18/10/2006. MILANO - Diocesi Ambrosiana: introduzione al Programma pastorale per il 2006-2007.
AVRETE FORZA DALLO SPIRITO SANTO E MI SARETE TESTIMONI
1. Carissimi fratelli e sorelle nel Signore, a ciascuno di voi, con l’affetto del cuore di Cristo, rivolgo il mio più vivo saluto. È lo stesso saluto dell’apostolo Paolo, cui continuamente fa eco la liturgia della Chiesa: «La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi» (2 Corinzi 13,13). Con questo augurio così semplice e profondo, quasi una preghiera che è fonte di consolazione e di coraggio, vogliamo riprendere il nostro cammino spirituale e pastorale, che ci impegnerà nel prossimo triennio. Ci introduciamo subito, indicando le linee generali del contenuto di questo cammino e ancor più l’anima che lo deve vivificare e sostenere.
Il Percorso pastorale ha la sua sorgente nella certezza che l’amore di Dio è in mezzo a noi, ripropone la prospettiva unitaria della missionarietà e concentra la sua attenzione specifica sulla famiglia, la cui missione è quella di porsi a servizio del Vangelo. La viva coscienza di essere testimoni di Gesù risorto ci spinge e ci sostiene in questo cammino. Il Percorso pastorale diocesano del prossimo triennio (2006-2009) è in stretto rapporto con quello precedente dal titolo Mi sarete testimoni (2003-2006) e si presenta come una continuazione e uno sviluppo dello slancio missionario che abbiamo cercato di vivere in questi anni nella nostra Chiesa di Milano. Ora vogliamo rinnovare questo slancio in un ambito decisivo e cruciale della vita della Chiesa e della società, qual è quello dell’amore, del matrimonio e della famiglia.
La certezza: l’amore di Dio è in mezzo a noi 2. Il Percorso pastorale diocesano 2006-2009 è attraversato interamente da una consolante certezza, che è espressa nel titolo generale L’amore di Dio è in mezzo a noi. Scrive Benedetto XVI nella sua enciclica: «Dio si è fatto visibile: in Gesù noi possiamo vedere il Padre (cfr Giovanni 14,9). Di fatto esiste una molteplice visibilità di Dio. Nella storia d'amore che la Bibbia ci racconta, Egli ci viene incontro, cerca di conquistarci — fino all'Ultima Cena, fino al Cuore trafitto sulla croce, fino alle apparizioni del Risorto e alle grandi opere mediante le quali Egli, attraverso l'azione degli Apostoli, ha guidato il cammino della Chiesa nascente. Anche nella successiva storia della Chiesa il Signore non è rimasto assente: sempre di nuovo ci viene incontro — attraverso uomini nei quali Egli traspare; attraverso la sua Parola, nei Sacramenti, specialmente nell'Eucaristia. Nella liturgia della Chiesa, nella sua preghiera, nella comunità viva dei credenti, noi sperimentiamo l'amore di Dio, percepiamo la sua presenza e impariamo in questo modo anche a riconoscerla nel nostro quotidiano. Egli per primo ci ha amati e continua ad amarci per primo; per questo anche noi possiamo rispondere con l'amore. Dio non ci ordina un sentimento che non possiamo suscitare in noi stessi. Egli ci ama, ci fa vedere e sperimentare il suo amore e, da questo «prima» di Dio, può come risposta spuntare l'amore anche in noi» (Deus caritas est, 17).
Il vangelo di Giovanni ci ricorda che «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria» (Giovanni 1,14). Questa presenza del Signore ci dà forza e gioia, ci fa riconoscere dove lui prende dimora, così che lo possiamo anche oggi incontrare. Dio si rende presente nel mistero dell’amore tra l’uomo e la donna, nel quale i due diventano una carne sola (cfr Genesi 2,24). Possiamo incontrarlo nel sacramento del matrimonio e nel cuore di ogni famiglia. Possiamo trovarlo dove c’è una casa e dove nasce la vita e dove questa vita viene rigenerata per l’eternità: infatti, «Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui» (1Giovanni 4,9). La promessa di Gesù ci riempie il cuore: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Matteo 28,20). A partire dalla certezza della presenza dell’amore di Dio in mezzo a noi e dalla contemplazione della missione di Gesù, la Chiesa riscopre sempre da capo la sua vocazione e si accende di più ardente sua passione missionaria.
