caro Amico, Ti scrivo… Quarant’anni, una vita… Aggiungendone i due previsti dalla nostra legge sulla professione per diventarlo ed altri ancora precedenti (cioé quando lo stai ancora sognando…), la somma finale si dilata a cifre da mezzo secolo fa, riportandomi indietro nel tempo ad un’epoca assai remota, della mia giovinezza degna di Renato Zero, di Carlo Conti e dei migliori anni della nostra vita…
Saluto con affetto e stima particolare gli Amici e Colleghi barlettani Michele Cristallo e Giuliano Rotunno, miei compagni di strada nei primi passi… e anche adesso.
Difficilmente avrei mai immaginato, fino a due settimane fa, di annotare questo 40° compleanno nel mio personale archivio giornalistico di pagine a centinaia e centinaia con la notizia del mio rovinoso infortunio pubblicata sulla Gazzetta del Nord Barese con foto e titolazione di cronaca. Ma così è la vita…
Quell’inciampo nel dissestato marciapiedi-trappola di via Casardi mi ha come lanciato anche dall’altra parte: dalla parte di chi viene raccontato. Segue causa civile (e penale) per danni al Comune.
Ma è come fosse stato un allarme ad evitare quell’altro tipo di trappole del cosiddetto “circo mediatico”, fra bestie feroci e pagliacci, dove più numerosi risultano essere questi ultimi, come sapete..
In tutto questo tempo, ne ho viste e scritte di tutti i colori, una specie di lotteria con pochi gratta e vinci ma tante, tantissime, fortissime emozioni.
Tutte scandite da illustri colleghi e maestri del mestiere, dagli Amici come Voi tutti, dalla mia Famiglia e soprattutto dalla gente, quella gente alla quale dalle colonne della Gazzetta mi rivolgevo, come scriveva scherzosamente un mio assiduo Lettore, “in un dialogo muto” ma ricco di parole, punti, puntini sospensivi, capoversi dove ci capivamo bene, e come!
Già, La Gazzetta del Mezzogiorno: dal 1973 al 1997, ventiquattro anni ininterrotti di collaborazione a tutele crescenti come nel jobs act di oggi. Prima da casa per telefono agli stenografi. Poi in Redazione, i computer, i colleghi: Daloiso, Curci, Dimiccoli, Balsamo, Pinnelli, Losito, Piazzolla.
Nella lista, omicidi, rapine, furti, sindaci arrestati, i quartieri, la prima 167, elezioni anticipate, crisi comunali, mercati da trasferire, la Disfida, Eraclio, Canne della Battaglia, il Barletta calcio in serie B, gli speciali...
E poi una serie di prime pagine, dov’è andata a finire la mia firma, qualcuna col gusto del gossip: come ad ottobre 1985, quando pubblicammo la vignetta di Pillinini con Pippo Baudo che sorreggeva Katia Ricciarelli dicendo “Cara, stasera… all’opera!”. L’annuncio, l'indiscrezione a sorpresa del loro fidanzamento fu dato dal regista Zeffirelli in un meeting mentre girava Otello (Placido Domingo) a Barletta, lei la bionda Desdemona. Dettai la notizia a braccio a tarda ora e fu scoop in tutta Italia il giorno dopo….
Quando sono andato a riprendere il mio tesserino, con quaranta bollini incollatici su anno dopo anno, ho tenuto in mano tutta la mia vita ed oltre.
Ho iniziato a scrivere che avevo sedici, forse quindici anni… Era il ’68, ai tempi della contestazione e delle prime occupazioni studentesche, dei cortei contro l’invasione comunista della Cecoslovacchia ed in memoria di Ian Palach.
Da studente del glorioso Cassandro, l’istituto di ragioneria dove collaboravo a “Il Periscopio”, testata che nel titolo stesso denunciava apertamente la voglia di scoprire il mondo navigando sott’acqua ma senza fare la figura dei fessi. Noi maschi che andavamo a scuola in giacca e cravatta, e le ragazze col grembiule nero…
Un giornale scolastico vero, stampato in tipografia, lusso ed onore per poche scuole allora, con la firma del collega Pasquale Cascella, oggi Sindaco di Barletta dopo aver lavorato come consigliere dell’informazione alla Presidenza della Repubblica, nelle stanze del Quirinale al fianco di Giorgio Napolitano.
