03/12/2006. CHIESA LOCALE - DON LUIGI FILANNINO NEL QUINTO ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA.
In occasione del quinto anniversario dalla scomparsa, la Parrocchia del SS. Crocifisso ha ricordato l'indimenticabile figura di Don Luigi Filannino, vice presidente del Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia, con una serie di attività religiose e culturali. Il mensile parrocchiale "La stadera", giunto al terzo anno di pubblicazione, ha dedicato l'intero numero in uscita a Don Luigi Filannino, ospitando - fra gli altri interventi - il ricordo di Nino Vinella e di Salvatore Filannino. La Redazione di Pro C@nne News
DON LUIGI, IL PRETE SCOMODO
di Nino Vinella Giornalista e Presidente del Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia
Per ricordarlo in questo quinto anniversario, ho scelto di chiamarlo “il prete scomodo” perché Don Luigi, che è sempre stato rigorosamente un obbediente nell’esercizio della sua incessante azione sacerdotale e pastorale, si è parimenti contraddistinto nella sua (purtroppo breve) esistenza come persona integra e fedele anche a quell’altro credo fatto di passione, di militanza, di testimonianza della vita civile e di impegno in nome di Barletta e del suo territorio. Alla base, la sua profonda e vasta cultura, che è sempre stata evidente in ogni momento, in ogni circostanza, in ogni passaggio del suo sacerdozio e della sua attività pubblica. Il motto latino del nostro Comitato è una sua eredità della quale andiamo fieri: Nihil difficile volenti, nulla è difficile per chi ha buona volontà di fare, di realizzare, di costruire, di andare sempre avanti sulla strada della conoscenza. Un amore profondo per la classicità, ma mai ostentato. Di converso, in Don Luigi era pienamente dichiarata e manifesta la sua tenace opera di attivismo per quell’ideale che solo oggi si è realizzato, la Provincia. Non come affermazione di orgoglio fine a se stesso, bensì come legittimazione storica e sociale di un percorso, forte quanto sofferto, di sviluppo e di crescita delle popolazioni di un territorio che si riconosceva in Barletta capoluogo. Proprio a causa di ciò, Don Luigi è stato un prete “scomodo” soprattutto per certi potenti che, insediati nelle istituzioni di alto livello, ascoltavano proprio direttamente dalla sua bocca quanto di vero e di autentico ci fosse in questo sacerdote che si faceva portavoce di una comunità votata al titolo di Provincia. Un ricordo personale più carico di suggestione degli altri è la mia partecipazione da giornalista ad uno dei tanti pullman organizzati negli anni cruciali della lotta per Barletta provincia. Quel pullman era diretto ad una città termale della Campania dove si svolgeva il congresso nazionale di un partito di governo, il cui leader (oggi ministro) ricevette la folta delegazione barlettana proprio in virtù della sua conoscenza diretta con Don Luigi, maturata in alcune precedenti trasferte a Roma. Era una delle tante tappe che anni dopo sarebbero sfociate nel voto favorevole nell’aula parlamentare presieduta proprio da quel tale personaggio politico… Fu un viaggio che, come spesso accadeva a coloro i quali praticavano la buona battaglia per la Provincia, si concluse in quella località e con quella situazione politica nel pomeriggio, ma che in mattinata ci aveva visto arrancare fino al piccolo paesello dov’era nato Padre Pio, recitare in quella chiesetta le nostre orazioni e poi ripartire. Episodio vero, come sempre vera è stata la vita con Don Luigi: come un orologio, perfetto meccanismo di bilanciamento fra religione ed impegno civile, una stadera (per l’appunto) fra la testimonianza dei valori più puri della fede cattolica e tutti quegli altri in nome dei quali, anche oggi, si può continuare a lottare credendo, come ci ha creduto lui e come ci ha insegnato con l’esempio pubblico, nella tenacia della volontà per realizzare una società e un mondo migliore. Una chiamata che resta sempre aperta.
IL “MIO” DON LUIGI
di Salvatore Filannino Presidente del Consiglio Comunale di Barletta
Il “mio” Don Luigi io lo ricordo da sempre come un amico di famiglia, come un amico mio. Ed è un ricordo molto affettuoso, oserei dire di riconoscenza e di grande stima per una persona che sapeva come accostarsi agli altri senza mai sconfinare nel tuo privato personale ma venendoti incontro fino al punto esatto in cui comprendere che effettivamente tu avevi bisogno di lui. Ma anche lui, il “mio” Don Luigi, aveva bisogno degli altri che gli stavano vicino per sentirsi sempre più completo in quella sua dimensione di uomo e di sacerdote capace di esprimersi nei tuoi confronti. C’era in Don Luigi un sesto senso del suo carattere, una virtù particolarissima: avvicinarsi agli altri per ascoltare i problemi, le ansie, le domande di chiunque avesse voglia o necessità di parlargli senza dare mai nulla per scontato o di banale nell’atteggiamento. In casa mia, nella mia famiglia di nascita, lo abbiamo avuto sempre presente sotto questa luce: una condizione di assoluta normalità, che ora sembra un privilegio, perché il “mio” Don Luigi ti dava libero accesso per sentirti parlare anche quando meno te lo aspettavi. Mai una volta che io sia stato messo nelle condizioni di rinviare a domani quello che gli potevo dire in quel preciso momento, senza perdere tempo. Già, anche questo: nella sua foga di dare preziosità al tempo fuggevole come magnifico regalo di Dio, il “mio” Don Luigi accettava immediatamente il dialogo e, dopo aver riflettuto abbastanza per darti una risposta, te la dava lì per lì, precisa, puntuale, ragionata, facendoti contento al momento ed evitandoti un ripensamento senza risposta, lasciato magari come un naufrago in mezzo al mare della vita stressata di ogni giorno… Io ci sono cresciuto così, vicino al “mio” Don Luigi, e solo oggi posso capire quanto questo ricordo possa, se non proprio addolcire l’amarezza della sua improvvisa scomparsa, almeno fortificare quella cristiana speranza in ciascuno di noi che è di sentircelo sempre vicino. Come uno di casa, come un amico nostro.
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