La prospettiva unitaria: la missionarietà
3. Il Percorso pastorale ha un suo chiaro e profondo respiro unitario. Esso è data dalla prospettiva missionaria che ci ha accompagnati negli ultimi tre anni e che, nel prossimo triennio, vogliamo rinnovare ancora maggiormente. Preghiamo tutti perché il vento e il fuoco dello Spirito ci donino slancio e costanza nel prendere parte alla missione della Chiesa, che è chiamata a “comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”. Affrontiamo, in continuità e in crescendo, le sfide che la Chiesa e, in essa, le famiglie hanno davanti a sé. Ma possiamo fare questo a una precisa condizione: non stancarci mai, anzi appassionarci sempre più nel contemplare il volto del Signore Gesù, il “missionario del Padre”. Proprio così si esprimono i vescovi italiani: «La Chiesa può affrontare il compito dell’evangelizzazione solo ponendosi, anzitutto e sempre, di fronte a Gesù Cristo, parola di Dio fatta carne. Egli è “la grande sorpresa di Dio”, colui che è all’origine della nostra fede e che nella sua vita ci ha lasciato un esempio, affinché camminassimo sulle sue tracce (cfr 1Pietro 2,21). Solo il continuo e rinnovato ascolto del Verbo della vita, solo la contemplazione costante del suo volto permetteranno ancora una volta alla Chiesa di comprendere chi è il Dio vivo e vero, ma anche chi è l’uomo. Solo seguendo l’itinerario della missione dell’Inviato – dal seno del Padre fino alla glorificazione alla destra di Dio, passando per l’abbassamento e l’umiliazione del Messia –, sarà possibile per la Chiesa assumere uno stile missionario conforme a quello del Servo, di cui essa stessa è serva» (CEI, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, 10). In particolare invitiamo le famiglie, insieme, nella bellezza della comunione ecclesiale, oppure nella generosa disponibilità dei singoli membri, a essere in prima persona protagoniste della missione evangelizzatrice della Chiesa: anzitutto con la limpida testimonianza di una vita familiare condotta cristianamente e, in secondo luogo, portando nella comunità cristiana il ricco contributo di un’esperienza di fede ancorata alla vita quotidiana, densa di umanità e aperta al dialogo con il mondo.
L’attenzione specifica: la famiglia 4. L’attenzione specifica del Percorso pastorale è rivolta alla realtà della famiglia. La sfida è di essere discepoli e testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo, in particolare nei riguardi dei valori e delle responsabilità che oggi la famiglia vive. Questa, infatti, è “crocevia” necessario e privilegiato della vita della Chiesa e della società. Desideriamo che le famiglie, segno e strumento dell’amore di Dio tra noi, si sentano coinvolte e impegnate a rendere un vero servizio all’uomo: vivendo l’amore attraverso il reciproco dono di sé nella vita concreta d’ogni giorno e valorizzando le molte occasioni di comprensione, di pazienza, di generosità e di perdono richieste in una vita familiare, potranno aprirsi a una più intensa solidarietà verso altre famiglie e persone in difficoltà. Il Percorso pastorale vuole aiutare le famiglie a uscire da se stesse, da forme di egoismo e di ripiegamento individualistico e da forme di eccessiva preoccupazione dei propri interessi; vuole aiutarle ad aprirsi a un’attenzione più grande nei confronti di persone che abitano accanto a loro, ma che spesso vengono ignorate, in un clima di indifferenza e, a volte, di chiusura e ostilità. Concentrando l’attenzione sulle famiglie ci sta a cuore non solo la comunità cristiana in cui esse sono inserite, ma anche la comunità civile, il cui tessuto sociale è oggi attraversato da nuove forme di povertà e di disuguaglianza, che i cristiani per primi non possono né ignorare né tollerare. Questa specifica attenzione alle famiglie potrà aprire il cuore di tutti anche a nuove forme di ospitalità, come raccomanda Paolo ai cristiani di Roma: «Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell’ospitalità» (Romani 12,12-13).
La missione: la famiglia a servizio del Vangelo
5. Il Percorso pastorale proposto per il triennio 2006-2009 rimane contrassegnato dalla prospettiva della missionarietà quale suo criterio unitario e, mentre ne conserva vivo il tracciato e forte la spinta, si dispiega in due direzioni complementari e in tre tappe successive. La prima direzione fa emergere il volto di una Chiesa testimone di Gesù e del suo Vangelo nei confronti delle famiglie e della società intera, mettendo in luce la bellezza e la ricchezza di una famiglia che viva il matrimonio cristiano con amore sincero e profondo, fedele e coerente. La seconda direzione vede le famiglie come protagoniste attive e responsabili nella Chiesa e nel mondo, veri e propri “soggetti missionari”. Le famiglie possono esprimersi con competenza, operare direttamente in contesti e situazioni a esse congeniali, vivere una propria responsabilità nell’annuncio del Vangelo e nella trasmissione della fede. Le comunità cristiane cercheranno nei prossimi anni di offrire più attenzione alle famiglie che le compongono e a quelle che incontrano; e le famiglie, a loro volta, si impegneranno a diventare in queste stesse comunità sempre più testimoni di comunione e di missione.
In questo quadro unitario prendono consistenza e concretezza le tre tappe secondo cui si articola il Percorso pastorale dei prossimi tre anni.