Su Il Periscopio c’erano articoli su di un tale studente Pietro Mennea che stravinceva ai campionati studenteschi di marcia e si allenava salendo e scendendo le scale della scuola… mancandoci le palestre! Grazie a Te Pietro, che mi hai permesso di condividere da giornalista i Tuoi sacrifici, le Tue imprese, i Tuoi record… Grazie per sempre!!!
Ho collaborato anche a giornali cittadini di partito, come Il Buonsenso ed Il Fieramosca, tutti politicamente schierati ai tempi della prima repubblica.
Da quegli anni, la voglia di scrivere e di raccontare la vita ed i fatti è cresciuta dentro di me in maniera esponenziale: inutile che Vi elenchi le testate e le occasioni di poterci pubblicare qualcosa di mio, dalla carta stampata (col piombo caldo delle vecchie linotype alla Tipografia Rizzi & Del Re e poi le pagine fotocomposte), alle radio libere, alle tivù private, alle grandi testate regionali come l’indimenticabile e sempre onnipresente, viva, autorevole Gazzetta.
Ed oggi al web, sterminata prateria della comunicazione globale… Dalla cronaca nera allo sport, dalla politica (quante notti trascorse in consiglio comunale per le ultimora dettate dal telefono!) alla cultura ed allo spettacolo: migliaia di notizie. Spaziando in lungo ed in largo nei campi del possibile giornalistico e dell’impossibile da cittadino, col mio imperdonabile “vizietto” di scantonare dalla terza persona (classica pietra miliare per i giornalisti-testimoni degli avvenimenti) alla prima persona, accidenti, tipica invece di chi osa metterci comunque lo zampino.
Ecco il mio vissuto di persona. Questo il mio impegno.
Oggi come oggi, coi tempi che corrono confusi e spesso mistificanti, talvolta sento che potrei o dovrei pentirmene, pentirmi cioè di essere uscito dalla “torre d’avorio” giornalistica per mischiarmi agli altri pezzi della scacchiera, specie agli alfieri e mai però ai semplici pedoni.
Ma alla luce dei fatti e delle circostanze, mi ravvedo e subito mi… pento della mia voglia di presunto pentimento, specie ora che si ragiona nella globalizzazione (anche dei sentimenti) e che dalla rete web, dai social, da Facebook le occasioni e gli spunti per un’attività informativa a tutto campo sono stati praticamente moltiplicati via internet e quel dialogo muto di un tempo è divenuto un continuo ping-pong di notizie a raffica.
Desidero in conclusione rivolgermi soprattutto a quei Colleghi più giovani di età ed agli altri che inseguono il mito dell’eterna gioventù di un mestiere unico al mondo come il nostro: abbiate, abbiamo il coraggio di andare avanti, ragazzi, di scrivere, di denunciare, di raccontare sempre.
Abbiate, abbiamo il coraggio di sfuggire al conformismo delle “veline” da cucinare col copia-incolla.
Andate, andiamo a caccia noi delle notizie: evitate, evitiamo che le notizie siano loro a catturare noi.
Abbiate, abbiamo la sfrontatezza di fare sempre domande, specie le più scomode.
Diffidiamo sempre dalle imitazioni e dalle sirene della pubblicità taroccate da notizie.
Staniamo, stanate gli spacciatori-pataccari di verità fasulle a buon mercato che magari ci girano i potenti di turno dagli uffici stampa...
Abbiate, abbiamo il piacere, il gusto, la responsabilità di farci capire dalla gente, senza giri di parole, senza trucco e senza inganno, andando a scavare proprio là dove ci hanno fatto capire che non ne varrebbe la pena.
I miei primi quarant’anni da giornalista.
Questo è il mio regalo per Voi tutti: per noi che… il Giornalismo vale tutta una vita!
Nino Vinella giornalista (mai pentito) da quarant’anni. E sempre in prima persona, accidenti…
Barletta, martedì 22 settembre 2015
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