01/12/2016. BARLETTA - "TRA ORIENTE E OCCIDENTE: ISTITUZIONI RELIGIOSE A BARLETTA NEL MEDIOEVO (SECOLI XI-XV)". IL BILANCIO DELLA IMPORTANTE "DUE GIORNI" NELLA RELAZIONE DEL PROF. PASQUALE CORDASCO, ASSOCIAZIONE CENTRO STUDI NORMANNO-SVEVI (UNIVERSITA' DI BARI).
Il 25 ed il 26 novembre, presso la basilica di San Domenico in Barletta si è svolto il convegno internazionale di studi sul tema “Tra Oriente e Occidente: istituzioni religiose a Barletta nel Medioevo (secoli XI-XV)”.
L’importante iniziativa, organizzata dall’Arcidiocesi di Trani Barletta Bisceglie in collaborazione con gli Atenei di Bari e della Basilicata, con il Centro di Studi Normanno Svevi dell’Università di Bari e con alcune istituzioni e associazioni religiose barlettane, chiudeva un denso programma, intitolato “La Chiesa di Barletta nel Medioevo. Itinerari di storia, arte, fede tra Oriente e Occidente”, avviato nello scorso mese di luglio e destinato a celebrare il Giubileo straordinario della Misericordia.
L’incontro barlettano, dunque, si è qualificato fin dall’inizio come un importante passaggio in un percorso di ricerca e di approfondimento che negli ultimi anni si sta sviluppando intorno alla storia di Barletta e del suo territorio.
In questa occasione l’attenzione di qualificati studiosi provenienti da università italiane e straniere e dalla stessa città di Barletta si è indirizzata verso caratteri e aspetti della storia della Chiesa cittadina e sulle forme attraverso le quali chiese, fondazioni monastiche maschili e femminili, ordini militari cavallereschi tra i secoli XI e XV hanno consolidato la loro presenza nella città intrecciando la loro storia con quella delle famiglie più in vista e delle stesse istituzioni politiche cittadine. N
el corso di tre intense sedute si è provveduto ad una puntuale e documentata messa a punto delle conoscenze disponibili ed all’indicazione di nuovi percorsi di ricerca riguardo a tematiche suscettibili di ulteriori approfondimenti.
All’interno di un itinerario connotato da un elevatissimo livello scientifico, alcune linee guida sono comparse ripetutamente in maniera convincente.
Il pensiero corre in primo luogo alle peculiarità della natura stessa dell’insediamento demico barlettano: un nucleo abitato formalmente privo della cattedra vescovile – e per di più schiacciato tra gli arcivescovadi di Canne e di Trani - ma protagonista di una vita religiosa dinamica e feconda; un centro provvisto di un porto sede di una intensa e duratura attività di scambi economici e culturali tra Oriente ed Occidente; una città agglomerata intorno alla sua chiesa cattedrale ed al castello ma capace di forti spinte policentriche favorite dalla esistenza di monasteri ed altri insediamenti umani nelle campagne circostanti in costante rapporto dialettico con il centro urbano; una città sempre proiettata verso l’Oriente – e in modo particolare verso la Terra Santa – e in costante collegamento con il Papato e la corona.
Il convegno, in sostanza, ha delineato un affresco molto articolato in cui sono stati tratteggiati i lineamenti di una realtà complessa ed affascinante. Pur essendo impossibile ricordare qui i tanti temi affrontati, sembra opportuno fare cenno, oltre che agli interventi generali che hanno fissato le coordinate all’interno delle quali si sono dipanate le giornate di studio, a quelli dedicati alle fondazioni monastiche cittadine che, a Barletta come in tutto il Mezzogiorno, vissero il passaggio dalle tradizionali istituzioni benedettine ai nuclei degli ordini mendicanti. Per tacere poi degli Ordini militari cavallereschi che fin dall’inizio elessero Barletta come sede principale dei propri insediamenti nel Regno di Sicilia.
Una vicenda storica che potrà essere ulteriormente illustrata da nuovi documenti che stanno venendo alla luce in archivi austriaci, o alla rilettura di quelli conservati negli archivi meridionali e a Roma.
Ugualmente importanti sono risultate le relazioni che hanno dimostrato l’utilità delle testimonianze archeologiche, artistiche e monumentali: un patrimonio di cui Barletta è particolarmente ricca anche se sarà necessario tenere alta la guardia per preservare tale ricchezza sottoposta in passato ad attacchi di ogni genere.
Di tutto ciò, e di molto altro ancora, va dato merito ai professori Francesco Panarelli, Luisa De Rosa e Victor Rivera Magos che hanno concepito l’architettura organizzativa del convegno riunendo studiosi di alto livello che hanno consegnato a Barletta un ruolo di rilievo nel dibattito storiografico internazionale.
Un traguardo assai significativo che, però, può e deve essere inteso come una tappa di un viaggio che deve proseguire per il raggiungimento di ulteriori acquisizioni sulla storia di Barletta e per la crescita culturale del suo tessuto sociale.
Pasquale Cordasco Università degli Studi di Bari; Direttore del Centro di Studi Normanno-Svevi
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