23/01/2022. ROMA - “LA MIA PICCOLA GRANDE STORIA CON PIETRO MENNEA” NEL RICORDO DI VANNI LORIGA, IL GIORNALISTA INVIATO SPECIALE DEL CORRIERE DELLO SPORT E SUO PIU’ PROFONDO CONOSCITORE. UN ARTICOLO ESCLUSIVO PER LA CICLOAVVENTURA PROMOSSA DA "PEDALANDO NELLA STORIA".
Cicloavventura Barletta-Formia-Roma sulle strade e nei luoghi dell’Italia di Pietro Mennea.
All’entusiasmante conclusione dell’iniziativa in quattro tappe partite mercoledì scorso dalla casa natale del Campione a Barletta - promossa dall’associazione culturale romana “Pedalando nella Storia – Maurice Garin” - nello Stadio dei Marmi, il giornalista Vanni Loriga, vero maestro della stampa sportiva italiana, ha scritto e firmato il proprio omaggio davvero speciale con dedica particolare nel ricordo di un Pietro Mennea assolutamente inedito all’inizio della sua storia umana ed atletica.
A 95 anni compiuti, Loriga, sardo di origine ma trapiantato in continente dal 1967, quando fu assunto al Corriere dello Sport nella Redazione di Roma, città dove tuttora vive e scrive raccontando alle più giovani generazioni quelle storie segrete legate al mondo dell’atletica leggera come quella che ho il grande piacere a tutti i Lettori.
A Barletta, Vanni Loriga è ritornato più volte con vari appuntamenti: fra i più rilevanti, il 10 giugno 1997 in occasione dei XIII Giochi del Mediterraneo a Bari, quando fu personalmente invitato da Pietro Mennea per la cerimonia di consegna del collare olimpico nel Teatro Curci per la consegna al Campione da parte di Juan Antonio Samaranch (Presidente del CIO) del Collare Olimpico in una indimenticabile cerimonia nel Teatro Curci.
Ed ancora nel 2002 per commemorare il professor Lattanzio. Un legame umano e giornalistico così tanto forte da far definire Loriga come il “menneologo”.
Ed è proprio con questo attestato di merito che è stato nostro graditissimo ospite a settembre 2019, qualche mese prima del lockdown, per incontrare nella sua palestra Michele Dipace (nella foto di copertina) a lui noto per essere stato indicato come uno dei possibili eredi di Pietro Mennea nella velocità propri9o da Barletta, ed intervenire come ospite d’onore alla presentazione del tascabile scritto da Pippo Russo col titolo “Più veloce del vento” in occasione dei quarant’anni dal record mondiale sui 200 metri registrato a Città del Messico e destinato poi a durare altri diciassette anni.
LA MIA PICCOLA GRANDE STORIA CON PIETRO MENNEA di Vanni Loriga
Ho intrattenuto con Pietro Paolo Mennea un infinito rapporto giornalistico, dai suoi primi passi sino ai primati del mondo ed al titolo olimpico. Debbo però anticipare i miei esordi proprio nel giornalismo sportivo. Fui indotto a dedicarmi al racconto delle vicende atletiche dal mio professore di materie letterarie, tale Luigi Moretti, padre del più noto regista Nanni, lui aveva praticato lo sport con buoni risultati nella velocità e ci raccontò come nel 1938 avesse assistito a Parigi alla seconda edizione dei Campionati Europei. Incominciai così, nel lontano 1946, a scrivere di sport sul giornale “Il Litorale” che si pubblicava a Civitavecchia dove vivevo, fui notato dal corrispondente locale di “Paese” e Paese Sera che mi segnalò alla redazione romana. Cominciai così a collaborare su quotidiani a diffusione nazionale sotto la guida illuminata di Antonio Ghirelli, responsabile delle pagine sportive.
Interruppi questo tipo di lavoro a causa del Servizio Militare. Nel giugno del 1952 fui nominato Sottotenente dei Bersaglieri, proprio nei giorni in cui Pietro Mennea veniva alla luce… Strana combinazione.
Dopo varie vicissitudini nell’aprile del 1967 fui assunto al Corriere dello Sport e mi fu affidata la rubrica di Atletica Leggera e proprio da Ghirelli. I primi articoli furono dedicati a Silvano Simeon che il giorno 19 aprile, durante la Pasqua dell’Atleta, migliorò a Milano per 2 volte lo storico record di Adolfo Consolini nel lancio del disco.
PROPRIO NELLO STESSO GIORNO IL QUINDICENNE PIETRO MENNEA partecipava alla prima trasferta atletica spostandosi da Barletta a Foggia. Mi avrebbe raccontato in seguito che mentre all’alba raggiungeva la stazione ferroviaria della sua città incrociò, in compagnia del suo allenatore Mascolo, i contadini che arrivavano dalla campagna per recare ai mercati i loro prodotti e rimase affascinato da quei carri che avevano sotto il pianale delle lampade a petrolio… C’era in lui una vena poetica che in fondo non fu mai compresa.
Nel 1968 vinse a Termoli la finale nazionale della staffetta veloce, correndo per la sua società Avis Barletta, il Club dei donatori di sangue.
Il particolare veramente curioso è che prima di recarsi allo stadio per la competizione vide alla televisione la finale olimpica del Messico nella quale sui 200 metri Tommie Smith vinse stabilendo il novo primato mondiale. I suoi sogni di ragazzino furono quelli che gli sarebbe piaciuto imitare il grande campione statunitense. Lo avrebbe fatto undici anni dopo esattamente sulla stessa pista messicana…
LA PRIMA MEDAGLIA DI PIETRO PAOLO MENNEA in competizioni internazionali fu il bronzo europeo nella staffetta 4x100 dei Campionati del 1971 disputati ad Helsinki. In quella edizione della rassegna continentale, in cui ci fu anche la vittoria di Francesco Arese, era mio compagno di lavoro il famoso ostacolista Eddy Ottoz, mi chiese chi fossero a mio parere, fra tutti gli azzurri, i veri protagonisti.
Indicai alcuni nomi, fra cui quello di Fiasconaro, ma lui mi corresse segnalando Sara Simeoni e Pietro Mennea, alla mia obiezione che la prima si era classificata al nono posto e il secondo al quinto mi rispose: “Ma sono due giovanissimi che al primo impegno internazionale in condizioni difficili hanno migliorato i loro record personali, atleti così sono in grado di vincere le Olimpiadi e di migliorare il record mondiale”. Passò un angelo e disse “Amen”.
A Helsinki Mennea aveva corso i 200 metri in 20”’9 e Sara Simeoni aveva saltato in alto 1,78 metri. Come tutti sanno Pietro avrebbe stabilito il mondiale con 19”72’ e Sara superando per 2 volte 2,01 metri, entrambi furono campioni olimpici ai Giochi di Mosca 1980.
Ho seguito perciò la carriera di Mennea dalla sua prima volata sino ai fasti dell’impegno politico nel Parlamento Europeo; ho preso atto delle sue tre lauree; ho letto i suoi libri. Conosco di lui i tanti pregi e i piccoli, inevitabili, difetti, potrei quindi scrivere un libro e non limitarmi a queste poche righe.
Posso riassumere il tutto che per vent’ani mi ha dato ricco materiale per esaltanti scritture. Come giornalista sono in fondo un suo figlio… Nino Vinella
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