07/12/2015. LETTERA APERTA DI ANNIBALE AL CORRIERE DEL MEZZOGIORNO SULLA BATTAGLIA DI CANNE: NIENTE “BUFALE”. MAGARI UN SELFIE….
Il Corriere del Mezzogiorno, in prima pagina sul numero di martedì 1° dicembre 2015, ha pubblicato un articolo di Vittorio Stagnani nel quale si confuta lo svolgimento della famosa battaglia di Canne nell'omonima località a pochi chilometri da Baletta, ormai riconosciuta nei millenni come il teatro della vittoria-capolavoro di Annibale.
Ecco l'intervento del nostro Direttore Nino Vinella in replica, fra ironia e divulgazione, al Corriere, pubblicato sempre in pagina sul numero di venerdì 4 dicembre 2015.
"Gentile Direttore, sono Annibale, e sicuramente il mio nome le ricorderà qualcosa a proposito dell’articolo di ieri in prima pagina firmato da Vittorio Stagnani.
L’ho letto dalle parti del mio attuale domicilio dove, considerato l’argomento, me lo ha fatto pervenire a mezzo corriere veloce il mio amico giornalista Nino Vinella. Ed è a lui che affido alcune mie personalissime riflessioni e considerazioni, con preghiera di pubblicazione a beneficio di quei Lettori ancora interessati.
Da giovane parlavo in quattro lingue ai miei soldati provenienti dalle terre del Mediterraneo: ma tutti ubbidivano ai miei comandi, mi capivano con l’esempio come se parlassi un solo idioma. La vittoria sui nostri nemici era garantita, i miei ordini non si discutevano. Anzi. Ma oggi ho poca dimestichezza con i moderni linguaggi, e pertanto preferisco ragionare sull’esperienza dei fatti accaduti… davvero.
Premetto: ho conosciuto le uniche “bufale” in vita mia durante gli ozii di Capua, nella Campania felix, come la chiamavano i Romani, dove ho soggiornato diverso tempo appena dopo la Battaglia di Canne, che ricordo benissimo a differenza di altri.
Avevo anch’io al mio seguito un cronista, Sosilo di Sparta, ma i suoi racconti scritti sono andati distrutti e dunque tutta la storia di allora ve l’hanno tramandata Polibio e Tito Livio. Con molto realismo, direi, e lealtà specie nei miei confronti, io che sono passato alla storia come “il più grande nemico di Roma”. Mi riferiscono di un tale apprezzamento anche da parte di un altro erudito chiamato Alberto Angela, attraverso un sistema di visione a distanza che, anche per me, resta un qualcosa di misterioso…
Veniamo alla sostanza, alla Battaglia di Canne. Ho letto e riletto quell’articolo di Vittorio Stagnani, l’ultimo di tutta una serie direi sterminata di persone che, ogni tanto e quasi ad intervalli di tempo prestabiliti, fanno rispuntare quella vexata quaestio (come la chiama anche lui) del luogo dove ho compiuto la mia vittoria, il mio capolavoro… Mi sono anche segnato un piccolo elenco.
Gli devo comunque il piacere e, insieme, il dovere di aver stabilito come Canne della Battaglia, l’unica certa a pochi chilometri da Barletta, possa continuare ancora oggi a fare notizia, addirittura in prima pagina. Archeologi scavatori e “carotaggi” scientifici? Ne dubito. Ho letto anche questo.
Ma andare a rovistare nelle viscere della piana dell’Ofanto mi pare davvero così poco fattibile. Come assurdo è pretendere di vedere esposti i resti anche solo di qualcuno delle migliaia di soldati caduti sotto il sole d’agosto, spogliati di tutte le armi dai miei veterani e dunque dissoltisi, macerati dalle intemperie.
Una battaglia così grande e di tanto vaste proporzioni, nell’uso in campo aperto delle Guerre Puniche, non poteva né doveva lasciare traccia, assolutamente. Era la consuetudine del tempo. Lo ha dovuto ammettere e capire Michele Gervasio, quando il professore venne negli Anni Trenta da Bari a scoprire il sepolcreto ritenuto annibalico, ma che invece nel 1961 fu datato al Medioevo.
Di quanto sostenuto fra Carlantino e Castelluccio Valmaggiore m’interessa poco o addirittura nulla: la questione fu superata negli Anni Novanta in un grande convegno nella sala rossa del Castello di Barletta. Ci sono gli atti trascritti…
Io sono Annibale, il vincitore di Canne della Battaglia, unica e sola a dieci chilometri da Barletta. Visitatela adesso, anche a dicembre, vi prometto guide gratuite.
E se volete, chiamatemi pure, scenderò da dove mi trovo adesso ad accogliere chi verrà a trovarmi e ci faremo insieme un “selfie”! Parola celtica, mi dicono, non so nemmeno cos’è ma anche col mio unico occhio sarà bellissimo. Arrivederci!"
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