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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

27/02/2020.  BARLETTA - NELLA MOSTRA "MIA CARA PICCOLA MOGLIE" QUEL DE NITTIS SEGRETO RISCOPERTO NEL 174° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA. GRAZIE AD ARCHEOBARLETTA UNA INTERA GIORNATA DI VISITE A PALAZZO DELLA MARRA PER LA MOSTRA "MIA CARA PICCOLA MOGLIE" FINO AL 3 MAGGIO .

Una intera giornata di visite guidate gratuite a Palazzo della Marra ha reso onore a Giuseppe De Nittis nel 174° anniversario della nascita.

Il pubblico ha potuto così "incontrare" lo stile e tutta l'arte ritrattistica dell'altro maestro dell'Impressionismo italiano di fama europea, il contemporaneo ferrarese Giovanni Boldini, nell'esposizione "L'incantesimo della pittura" gemella dell'altra "De Nittis, la rivoluzione dello sguardo" in corso di svolgimento a Ferrara in Palazzo dei Diamanti (Fondazione presieduta da Vittorio Sgarbi), entrambe nate dallo scambio virtuoso fra le due Città.

Le guide di ArcheoBarletta, associazione organizzatrice dell'allestimento, hanno accolto oltre 500 visitatori nella fascia serale della mostra "Mia cara piccola moglie. La Donazione De Nittis dall'atelier al Museo" offrendo un inedito spaccato di opere e testimonianze che proseguirà fino alla conclusione del prossimo 3 maggio.

Rileggiamo l'idea portante progettuale nelle note presentate quale accompagnatoria alla proposta all'Amministrazione comunale di Barletta che ha inteso sostenere l'evento con 6.500 euro (5.000 per la realizzazione del catalogo e 1.500 per i contributi scientifici) con la delibera 245 del 21 novembre 2019. Inoltre, il Comune ha provveduto alle spese per le 82 didascalie (euro 961) e l'allestimento (12 teche in legno euro 4.800 ed altrettante vetrature per euro 3.360 + Iva) rispettivamente con le determine dirigenziali n. 1898 del 3 dicembre 2019 e n. 1829 del 22 novembre 2019.

"Partendo dalla realtà familiare degli ultimi anni di vita dell'artista, attraverso l'esposizione di lettere e corrispondenze, si arriva alle vicende che hanno portato la vedova a lasciare per testamento alla città di Barletta i quadri più cari del marito.

Ricostruiti i momenti che hanno scandito l'arrivo della donazione a Barletta, le successive fasi che porteranno alla nascita del museo dedicato all'artista, nonché i problemi sul numero dei quadri che ha interessato molti studi successivi.

La mostra ha la finalità di far conoscere questo nostro concittadino, notissimo in vita, poco ricordato immediatamente dopo la morte, riscoperto nel secondo ‘900.

De Nittis è un uomo complesso, un uomo nuovo che vive i turbamenti di una società, quella ottocentesca, che cambia, si trasforma e l'arte ha l'urgenza di abbattere vecchi miti per dare voce alla nuova società che si fa strada prepotentemente nello scenario politico, culturale e storico.

Con questa esposizione conosceremo il vero carattere di "Peppino" che rimane uomo del sud, che porta il sole dove c'è nebbia, passione dove c'è freddezza, calore e bisogno di affetto e amicizia in ogni attimo della sua vita.

I temi verranno raccontati attraverso materiale fotografico e documentario proveniente dall'Archivio comunale presso la Pinacoteca De Nittis (epistolario, fondo librario), dall'Archivio di Stato - sezione di Barletta, dalla Biblioteca Comunale, da collezioni private.

L'esposizione si apre con una fotografia d'epoca - collezione privata - comparsa per la prima volta nel 2016 a Canosa nella mostra "Giuseppe De Nittis: le parole non dette", in cui compaiono De Nittis e alcuni frequentatori della sua casa, in un ideale legame con l'attuale "Casa De Nittis" presso Palazzo Della Marra. Questa foto permette di immergersi nella Parigi fin de siècle e soprattutto nella fitta trama di rapporti che i coniugi De Nittis hanno intessuto nella loro vita con personaggi più o meno noti della società parigina del tempo.

