21/11/2020. BARLETTA - QUARANT'ANNI FA IL DRAMMATICO TERREMOTO IN IRPINIA: LA GENEROSA MOBILITAZIONE DELLA CITTA' IN AIUTO ALLA GENTE DI LIONI, LE OPERAZIONI DI SOCCORSO, L'ATTIVITA' DEI RADIOAMATORI NELL'AMARCORD GIORNALISTICO DEL NOSTRO DIRETTORE NINO VINELLA.
“A Barletta c’è una strada che si chiama Via Lioni. Si trova nel popoloso e popolare quartiere di Borgovilla. Prima aveva un altro nome. Ma si chiama così dal 1980, a memoria di quanto la città si prodigò a fare in favore degli abitanti di quello sperduto paesino dell’Irpinia fin dalle primissime ore di quella domenica 23 novembre di quarant’anni fa…” Inizia così l’amarcord del giornalista Nino Vinella, all’epoca corrispondente da Barletta per La Gazzetta del Mezzogiorno che, insieme al collega Giuliano Rotunno, raccontò ai lettori del quotidiano cosa avveniva nei giorni del sisma nella città.
“Fu a Palazzo di Città in corso Vittorio Emanuele che venne installata la centrale operativa, esattamente all’ultimo piano. La Protezione civile era un’espressione di là da venire. Ciò che spinse centinaia di barlettani fu la voglia di solidarietà ad ogni costo. E di costi ne furono sostenuti senza pensarci.
“Quanto vale comunicare con gli altri in caso di emergenza. Lo sanno bene i radioamatori, che nei giorni critici del terremoto, hanno sistemato in cima al Municipio una postazione ricetrasmittente che ha fornito minuto per minuto il quadro esatto della situazione nelle zone disastrate. I soccorsi portati dai volontari dell’autocolonna “Città di Barletta”, il trasporto continuo di viveri e materiali, il coordinamento di un’attività talvolta frenetica sono passati via etere, cioè nel tempo più breve possibile, attraverso questa postazione centrale ed il campo-base a Lioni. Ventiquattr’ore al giorno il servizio ha continuato a funzionare senza tregua: al quinto piano del Comune, i radioamatori hanno “sparato” (come si dice in gergo tecnico) dai 20 metri, ricevuto messaggi, diramato segnalazioni di allarme, coordinato d’accordo col nucleo che faceva capo direttamente all’amministrazione comunale e al sindaco, l’opera di soccorso che è culminata nella costruzione del villaggio “Barletta” sul suolo devastato di Lioni. Comunicare è la prima necessità in caso di emergenza: lo hanno capito tanto a fondo che qualcuno tra i soccorritori ha proposto la creazione a Barletta di un centro-radio vigilato sempre, in modo da fornire un “presidio” informativo utile non soltanto a intervenire per calamità naturali di vasta portata ma anche per “Sos” circoscritti al nostro territorio”. Così scrivevo in un articolo di commento pubblicato sul dorso nazionale della Gazzetta…
Era sindaco l’ing. Michele Frezza, socialista, alla guida di una giunta quadripartito DC-PSI-PSDI-PRI, insediata il 5 ottobre e che sarebbe durata fino al 18 agosto 1983. L’Amministrazione si trovò di colpo a fronteggiare una disperata corsa di aiuti che, sulla scorta delle notizie diffuse da tv e giornali, giungevano come richiesta a Barletta col ponte-radio realizzato in quelle ore da volontari.
Di terremoti ne abbiamo dovuti vedere: L’Aquila 2009, e più vicino nel tempo abbiamo negli occhi le drammatiche immagini del sisma che ha distrutto Amatrice ed altri centri della zona fra Lazio e Marche. In Irpinia il terremoto colpì duro, con grado 6,5 della scala Richter, epicentro tra i comuni di Conza della Campania (Av), Teora (AV), Laviano (SA) e bilancio dolorosamente tragico: circa 300.000 sfollati, 10.000 feriti e 3.000 morti.
E quando quella calamità naturale così tanto devastante avvenne in zone difficilmente raggiungibili coi mezzi a disposizione delle comunità fu allora che il terremoto del novembre 1980 in Irpinia trovò una risposta solo con la caparbia determinazione dei barlettani. Quel terremoto fu seguito da La Gazzetta del Mezzogiorno (direttore Giuseppe Giacovazzo) per i suoi effetti: drammaticamente naturali sulle comunità colpite della Basilicata, e fortemente sociali per la gara di solidarietà che vide Barletta fra le prime, primissime città della Puglia a soccorrere i terremoti irpini.
Gli aiuti vennero raccolti sotto ogni forma con raccolta di generi di primo conforto, derrate alimentari, capi di vestiario e quant’altro di necessario ad affrontare i rigori dell’inverno ormai prossimo in montagna. La macchina organizzativa fu organizzata con una straordinaria capacità di soccorso chiamando a raccolta quanti potevano disporre di attrezzature trasportabili per arrivare fino in Irpinia.
Venne dunque allestita un’autocolonna di mezzi pesanti (trattori e ruspe con dozzine di volontari al seguito) che, a tappe forzate e con una marcia contro le avversità atmosferiche, giunse a Lioni, comunità poi gemellata con Barletta (ma se ne ricorderanno i nostri amministratori di oggi?) con una via intitolata proprio a LIONI, come scrivevo, nel quartiere Borgovilla, una traversa di via Madonna della Croce.
Ma fu soprattutto impegnando altri volontari dall'ultimo piano di Palazzo di Città con un "ponte radio" fra cibisti e radioamatori (allora mica c'erano cellulari e web...) per coordinare gli aiuti.
Infine, il grande generoso cuore dei Barlettani si prodigò per accogliere ed ospitare gli sfollati ed i senza tetto dell'Irpinia. Nuclei familiari accolti a braccia aperte da altrettante famiglie barlettane che, spalancando le porte di casa e aprendo soprattutto i loro cuori, ospitarono al tepore domestico quanti avevano perduto casa e tutto quanto il resto… Le operazioni di soccorso dell’autocolonna barlettana a Lioni proseguirono nei giorni e nelle settimane successive fino a quando fu necessario per supplire ai ritardi nell’intervento dello Stato che suscitò polemiche per la lentezza nei soccorsi e nello spiegamento di uomini e mezzi rispetto alla gravità degli effetti scatenati dal sisma”.
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IL TERREMOTO IN IRPINIA DEL 1980, LA GAZZETTA E BARLETTA...
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