Tre scuole collegate nel progetto finanziato dall’Unione Europea per capire lo sviluppo della città attraverso i secoli: noi vi proponiamo il caso del cimitero medievale in pieno centro, un pezzo di storia come esempio di archeologia urbana A conclusione del progetto “Heliantus II”, lunedì 18 aprile alle ore 16,30 presso l’aula magna del Liceo Classico “Casardi” si è svolta una conferenza pubblica dal titolo “Dall’Urbs alla Civitas”, ovvero: come vivere in una città a misura d’uomo.
In rappresentanza del Comune di Barletta, la conferenza ha visto la partecipazione del dott. Giacinto Pantheon, assessore all’urbanistica, e del geom.Pietro Doronzo, assessore alle politiche ambientali. I lavori sono stati coordinati dall’arch. Prof. Angelo Distaso. L’incontro ha registrato anche l’intervento dei ragazzi che hanno frequentato il corso di formazione.
Il Progetto “Heliantus II” è un progetto finanziato dall’Unione Europea, che coinvolge oltre 200 scuole in tutta l’Italia meridionale e si articola in varie tematiche finalizzate all’educazione ambientale.
Il modulo 7 “Urbanesimo e Umanesimo” ha visto coinvolte a Barletta tre scuole in rete: il Liceo Classico (istituto capofila), la Scuola Media “E. Fieramosca”, la Scuola Elementare III Circolo.
Oltre 60 studenti si sono quindi confrontati sulle trasformazioni urbanistiche della città di Barletta, sulle caratteristiche ed evoluzione del borgo antico e sugli elementi naturali presenti nella nostra area (mare, coste,litoranea).
Il corso di formazione, della durata di 50 ore, è stato suddiviso in una parte più propriamente teorica ed una parte laboratoriale, finalizzata con ricerche bibliografiche e cartografiche, raccolta di materiale iconografico e lavori di manualità, alla produzione di un CD rom.
Un esempio è offerto dal cimitero medievale scoperto circa trent’anni fa, con l’idea di farne un piccolo parco archeologico urbano per raccontare un pezzo importante (e sconosciuto) della storia di Barletta.
Attuato il progetto, occorre tuttora prevedere un sistema di manutenzione costante per la pulizia dell’area e la sua corretta fruizione da parte del pubblico: basta dare un’occhiata alle immagini…
SCHEDA: IL CIMITERO MEDIEVALE DI VIA VITRANI
• GLI SCAVI ARCHEOLOGICIGli scavi archeologici di Via Vitrani hanno portato alla scoperta di una vasta area comprendente i resti di un edificio di culto e del suo pavimento originario, composto in gran parte da lastre tombali (mt. 18.40 x 11.50) corrispondente all’incirca alla zona immediatamente antistante il presbiterio.
E’ probabile che tali strutture appartengano alla chiesa di S. Francesco, dei frati minori conventuali, costruita a Barletta nei primi decenni del regno Angioino (1265-1390 c.).
La tipologia dell’edificio barlettano potrebbe corrispondere al modello di una chiesa gotica, caratterizzata da una grande navata sostenuta da pilastri in muratura e coperta da volte a crociera. Secondo la tradizione locale, la chiesa di S. Francesco sarebbe stata distrutta nel conflitto tra spagnoli e francesi nel 1528.
L’ultima deposizione effettuata nella chiesa “Virtuosa mulier Virgilia de Zardullo, uxor domini Aloisi de Minadois, de Mantua”… che reca incisa la data della sepoltura: 4 giugno 1527, sembra confermare la tradizione locale.
• LE LASTRE TOMBALILe lastre tombali sono decorate da stemmi, emblemi e da iscrizioni che ricordano il nome dell’inumato e la data delle sepolture; esse coprono generalmente delle fosse polisome (fino a dieci deposizioni), oppure tombe più complesse costruite in muratura, dotate di copertura a lastre appena sbozzate.
Le lastre tombali offrono un quadro completo della vita medioevale di Barletta, dei suoi abitanti e dei suoi commerci, estesi fino alle città più importanti d’Italia (vedi ad es. la tomba di Oderota de Firencia; Venturius Serius de Firencia; