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02/11/2006.  La privacy dei potenti e la gente comune.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 30-10-2006]

Da qualche mese a questa parte si vive il "ritorno dei dialer": cioè centinaia di migliaia di persone si ritrovano bollette telefoniche con addebiti per chiamate a numeri speciali, mai fatte.

Questa volta si tratta di utenti che non possiedono nemmeno un Pc e quindi non hanno potuto incontrare nella navigazione quei siti che ti scaricano il programmino per cambiare il numero di accesso remoto. Questi utenti vivono odissee drammatiche: perdono ore per parlare con call center, si sentono dire che devono pagare e basta, spesso subiscono la sospensione della linea anche se pagano parte della bolletta.


Se non è una truffa da parte dei gestori telefonici, allora c'è qualcuno che si introduce sulle linee e nelle centrali: si tratta di frodi telematiche e informatiche sempre più sofisticate.

Non è tutto: milioni di persone ricevono decine di telefonate al giorno. Sedicenti raccoglitori di fondi per sedicenti associazioni umanitarie, abbonamenti a giornali, vini, e poi tariffe, telefonini, Adsl. Non serve a niente protestare che non si è mai dato il consenso.

È come abbaiare alla luna: senza far niente ci si ritrova abbonati ad un altro gestore, passati da Fastweb a Telecom Italia o viceversa e magari fare 2-3 volte lo stesso percorso in un anno, con contratti che riportano una firma falsa e dati veri, dal codice fiscale alla data e al luogo di nascita.

E ancora: assicuratori che richiedono un appuntamento e sanno quanti figli ha l'interlocutore, e che scuola faranno, che pensione riceverà. E pubblicità che intasa le cassette, spot televisivi che continuano ad alzare il volume al massimo per richiamare l'attenzione, spam che aumenta nelle sempre più numerose caselle di posta elettronica degli italiani.

Potremmo andare avanti per ore, perché le intrusioni nella privacy degli italiani "normali" non si fermano mai: nemmeno quando ci si reca in ospedale (e arriva pubblicità mirata) o quando si muore, e i familiari sono assaltati da necrofori ed impresari funebri.

In Italia in questi anni non si è mai parlato tanto di privacy e le violazioni alla privacy non sono cresciute mai così tanto. Ma qui non abbiamo un Congresso Usa che mette al bando il marketing telefonico, oppure un Bush che introduce la galera per gli spammatori.

Le leggi draconiane che in quel Paese colpiscono la libertà delle imprese, quando ledono la privacy dei cittadini, non sono molto ammirate dai nostri economisti, pure innamorati pazzi della deregulation americana.

In Italia la classe politica si preoccupa, scandalizza, sconcerta, indigna e chiede misure esemplari solo quando ad essere colpita è la loro privacy, quella di lor signori. Se per esempio si trova una cimice sotto la scrivania di Berlusconi oppure si sbircia il conto in banca di Prodi, o li si tampona per sapere se sono drogati.

È una privacy per potenti, che pure sono sempre in tv e si compiacciono di dirci cosa cantano, la marca dei calzini, di apparire al timone di barche o in feste mondane, che parlano dei loro bagni e di chi vorrebbero o non vorrebbero trovarci dentro.

Per questo i temi veri, autentici, della democrazia, sollevati da vicende inquietanti come il caso Tavaroli non sono avvertite, ma snobbate dall'opinione pubblica, perché si confondono con una volontà di impunità e di reticenza più o meno mafiosa che la classe politica rivendica per sè.

Anche questo è un pericoloso segno dello scollamento tra classe politica e cittadini.


Pier Luigi Tolardo

Fonte: ZEUS News - www.zeusnews.it - 30-10-2006








 

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