01/12/2004. IL RUOLO DI CANNE DELLA BATTAGLIA NELLA SESTA PROVINCIA PUGLIESE.
Quale ruolo per il Parco archeologico ambientale di Canne della Battaglia nella Sesta Provincia pugliese fra Turismo e Beni Culturali: occorre un progetto completo ed organico per spendere bene il finanziamento da 1 milione di euro concesso dalla Regione Puglia al Comune di Barletta
Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’intervento nell’attuale dibattito in corso sulle prospettive di Cultura e Turismo nella Sesta Provincia pugliese da parte del Dott. Raffaele Montenegro, già dirigente del Settore Cultura e Servizi Culturali del Comune di Barletta, attualmente in carica all’Ufficio Attività Produttive.
L’articolo del consigliere provinciale Nunzio Liso su rapporto turismo e cultura deve aprire un dibattito su cosa significa turismo nel territorio dell’istituenda provincia. Giustamente l’articolista denuncia l’assenza di un coordinamento tra le iniziative di spettacolo nelle varie città, sopratutto durante l’estate, con l’effettuazione di spettacoli similari. Ma occorre individuare quali sono i fattori che compongono la realtà turistica della nostra città e dell’istituenda provincia per valutare dove investire politicamente e finanziariamente. Sicuramente il fattore più importante del nostro turismo sono i Beni Culturali che rappresentano la maggior risorsa della nostra città. Molte città, per tradizione fuori del grande circuito turistico, sono riuscite ad organizzarsi ed a proporsi sul mercato investendo sul proprio patrimonio artistico, storico, culturale ed ambientale. La stessa Torino, per anni schiacciata dall’immagine di città della FIAT, ha iniziato un processo di riorganizzazione, investendo nel circuito museale cittadino per riciclarsi nell’ambito turistico.Gli amministratori di queste città per tempo hanno investito nell’attività di valorizzazione dei beni culturali. Una flessione di questa attività ha rappresentato di pari passo una flessione dell’affluenza turistica. Barletta rappresenta nel territorio della istituenda provincia un caso unico di concentrazione di beni culturali quali: il castello svevo, il Museo/Pinacoteca, la biblioteca, l’ex chiesa dei greci, Palazzo della Marra, la Cantina della Sfida, il teatro Curci ed il Parco Archeologico di Canne della Battaglia. Senza dimenticare i palazzi monumentali e le sue chiese ( la Cattedrale, il Santo Sepolcro, S. Andrea, S. Giacomo ecc.). Il Comune di Barletta è proprietario della maggioranza dei beni artistici e culturali e, una politica di investimenti per l’organizzazione ed il potenziamento di questo patrimonio non può che dare un grande contributo all’economia cittadina. Recuperare ed esporre l’intero patrimonio artistico di proprietà del Comune di Barletta, oltre a De Nittis non possiamo dimenticare il patrimonio archeologico e numismatico, la donazione Gabbiani, Girondi, De Stefano, Cafiero, il patrimonio storico librario, contribuirebbero a rendere la nostra città visibile, ma con solide basi, a livello nazionale. Occorre, pertanto, recuperare e rendere fruibile l’intero patrimonio artistico del nostro territorio creando una rete museale che unisca la valorizzazione del patrimonio artistico mobile con il patrimonio artistico immobile. Si creerebbe così finalmente, inglobando anche le nostre chiese monumentali, un sistema turistico locale così come previsto dall’art. 5 della Legge Regionale n.1/02. Ciò che manca è una struttura organizzativa che sia capace di fornire, sia sul piano logistico che sul piano dei servizi di accoglienza, un’offerta di qualità in risposta ad una domanda turistica sempre più esigente.Il turista deve trovare una città che accoglie ed offre il meglio di ciò che possiede. In primis è l’Amministrazione Comunale che deve essere convinta che a Barletta si può creare un economia turistica investendo nei servizi citati, spingendo così un imprenditoria privata, sempre riluttante e titubante, a investire per creare strutture logistiche indispensabili. L’integrazione tra la rete museale, i beni paesaggistici e spiagge ed un programma di spettacoli di alta qualità consentirebbe di creare dei pacchetti turistici e un nuovo mercato di lavoro