Intervento di Emmanuele (Patto territoriale Nord Barese)Tra qualche settimana, con l'insediamento del nuovo consiglio comunale e la nuova giunta, prende avvio l'era Maffei. Preoccuparsi della nuova vita amministrativa di Barletta non è un fatto di circostanza, in considerazione del suo nuovo status di città capoluogo di provincia e del suo ruolo di città con l'economia più rilevante del territorio della nuova provincia.
Il programma elettorale di Maffei, sintetizzato nello slogan «Barletta Capitale», lascia intravvedere due punti fondamentali che saranno la stella polare del programma amministrativo futuro, nel segno della continuità ma anche in discontinuità dell'era Salerno: la visione strategica dello sviluppo della città e la partecipazione dei cittadini. In verità non è un fatto nuovo, giacchè il sindaco Salerno nell'ultima fase del suo mandato amministrativo, mutuando il metodo di lavoro del patto territoriale nord barese ofantino, ha avviato il piano strategico di sviluppo della città. Ma la novità è fare della visione strategica e della partecipazione dei cittadini il metodo di lavoro della nuova amministrazione, piuttosto che un semplice momento di visibilità politica.
La visione strategica della città. Partendo dai risultati prodotti dal piano strategico lasciato in eredità da Salerno e sviluppando i temi del piano strategico territoriale Vision 2020, avviato dal Patto territoriale nord barese ofantino, emerge il tema della riconversione produttiva dell'economia della città. Barletta incide sulla nuova provincia, in termini di ricchezza prodotta per il 38%, contro il 29% di Andria e il 23% di Trani; in termini di popolazione è noto che Andria supera Barletta. Ma negli ultimi dieci anni la crescita economica della città ha perso vigore ed è rallentata rispetto alla media pugliese: in termini di ricchezza prodotta per abitante, Barletta è aumentata del 38% contro il 48% a livello regionale, ma nello stesso periodo Trani è aumentata del 57%.
Tale andamento non positivo può essere addebitabile a due cause principali: in primo luogo, la crisi del tessile, dell'abbigliamento e del calzaturiero, non più competitivi come in passato a livello nazionale ed internazionale; in secondo luogo, la insufficiente crescita del settore dei servizi, che rimane sottodimensionato rispetto al ruolo di città capoluogo e alle esigenze del sistema produttivo. Riguardo a quest'ultimo aspetto, il terziario a Barletta pesa, sempre in termini di ricchezza prodotta, per il 66% dell'economia cittadina, contro il 75% della media pugliese. Meglio di Barletta, su questo aspetto, fanno Bisceglie con il 79% e Canosa con il 76%. Qualificare i settori in crisi, diversificare l'economia locale e incrementare il settore del terziario sono obiettivi essenziali della nuova visione strategica della città.
Non è compito facile, poiché Barletta si è affermata nei decenni scorsi come centro industriale puntando sulle sue capacità di imitazione produttiva. Ora nel nuovo scenario di una economia mondiale le capacità fondamentali sono quelle della innovazione, della creatività: la capacità meramente produttiva è diventata un punto di debolezza. Occorre ripartire dalla capacità di essere una città aperta guardando anche oltre i confini provinciali e regionali: il porto e la logistica, i servizi alle imprese, il settore turistico-culturale possono diventare punti su cui misurare la capacità della nuova amministrazione.
Ma occorre anche guardare avanti ad una città cocapoluogo con Andria e Trani della nuova provincia: un piano di sviluppo integrato tra le tre città è un impegno che la nuova amministrazione deve portare avanti energicamente, per predisporre ipotesi progettuali da inserire nella nuova programmazione europea 2007-2013, che assegnano alle città capoluogo un ruolo di rilancio della crescita economica. La Regione Puglia sta completando in queste settimane il documento strategico per utilizzare i fondi di questa nuova programmazione e i tre comuni BAT, che dai dati surrichiamati totalizzano il 90% della ricchezza prodotta dalla nuova provincia, saranno chiamati a dare il loro contributo propositivo e a predisporre celermente progetti di elevato impatto sulla crescita economica del territorio e con immediata cantierabilità. La partecipazione. Alla amministrazione pubblica tocca il ruolo di guida, di regia nella elaborazione e attuazione della nuova strategia di svilupp, ma senza la partecipazione attiva dei cittadini e dell'associazionismo non si affronta efficacemente il futuro.
La partecipazione dei privati portatori di interesse, sia locali che esterni, diventa elemento altrettanto rilevante per la nuova strategia di sviluppo, per evitare che la partecipazione dei cittadini sia sterile. Due aspetti specifici dovranno caratterizzare i processi di partecipazione: uno riguarda la comunicazione, quale strumento per favorire il clima di fiducia che deve essere alla base di tali processi; l'altro riguarda la predisposizione di strumenti di monitoraggio e valutazione dei risultati raggiunti rispetto agli obiettivi fissati. Auspichiamo che Barletta torni ad essere una città economicamente vitale e a svolgere il ruolo che le spetta sul territorio; anche le altre città, in un rapporto di stretta integrazione con Barletta, rischiano di avere contraccolpi negativi dalla presenza di una città che, pur essendo diventata capoluogo di provincia, non riesce a dare adeguati impulsi economici, sociali, culturali. Auspichiamo che tale sforzo sia condiviso da tutta la città, da tutte forze politiche presenti in consiglio comunale.
Intervento di Emmanuele Daluiso (Patto territoriale Nord Barese)
Fonte: La Gazzetta del Nord Barese 09/06/2006