La prima tappa (anno pastorale 2006-2007) mette a tema il contenuto da annunciare e testimoniare, individuando ciò che la rivelazione divina dice sull’amore, sul matrimonio e sulla famiglia. L'accento è posto sul compito delle comunità e, in modo specifico, delle famiglie cristiane, a divenire sempre più vere discepole del Vangelo e missionarie di Gesù e del suo amore. Discepole, perché impegnate ad accogliere la “lieta notizia” e a farne tesoro per la vita delle famiglie; missionarie, perché direttamente coinvolte nel mostrare la ricchezza evangelica che la famiglia è chiamata a esprimere e diffondere nella Chiesa e nella società. Il titolo di questa prima tappa è: Famiglia ascolta la parola di Dio!
La seconda tappa (anno pastorale 2007-2008) è un invito alle famiglie ad assumersi il compito missionario loro proprio come soggetti di evangelizzazione nei vari momenti di vita e nelle diverse attività della comunità cristiana. In questo secondo anno si avranno particolarmente a cuore la trasmissione della fede e l’educazione all’amore. L’attuale contesto storico, che vede l’indebolirsi o l’interrompersi dei tradizionali canali della fede, mette in luce la necessità e l’urgenza di costruire un rapporto nuovo tra le generazioni, di ripensare contenuti credibili e nuovi stili per una comunicazione capace di trasmettere il senso di Dio e il gusto della vita. Il titolo di questa seconda tappa è: Famiglia comunica la tua fede!
La terza tappa (anno pastorale 2008-2009) vuole promuovere e accompagnare una presenza delle famiglie nella storia e nella società quali artefici di una nuova civiltà: una civiltà veramente umana e umanizzante, centrata sull'inviolabile dignità della persona. La famiglia cristiana, nei molteplici contesti educativi e culturali, economici e sociali, politici e professionali, può dire e fare molto. Nel dovuto rispetto di una giusta autonomia, di un legittimo pluralismo e di una autentica laicità, le famiglie dei cristiani, singolarmente e in gruppo, possono contribuire assai nella vita di un paese e nella storia di un popolo. Il titolo di questa terza tappa è: Famiglia diventa anima del mondo!
L’incontro con Gesù risorto: testimoni di speranza
6. Il Percorso pastorale ci pone di fronte a una rinnovata consegna che lo Spirito di Dio rivolge alla nostra Chiesa di Milano e, in modo particolare, alle famiglie. La consegna è che tutti ravvivino la coscienza e fortifichino la responsabilità di essere discepoli e testimoni di Gesù risorto, annunciatori del suo Vangelo, chiamati a trasmettere la fede e capaci di diventare anima del mondo. La fede delle famiglie in Gesù e la loro responsabilità di fronte al mondo le renderanno capaci di una presenza e di un'azione nella storia a servizio del Regno di Dio. L’incontro personale con Gesù risorto fa sbocciare nel cuore una rinnovata speranza. Il nostro impegno deve essere sereno, laborioso, perseverante, non affannato, presente e attivo dinanzi ai nuovi scenari della storia. Esso non ha il sapore della conquista, ma ci spinge a lavorare sul terreno umile e forte del Vangelo. È una proposta per una qualità migliore della vita, a favore di tutti coloro che crederanno alla parola di Gesù e sapranno attendere fiduciosi l’avvento del suo Regno. La nostra speranza si fonda unicamente su Gesù, il Crocifisso risorto: la via da lui tracciata conduce anche noi a una vita pienamente umana ed eterna. Sull’esempio del Signore sperimentiamo che ha valore solo la vita offerta per amore. La passione missionaria nasce dalla gioia di aver incontrato Gesù e di aver conosciuto il suo Vangelo, si esprime nella convinzione che le sue sono «parole di vita eterna» (Giovanni 6,68), conduce a vivere l’appartenenza alla Chiesa. Attraverso il Percorso pastorale dei prossimi tre anni vorremmo aiutare le nostre comunità, in particolare le famiglie cristiane, a vivere la speranza come esperienza di conversione, di missione e di relazione, nella quale ci è dato di vedere, incontrare e comunicare Cristo risorto, costruendo così nelle comunità e nelle famiglie un vero ambiente spirituale, un ambiente cioè nel quale, grazie allo Spirito, ogni giorno avviene l’incontro vivo e personale con il Signore (cfr Traccia di riflessione in preparazione al Convegno Ecclesiale di Verona, 2ss.). Il nostro impegno missionario è colmo di fiducia ed è fonte di grande gioia. Ne siamo certi, perché anche a ciascuno di noi pensava Gesù risorto quando rassicurava gli apostoli dicendo: «Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra» (Atti 1,8).
((Dal Percorso pastorale diocesano 2006-09 n. 1-6)
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