20/04/2020. BARLETTA - EPIDEMIE NELLA STORIA: NO ASSEMBRAMENTI DI OGGI E PROCESSIONI EX VOTO DOPO LA GRANDE PESTE DEL 1656. PROSEGUE IL VIAGGIO DI MEMORIA E DI MEMORIE FRA LIBRI E DOCUMENTI CON IL GIORNALISTA NINO VINELLA. OGGI LA QUARTA PUNTATA .
Senza popolo di fedeli la processione del Venerdì Santo per l’emergenza Coronavirus: e riconfermato in solitaria dal Sindaco il voto della Città dopo la grande peste nel 1656. Analogie e differenze sono il tema della quarta puntata a proposito di epidemie a Barletta nella Storia, memoria e memorie fra libri e documenti. Prosegue il ”viaggio” con il giornalista Nino Vinella (Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia, Archeoclub d’Italia Onlus Canne della Battaglia Barletta) per ripercorrere tutte quelle pagine nei secoli spesso dimenticate ma utili al patrimonio identitario collettivo.
Senza partecipazione di popolo ed in piena notte (per evitare assembramenti) la "processione" del Venerdì Santo 2020 e la riconferma del solenne voto della Città dopo la grande peste del 1656.
La nuova pagina di storia nella tradizione religiosa a Barletta passa da questo momento che ha fatto davvero notizia.
Ma sono le più remote cronache storiche - citate nel nostro viaggio grazie all’ormai introvabile volume di circa 600 pagine “Barletta: leggere la città” di Ruggiero Mascolo (lo studioso ex direttore di biblioteca e pinacoteca) e di sua moglie Rita Ceci, Edizioni Libreria Liverini per i tipi di Ars Graphica Barletta, settembre 1986 – a raccontarci come andarono le cose allora.
Scrive Sabino Loffredo nella sua monumentale Storia della Città di Barletta: “E come Dio volle si pervenne così in marzo dell’anno 1657 a vedere la peste cessare del tutto. Fu visto ritogliere dopo più di otto mesi i rastelli alle porte della città. Ma la città era già quasi deserta: de’ trentacinquemila abitanti che aveva nel 1528, erano rimasti ventimila sino al 1656; in marzo 1657, quando la peste ebbe termine, si noverarono i sopravvissuti ed erano ottomila soltanto; degli altri dodicimila i cadaveri giacevano ammonticchiati ne’ carnai.
E di tanta catastrofe niuno de’ superstiti lasciò memoria; tanta fu la desolazione che per tempo non breve occupò gli animi. Unica memoria contemporanea che di quella peste ivi rimane è la lapide messa nel 1658 nel portico di quella ch’era allora Monistero de’ Frati Osservanti annesso alla Chiesa suddetta di S. Andrea, e la cui iscrizione ricorda che lì sotto giacciono molti de’ cadaveri di coloro che perirono di peste nell’anno 1656. Non è a meravigliare che quell’accolita di tapini in que’ di non sentissero negli animi angosciati altro bisogno da quello di avere propizio Iddio.
E fu da essi che ebbe inizio il pio rito del Venerdì Santo, ch’è tuttora osservato religiosamente, in cui laici e sacerdoti, nobili e popolani, a pié nudi, tutti in arredi di di penitenti, recano con processione solenne per la città il Sacramento dell’Eucarestia, memori del voto del 29 luglio 1656. Fu d’allora che in argento vennero apprestandosi il trofeo per la reliquia ivi custodita della Croce di Cristo e la statua di S. Ruggiero in adempimento al voto medesima. Ed è d’allora che la città apparisce affidata al patrocinio della Vergine alla quale fu dato il titolo dello Sterpeto, per essersene rinvenuta la immagine lì dove un tempo era stato il Casale dello Sterpeto”.
NINO VINELLA 4^ PUNTATA (continua)
Barletta, 20 aprile 2020
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