23/09/2023. BARLETTA - PER IL CROLLO DI VIA CANOSA DEL 16 SETTEMBRE 1959 LA TESTIMONIANZA DI UN SOPRAVVISSUTO. A DISTANZA DI 64 ANNI LE PAROLE FRA EMOZIONE E MEMORIA DI GIANFRANCO DE SANTIS: "FUI SALVATO DAL CORPO DI MIA MADRE CHE MORI' FACENDOMI DA SCUDO" .
Barletta 1959 Con gli occhi di un bambino di Gianfranco De Santis
E' la prima volta che mi appresto a porre su un foglio i pensieri e le sensazioni di quel lontano settembre del 1959 e dopo un lungo tempo vissuto su questa terra mi trovo a guardare indietro e a rivivere i giorni della tragedia forse per raccogliere i pezzi della mia vita "miracolata".
Tuttavia mi sento spinto a farlo a ricordo delle numerose persone che in quel triste giorno non hanno avuto la mia stessa sorte,
In quell'anno ero un bambino di appena due anni e mezzo e la prima scoperta che ho fatto in seguito è stata quella di capire come un bambino di quell'età possa riuscire a ricordare con dovizia di particolari i fatti e le sensazioni vissute.
In quell'anno doloroso la mia famiglia si era da poco tempo stabilita a Barletta per via dell'incarico di mio padre, un direttore di banca trasferito presso il Banco di Napoli.
Era stata scelta l'abitazione all'ultimo piano del palazzo di via Canosa. Ricordo bene anche i giorni precedenti alla tragedia, le lunghe passeggiate con mia madre nelle strade vicine al palazzo e le soste alle vetrine dei negozi. Mia madre era molto creativa, dotata di una mente fotografica e quando veniva colpita da un oggetto o da un vestito, comprava tutto l'occorrente e riusciva a realizzarlo in casa.
Lei possedeva un "dono" che mi ha trasmesso in eredità: avvertiva sensazioni, pensieri e situazioni positive e/o negative, in anticipo a fatti che effettivamente si concretizzavano in tempi successivi e puntualmente li portava a conoscenza di mio padre.
E fu proprio mio padre successivamente a raccontare più e più volte le paure di mamma per il fatto di abitare in quel palazzo. Con sentimenti misti a smarrimento e senso di colpa diceva che la mamma gli aveva confidato di avvertire strane situazioni proprio nei giorni che precedevano l'imminente tragedia.
Due giorni prima della disgrazia fu palese la sua richiesta: "Renato, portami via da qui!".
Il giorno prima del crollo ci raggiunse zia Silvana, una bellissima ragazza di 18anni, arrivata per aiutare sua sorella, la mia mamma, alle prese con due figli maschi di 2 e 6 anni. Nell'appartamento quella notte eravamo in 5, ma alle 6,00 sopraggiunse Maria, la signora che aiutava in casa.
La vita della mia famiglia cambiò di colpo alle prime luci dell'alba.
Ci ritrovarono dopo un giorno di scavi. Io il più piccolo , dormivo nel letto tra mio padre e mia madre. Fu la mamma a farmi da scudo, la ritrovarono riversa sul mio corpicino priva di vita . Una trave era finita sulla sua testa ed un armadio era riverso su di noi.
Io riportai la frattura scomposta del femore, della tibia e del perone dx , mio padre semplici escoriazioni, mio fratello Pasquale solo tanta paura, ma per la zia Silvana e la signora Maria fu troppo tardi e le trovarono prive di vita.
Ci ritrovarono grazie all'intervento di mio padre che da un cunicolo tra le macerie riuscì a tirare fuori un braccio e ad attirare l'attenzione dei soccorritori impugnando un giornale.
Ho un vago ricordo di quei momenti , misto ad ombre, grida e oscurità: la sirena dell'ambulanza, la luce che scorgevo dal tettuccio, la corsa verso l'ospedale. Tutto impresso e fotografato nella mente. Mi operarono subito, ero in stanza al centro della corsia a tre letti, tra mio padre e mio fratello. La gamba dx appesa a uno strumento che sembrava una forca con i pesi che la mettevano in trazione. Ricordo che durante una notte si staccarono i pesi della trazione e tornai presto in sala operatoria a rifare tutto daccapo. Gli infermieri mi avevano preso a cuore, ero la loro mascotte: mi riempivano di coccole e la mattina per farmi ritrovare in compagnia di altri bambini, mi portavano con tutto il letto in altre stanze.
Non posso dimenticare la grossa scatola di giocattoli posta al fianco del mio letto. Enorme non avevo mai ricevuto tanti regali . Ricordo bene le visite di tante persone, avevo la mente confusa, tuttavia ancora oggi ricordo il dolore del momento preciso in cui ho realizzato che mia madre non sarebbe stata più con noi.
Hanno fatto di tutto per allontanare da me quel pensiero e provo ancora molta gratitudine per la gente di allora, per la grande sensibilità e la delicatezza dimostrata a me e alla mia famiglia!
In pochissimo tempo mi sono ritrovato nuovamente a Lecce con mio fratello in casa di una nonna e poi di un' altra nonna, circondati dall'affetto di zie e cugini. In quegli anni la vita era diventata un gioco.
Eppure passato il tempo dell'infanzia, ho cancellato il ricordo di Barletta. Certamente il 16 settembre di ogni anno si riaccendeva nel cuore la fiamma del ricordo e pensavo a come sarebbe stata la mia vita senza quella tragedia.
Contemplavo quella ferita alla gamba, lunga e indelebile mi segnava come un marchio e ogni volta che venivo invitato a raccontare come me la fossi procurata, affermavo con decisione che nella vita i miracoli esistono.
Il 17 settembre 1999, dopo 40 anni precisi, nasceva il mio terzo figlio: le doglie hanno avuto inizio la mattina del 16 settembre. Dopo aver perso mio fratello maggiore per una brutta malattia, e su sollecitazione dell'amico Nino Vinella, ho sentito la necessità di dare testimonianza di quanto accaduto alla mia famiglia nella tragedia di Barletta.
E per dare ancora una testimonianza viva del miracolo e ringraziare la Madre di Dio del dono ricevuto, allego la foto del quadro in ceramica della Madonna, appeso sulla parete della camera da letto dei miei genitori e recuperato tra le macerie INTATTO e ribattezzato da me e dalla mia attuale famiglia "La Vergine di Barletta". TELESVEVA BARLETTA - Crollo di via Canosa, il ricordo di un sopravvissuto: "Salvato dal corpo di mia madre"
https://www.youtube.com/watch?v=TkKXmwp4pD8
|