Alcuni di questi legami emergono chiaramente dal prezioso epistolario custodito presso la Pinacoteca De Nittis e consegnato nel 1934 al Comune di Barletta da Marie Prelat, nominata esecutrice testamentaria da Leontine nel 1912. Lettere di scrittori, critici d'arte, studiosi, attori, artisti tracciano legami più o meno profondi con il pittore barlettano e in particolare con Leontine. Una recente pubblicazione (Moscatiello, 2008) ci ha permesso di leggere alcune lettere inedite - conservate presso la Bibliothèque Nationale de France - che approfondiscono alcuni rapporti (Principessa Matilde Bonaparte, Edmond de Goncourt ecc.) da cui emerge soprattutto la caparbia personalità di Leontine. Interessante il legame con lo scrittore Jules Claretie di cui viene esposto esposto il romanzo La fugitive (ediz. 1880) - collezione privata - che si apre con una lunga dedica a Giuseppe De Nittis e ai tempi giovanili vissuti insieme.

Due lettere del nostro epistolario raccontano, invece, del viaggio in Svizzera nel 1881 dei coniugi De Nittis con i Daudet che il pittore tradusse in immagini nei tre dipinti custoditi in Pinacoteca (Monti e laghi, Lago dei quattro Cantoni,Alba serena). Una delle poche lettere, invece, scritta da Giuseppe De Nittis negli ultimi mesi di vita è destinata a Giovan Battista Calò, in cui parla della sua naturalizzazione che mai avvenne e conferma che il legame con la sua città natale era rimasto intatto.

La morte improvvisa del pittore mette maggiormente in luce questi rapporti più o meno stretti con la Parigi del tempo, come confermano alcuni telegrammi di condoglianze della moglie di Manet, Suzanne Leenhoff, dell'attore Coquelin Cadet, dell'artista Gustave Popelin, del poeta José-Maria de Hérédia (conservati nel nostro epistolario).

La notizia della morte ebbe grande eco sui giornali importanti come Le Figaro (Bibliothèque Nationale de France) o L'Illustrazione Italiana che dedicano prime pagine e approfondimenti al grande pittore barlettano, evidenziando come De Nittis fosse un artista molto considerato dai contemporanei.

Dopo la morte del pittore, Leontine si trovò ad affrontare periodi di forte difficoltà emotiva ed economica: i carteggi confermano questa situazione. Molti amici, tra tutti J. M. de Hérédia, J. Claretie, A. Dumas figlio, rimangono vicino alla vedova. Dalle lettere emerge che molti di questi personaggi si impegnarono a far pubblicare alcune opere letterarie di Leontine o ad aiutarla anche con prestito di denaro. In alcune lettere si parla anche di “Notes et Souvenirs” e di alcuni concorsi, cui avrebbe partecipato vincendo dei premi in denaro. Queste lettere sono accompagnate dalle copie dei romanzi da lei pubblicati con lo pseudonimo Olivier Chantal, custoditi nel fondo librario De Nittis. Inoltre Leontine comincia ad interessarsi della possibilità di vendere alcuni quadri presso istituzioni museali parigine, spesso senza successo.

L'epistolario in possesso della Pinacoteca potrebbe essere arricchito da alcune preziose lettere dell'archivio Dini - Marini (1990), che tracciano in maniera più completa la vita, non solo artistica, del pittore barlettano. In particolare molto significativa nell'economia del nostro percorso, una lettera di Jules Claretie datata 31.12.1884, in cui si evince che già a pochi mesi dalla morte di Giuseppe, Leontine pensava ad eventuale vendita dei quadri ma, trovando scarsa apertura dai musei parigini, la vedova avrebbe pensato all'Italia.