che coinvolge operatori alberghieri, agenzie di viaggio, ristoratori, guide turistiche tour operator. Non servono, perciò, superficiali maquillages o campagne promozionali giocate sulla virtualità, ma per essere competitivi dobbiamo puntare sulla qualità dei servizi e delle iniziative. Non si può fare promozione senza investire su ciò che si vuole promuovere. Nel 2001, con la presentazione dei progetti POR alla Regione, vi è stata l’occasione mancata di dare una svolta alla gestione e fruizione dei beni culturali della nostra città. La Commissione di coordinamento, tradendo le proposte del settore cultura, ha richiesto finanziamenti per iniziative virtuali. Le proposte dei POR sono state la base progettuale dell’intesa Stato-Regione Puglia. Tant’è vero che molti comuni, facente parte del medesimo progetto POR, hanno ottenuto finanziamenti consistenti come Trani (per € 5.447.000), Andria (per € 2.426.000), Canosa (per € 211.044), Terlizzi (per € 750.000), Molfetta (per € 697.000), Bisceglie (per € 516.457). Ovviamente Barletta avendo presentato proposte meramente virtuali e non essendosi posto il problema di rendere fruibile il proprio patrimonio artistico non ha ottenuto nessun finanziamento. Basta considerare che la commissione citata considerava non prioritari i finanziamenti su Canne della Battaglia. Il finanziamento di € 1.000.000 è stato ottenuto grazie ad un altro progetto (“Itinerari turistici sui siti archeologici”) a cui partecipavano diversi comuni pugliesi (capofila: comune di Taranto) sul territorio dei quali sono presenti siti archeologici. Grazie a Dio, in questo caso, il comune di Barletta era rappresentato da altre persone. Questo finanziamento può rappresentare una reale svolta nella fruizione del patrimonio archeologico di Canne. Ma il grido di allarme lanciato dal Comitato Italiano pro Canne della Battaglia non va sottovalutato. Non tanto per la eventuale perdita dei finanziamenti, ma nella difficoltà della predisposizione e attuazione di un progetto del sito “in chiave di armonica valorizzazione turistica”, tale da non diventare una selvaggia cementificazione e nel rischio di affidamenti d’incarichi a progettisti non all’altezza della problematica da affrontare. Non è certamente positiva la rinuncia del Settore Cultura a svolgere un proprio ruolo nella valorizzazione di Canne della Battaglia a favore dei “tecnici” dei Lavori Pubblici, perché è la dimostrazione di una visione identificatrice tra Beni Culturali e Lavori Pubblici. L’ Authority comunale per Canne può svolgere un ruolo positivo nell’aprire un dibattito con le associazioni culturali che operano nel settore per una elaborazione collettiva delle direttrici fondamentali nella formulazione di un progetto complessivo. Ma L’Authority deve diventare un organismo collettivo rappresentativo delle associazioni del settore e degli addetti ai lavori e non la classica lottizzazione ad personam. All’annuncio del citato finanziamento si stabilirono delle intese verbali, tra il Settore Cultura del Comune e la Direzione Archeologica di Canne, aventi queste priorità: 1. dotazione dei più moderni servizi turistici con una politica mirata al rispetto dell’ambiente paesaggistico; 2. fruizione del camminamento interno del tratto Collinetta-Sepolcreto; 3. recupero della fontana di San Ruggiero. Tenendo sempre presente il riavvio di una campagna di scavi in un contesto nuovo. Perché non è più possibile accettare che le scoperte archeologiche, in terreno privato, vengano nuovamente sotterrate in quanto non fruibili, oppure che siano esposte ad azione di vandalismo e di saccheggio. Tutto ciò rientra in un originario progetto che vede la realizzazione di un itinerario turistico archeologico costituito: dal Castello Svevo (con la apertura del Museo Archeologico), dal Parco Archeologico di Canne della Battaglia e dagli insediamenti archeologici di Canosa di Puglia. Affrontare questi temi significa rendere solide le basi di un serio sviluppo turistico invece di inseguire la visibilità effimera e inutile, della durata dello spazio di una mattina, del circuito virtuale comunicativo.
Dott. Raffaele Montenegro
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