Fra i castelli federiciani di Monte Sant'Angelo, Lucera e Manfredonia opere e installazioni di avanguardia a cura della barlettana Giusy Caroppo
Calano le ombre della sera sulle mura possenti della fortezza di Lucera. Chiudono un campo immenso di erba bagnata da breve pioggia, punteggiato da fiaccole tremule. Quasi a vegliare gli spiriti dei saraceni che qui furono portati dallo svevo Federico e poi sterminati dall'angioino Carlo. Su una delle alte paratìe rosse di laterizi e mattoni scorrono in proiezione gigante immagini di antiche civiltà e religioni. Il tempo lungo del mondo, fra templi, rovine, respiri epici di natura. Contro lo schermo, contro il muro, procede in lentissima contemplazione-meditazione la figura bianca di Maria Teresa Hincapiè, artista colombiana. Sino a chiudersi, e poi riuscire, dall'ombra di una gabbia, condizione umana del presente. La videoperformance, che nella Biennale di Venezia si estenuava per 24 ore, nella versione pugliese è durata un'ora e mezza, per una folla attenta, in piedi, infreddolita ma affascinata. Concludeva una domenica di inaugurazione itinerante di Intramoenia - Extrart, seconda edizione di un progetto triennale che intende portare l'arte contemporanea nei castelli di Puglia, sollecitando dialoghi intensi, provocanti contaminazioni.
Aveva da poco finito di parlare Nichi Vendola, piombato di corsa da Roma per testimoniare l'adesione della Regione Puglia al progetto promosso e curato animosamente da Giusy Caroppo, sotto la «direzione scientifica» di Achille Bonito Oliva. Per il più creativo e vitale dei critici-curatori italiani si tratta di una sorta di nuovo «grand tour», grazie al quale l'arte di oggi «progetta il passato»: una delle brillanti metafore con le quali ha affascinato il pubblico nomade accorso agli eventi di domenica scorsa. Eventi, al plurale. La prima edizione di Intramoenia si era concentrata nel 2005 in Castel del Monte: ouverture di obbligo nel più prestigioso maniero della storia dell'arte, magicamente imbiancato da una nevicata. Quest'anno la manifestazione si snoda lungo tre castelli dauni, a Lucera, Monte Sant'Angelo, Manfredonia. Comporta una giornata di gita culturale, ma ne vale assolutamente la pena. Anche i pugliesi possono scoprire - come hanno fatto con ammirato stupore artisti, giornalisti e ospiti venuti anche dall'estero - monumenti pressoché sconosciuti, panorami di non consueta fascinazione. A Lucera, oltre al video della Hincapié, c'è l'opportunità di visitare la merlata, cilindrica Torre della Regina, appena aperta dopo il restauro.
Qui si dispongono in circolo tredici (quante le stelle della bandiera Usa) statue bianche di giovanetti con le mani ammanettate dietro la schiena: allucinata metafora di condizione giovanile ma non solo, si direbbe di un mondo impedito nelle sue speranze. Il gruppo scultoreo è di Innocente, 48enne artista veronese: presentato l'anno scorso a Torino, si arricchisce nella torre lucerina di più intense suggestioni. È il dono di respiro che l'antico - il Bello addormentato - fa al bacio ridestante dell'Arte contemporanea. Chi conosceva, a Monte Sant'Angelo - paese celebrato e affollato per il santuario dell'Arcangelo Michele - il castello dove si dette morte l'infelice Bianca Lancia, rinchiusa dal crudele sposo Federico? In dialogo con quelle memorie oscure, in una delle sue stanze si dispongono, su una tavola imbandita con tovaglia di Fiandra, cinque teste mozzate di gufi impagliati, che però ci fissano con occhi spiritati: sono pupille artificiali per vere protesi umane.
Il combattimento perdente della vita contro la morte, è il Leitmotiv di tutta l'opera di Jan Fabre, il più celebre artista belga di oggi. Ne deposita le tracce con questa installazione, oltre che con un video in cui si esibisce come Lancillotto in duello contro se stesso, e con meditativi disegni di sentore anch'essi medievale. Segnali di allarme sull'oggi vengono invece dalla installazione di Pino Pipoli - l'artista designer diviso fra la sua Bari e Milano - raggiungibile solo per vie segrete del castello: una sorta di faro con lampeggiatore della polizia eretto in un pozzetto di cui s'intravede appena il cielo, fra oggetti abbandonati che sanno di campi nomadi, o di emigrati condannati a lavori di schiavitù, in una onda lieve di musiche suoni e voci. Un po' più noto, almeno per essere sede del Museo archeologico nazionale che accoglie le suggestive stele daune del V-VI secolo a.C., è il castello di Manfredonia. Qui i disegni incisi sulle remote pietre funerarie ricevono scosse da un ospite impertinente: il mascherone di sfrenato arbitrio orientaleggiante - un Orco che ha per denti le sue vittime - inventato da Luigi Ontani, celebrato cantore del Kitsch concettuale. In contrasto di appartata quiete, se ne stanno in una torretta i fantasmi dipinti con sapiente misura dal tranese di Milano Pietro Capogrosso. Evocazione smagrita, con qualche accento di disadorna malinconia in più, di frammenti di luoghi, pietre, visi della sua terra. Due installazioni di forte impatto ci riportano infine ai venti del nostro tempo. Braco Dimietrjevic, artista che dalla nativa Serajevo si muove sull'asse dell'arte internazionale Parigi-New York, ha montato su tre vecchie barche di pescatori di Manfredonia, altrettanti ritratti fotografici di pionieri dell'avanguardia storica: il dadaista Picabia, il futurista Marinetti, il surrealista Magritte. Icone non usurate dalla notorietà massmediale, qui veleggiano nel mare aperto di un tempo che l'artista bosniaco ama definire «post-storico». Non alla storia ma al presente quotidiano, marginale ma brulicante dei detriti della vita, ci riporta il finto casotto di vecchio cinema, montato dalla giovane ma affermata coppia torinese Botto & Bruno nel cortile del castello sconvolto da lavori in corso.
Proprio un lavoro stradale, tra pietrischi, asfalti, fumi, appare in un film in bianco e nero che si proietta all'interno del box. Rivestito di muri fotografici, trasuda segni e tracce di periferia povera. Sarà un caso o forse no. Ma quando usciamo dal castello, nei giardini che guardano al golfo di una città segnata da avventure dell'industria chimica pesante, la mia amica Marilena mi fa notare che lì presso ci sono insegne proprio da vecchi cinema alla Salvatores: cinema Impero, cinema Fulgor. Un'altra delle tante avventure del tempo e dei luoghi sorprese dai percorsi di Extrart. L'anno prossimo, è stato annunciato, il tour dell'arte toccherà i castelli del Salento. E Vendola ha concluso col botto: usciremo dall'effimero, la Puglia avrà il suo Museo di arte contemporanea. La rassegna di arte contemporanea «Intramoenia Extrart 2006» è aperta in tre castelli della Daunia sino al 15 dicembre. A Manfredonia: tutti i giorni escluso il primo e ultimo lunedì del mese, dalle 8.30 alle 13.30 e dalle 15.30 alle 19.30. Infotel: 0884.587834. A Lucera: tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 8 alle 14. Infotel: 800.767606. A Monte Sant'Angelo: info Cooperativa Ecogargano (tel. 0884.565444). Sito: www.ecletticaweb.it/intramoenia
PIETRO MARINO
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno 17/10/2006