25/04/2020. BARLETTA - 1910, COLERA E MORBILLO: EPIDEMIE NELLA STORIA. OGGI L’OTTAVA TAPPA DEL VIAGGIO DI MEMORIA E DI MEMORIE FRA LIBRI E DOCUMENTI CON IL GIORNALISTA NINO VINELLA. LA CITTA' PIU' DURAMENTE COLPITA IN TUTTA LA PROVINCIA DI BARI: CASO DI STUDIO .
In clima da emergenza Coronavirus, forse oggi sarebbe un anniversario troppo crudele e tragicamente attuale da ricordare per Barletta. Ma il colera mortale di centodieci anni fa, luglio 1910, resta negli annali della medicina moderna con la sua triste statistica e il doloroso primato della città, la più colpita per numero di morti in tutta la Provincia di Bari. Oggi l’ottava puntata: prosegue il viaggio di memoria e di memorie fra libri e documenti con il giornalista Nino Vinella (Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia, Archeoclub d’Italia Onlus Canne della Battaglia Barletta, La Gazzetta dell’Archeologia online) per ripercorrere tutte quelle pagine nei secoli spesso dimenticate ma utili al patrimonio identitario collettivo.
Nell’estate del 1910 Barletta la città fu colpita dal colera e dal morbillo, detto volgarmente febbre vetrana come ripetuto nel dialetto più popolare. Aggiungendo inoltre alla già funebre sommatoria dei morti anche i deceduti per malaria, purtroppo ancora endemica dalle nostri parti in quel tempo.
Raccontiamo gli avvenimenti grazie all’ormai introvabile volume di circa 600 pagine “Barletta: leggere la città” di Ruggiero Mascolo (lo studioso ex direttore di biblioteca e pinacoteca) e di sua moglie Rita Ceci, Edizioni Libreria Liverini per i tipi di Ars Graphica Barletta, settembre 1986 – dove, anche e soprattutto in questo episodio, sono riportati fedelmente dati e riscontri ufficiali d’archivio.
Due medici barlettani, Filippo Ciccarelli e Cosmo Torre, riassunsero “Il come e perché di un’epidemia di colera nei mesi di agosto, settembre e ottobre 1910” nella loro analisi affidata alle stampe l’anno successivo (Tipografia Dellisanti). Analizzando con metodo scientifico la situazione urbanistica della città quartiere per quartiere, e denunciando con raro realismo “fotografico” - pur in assenza delle immagini - le gravissime carenze specie in fatto di pubblica igiene, gli autori sostennero che “esclusa l’infezione idrica potabile, piuttosto si ebbe un’epidemia principalmente a focolai di contatto”: il male si propagava cioè attraverso il contatto diretto con il malato, ma anche con gli oggetti venuti eventualmente in rapporto con lui. Il popolo allora per sottrarre mobili e biancheria al fuoco purificatore o ai potenti e rovinosi disinfettanti, passava di casa in casa, spargendo così i germi della malattia.
Come riportato dai bollettini della Provincia, l’epidemia colerica contagiò Terra di Bari fra il 1910 (9 agosto – 27 ottobre) ed il 1911 (1° agosto – 5 novembre): mentre il capoluogo ne risultò indenne (per più razionale conformazione urbanistica ed avanzate pratiche sanitarie) fu proprio Barletta a vedersi assegnato il doloroso primato di “città mortalmente colerica”. Furono infatti registrati ben 100 decessi su 164 casi denunciati, con un elevato indice di letalità pari addirittura al 61%.
Ma sicuramente il numero dei colpiti fu molto più alto dato che infatti poiché la cura dei colerosi non era consentita a domicilio ma si effettuava al Lazzaretto, esistito come rudere fino agli ultimi Anni Settanta nella omonima zona situata nel quartiere Barberini, luogo comprensibilmente odiato dalla popolazione (vi si registrarono quell’anno 62 decessi su 119 degenze) tanto che questa si guardava bene dal denunciare gli infermi, se non vi era proprio costretta, e quindi spesso, troppo tardi.
La causa di tanta virulenza era ancora una volta da ricercarsi nei modi di vivere dei ceti più poveri. Infatti il ceto contadino fu il più colpito, con il 60% dei decessi; seguì la classe marinara e poi gli artigiani. Classifica socialmente probatoria per stili di vita e reddito disponibile…
Nino Vinella 8^ PUNTATA (continua)
Barletta, 25 aprile 2020
LA RASSEGNA STAMPA SUL WEB...
Epidemie a Barletta nella Storia: 1910, colera e morbillo; ottava tappa del viaggio con il giornalista Nino Vinella
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