Siamo agli ultimi anni della vita di Leontine: documenti importantissimi (Archivio di Stato - sezione di Barletta) sono datati 1909 e dimostrano che Leontine pensò a Barletta alcuni anni prima della redazione del testamento. Infatti la vedova donò due quadri del marito alla città di Barletta grazie all'intercessione del pittore barlettano Raffaele Girondi. Abbiamo lettera di ringraziamento del commissario prefettizio dell'epoca a Girondi per l'interessamento della donazione.

I due quadri si trovano citati nel catalogo del Museo civico della città redatto dal bibliotecario B. Paolillo nel 1910 (biblioteca Loffredo) ma, dopo il 1923 (quando vengono citati nell'Annuario degli Amici dell'Arte e della Storia Barlettana - biblioteca Loffredo), di questi quadri sembra non ci sia più traccia .

Con la morte di Leontine nell'agosto 1913, si apre la fase documentaria più ricca presente nell'archivio comunale. I momenti salienti che succedettero all'apertura del testamento sono supportati da una serie cospicua di lettere e documenti molto importanti: il testamento, i primi elenchi della donazione redatti in Francia, il ruolo della Prelat (governante ed esecutrice testamentaria della vedova), le prime notizie che arrivano inaspettate in Italia su questa donazione. Il pittore Gabbiani viene incaricato di verificare la consistenza del legato e delle operazioni di spedizione in città. Nello stesso tempo da Venezia arrivano pressanti comunicazioni perché alcuni quadri del legato facciano parte della grande Esposizione Internazionale d'Arte del 1914. Le vicende di questi mesi sono concitate e finalmente, dopo le pratiche burocratiche, il legato De Nittis arriva a Barletta con relativo verbale di consegna e i quattro quadri richiesti per l'esposizione possono partire per Venezia, dove riscossero grande successo.

Dalla documentazione si possono inoltre scandire i diversi luoghi che hanno ospitato nei primi anni la collezione De Nittis: la Biblioteca presso l'ex sala da ballo del Teatro Curci, alcune aule della scuola D'Azeglio (1923), fino all'inaugurazione del Museo Pinacoteca presso Palazzo S. Domenico nel 1929. Alcune curiosità: qualche mese prima dell'inaugurazione c'è traccia di una sostituzione di cornici di molti dipinti di De Nittis (circa 60 quadri) realizzate da un doratore di Napoli (Archivio di Stato di Barletta) e una richiesta da parte della nascente Pinacoteca Provinciale di Bari di alcuni quadri della donazione per arricchire la loro collezione: la questione si risolverà con il prestito temporaneo di un quadro "Nei giardini" (Archivio di Stato di Barletta) . Il tentativo di smembrare la collezione di Barletta, in realtà, era avvenuto già dopo l'esposizione di Venezia con una lettera di Vittorio Pica che, citando il testamento di Leontine, spingeva affinché alcuni quadri fossero donati ad altri importanti musei italiani (es. Colazione in giardino a Venezia). Alla lettera risponderà il commissario prefettizio dell'epoca, a nome del Consiglio Comunale, con un perentorio diniego.

Altro momento importante sono i documenti riguardanti la mostra retrospettiva, anche con prestiti da altri musei, e la realizzazione del monumento (oggi presso i giardini De Nittis) in occasione del 50° della morte nel 1934 (manifesti, catalogo, giornali, corrispondenza presso Archivio di Stato di Barletta). Alla fine dello stesso anno, grazie all'interessamento del dott. M. Tarantino, saranno consegnate le lettere dell'epistolario da Marie Prelat, accompagnate da una toccante lettera in cui ricorda gli ultimi anni di vita della vedova Leontine.

Importante documentazione, infine, riguarda il periodo della seconda guerra mondiale, quando i quadri del Museo Civico, compresa la collezione De Nittis, vengono trasportati a Castel del Monte per pericolo di bombardamenti aerei. È in questa occasione che alcuni quadri verranno rubati, tra cui due dipinti di De Nittis che non verranno mai più ritrovati".






 

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