29/04/2020. BARLETTA - IL TRACOMA, MALE DEGLI OCCHI E MALATTIA DEI POVERI. EPIDEMIE NELLA STORIA. TERMINA OGGI (DODICESIMA ED ULTIMA TAPPA) IL VIAGGIO DI MEMORIA E DI MEMORIE FRA LIBRI E DOCUMENTI CON IL GIORNALISTA "INVIATO SPECIALE" NINO VINELLA .
Purtroppo numerose le storie attraverso i secoli a proposito delle malattie diffuse nella popolazione: si conclude oggi con la dodicesima puntata dedicata alla malattia degli occhi e malattia dei poveri il viaggio di memoria e di memorie fra libri e documenti vissuto insieme al giornalista “inviato speciale” Nino Vinella (Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia, Archeoclub d’Italia Onlus Canne della Battaglia Barletta, La Gazzetta dell’Archeologia online) per ripercorrere tutte quelle pagine nei secoli spesso dimenticate ma utili al patrimonio identitario collettivo.
Fra le malattie socialmente diffuse nella cittadinanza, a Barletta il tracoma fu simbolo visibile dello stato di povertà delle classi meno abbienti e totalmente indifese di fronte ad un morbo che, come altri di questa generazione, si propagava per le precarie condizioni igieniche.
“La congiuntivite granulosa e la sua diffusione in Barletta” (Tipografia Dellisanti, 1905) è il titolo dell’opuscolo, contenente il nome scientifico del tracoma, dato alle stampe dal medico Gioacchino Mennuni come bilancio conclusivo del grave fenomeno esploso in quei mesi, pubblicazione dove si riassumono anche altri dati connessi al grado di istruzione della cittadinanza.
“In Barletta tutte le comari ripetono che le malattie degli occhi non devono curarsi perché sono sfoghi della natura che guariscono da sé” annota l’uomo di scienza alludendo alle pratiche in voga presso il popolo per alleviare il bruciore degli occhi, pratiche che quasi sempre (ovviamente) si risolvevano in un peggioramento del paziente e consistevano ad esempio “Nell’applicarsi delle fette di carne bovina sulle palpebre, cosa innocua ma inutile; il lavarsi gli occhi con l’acqua santa delle vaschette delle chiese o con l’acqua degli abbeveratoi dei cavali, o perfino con l’urina; lo strofinare sulle palpebre arrovesciate le foglie di ortica… Ad una inferma di tracoma si sono fatte inghiottire per una settimana quattro occhi di castrato al giorno per guarirla. Un altro metodo ritenuto miracoloso è l’applicazione sugli occhi infermi di una pelle di talpa che si giunge a pagare parecchie lire per la rarità di questo animale tra noi”.
Per noi tutti questi avvenimenti vengono ricordati grazie all’ormai introvabile volume di circa 600 pagine “Barletta: leggere la città” di Ruggiero Mascolo (lo studioso ex direttore di biblioteca e pinacoteca) e di sua moglie Rita Ceci, Edizioni Libreria Liverini per i tipi di Ars Graphica Barletta, settembre 1986 – dove, anche e soprattutto in questo episodio, sono riportati fedelmente dati e riscontri ufficiali d’archivio.
Scrivono: “Le condizioni igieniche e sanitarie di una città sono determinate da vari elementi quali la natura del territorio, la densità della popolazione, l’approvvigionamento idrico, il clima, il tasso di analfabetismo, le attività della popolazione, lo sviluppo urbanistico. Nel passato Barletta era circondata da zone paludose, battuta dal vento umido dello scirocco, con la sua antica sete di acqua, la mancanza di rete fognante, una densità di popolazione molto alta e modi di vivere scorretti dal punto di vista igienico-sanitario, dovuti anche allo svolgimento in casa o nelle strade di attività lavorative che invece andavano svolte in ambienti appositi.
Con tali presupposti, hanno trovato qui terreno fertile molte malattie epidemiche quali la peste, il colera, la malaria, il tracoma; ma, contemporaneamente, si sono verificate anche frequenti infezioni di meningite cerebro-spinale, tifo, vaiolo e morbillo. E’ importante sottolineare il fatto che tali malattie ed epidemie non rappresentano elementi costanti e caratterizzanti la nostra comunità, ma piuttosto momenti di rottura di equilibri igienico-sanitarie molto precari: essi, nella loro tragicità, meglio mettono a nudo gli squilibri sociali, l’ignoranza e la superstizione su cui la società si reggeva. Paradossalmente la loro analisi, oltre che per conoscere lo stato della città in quei momenti di crisi, serve per conoscere le precarie condizioni che le hanno generate”.
Gli autori quindi concludono, ricordando le parole del dottor Mennuni: “Il problema del tracoma avrebbe avuto soluzione il giorno in cui sarebbe stato risolto il problema sociale, quando cioè ad ogni essere umano sarebbe stato dato di vivere umanamente”.
Quale monito in questa emergenza Coronavirus, a conclusione del nostro viaggio attraverso epidemie di ogni secolo nella storia di Barletta, le parole di un medico che giungono fino a noi da inizio Novecento sono proprio scritte oggi...
Nino Vinella 12^ ED ULTIMA PUNTATA
Barletta, 29 aprile 2020
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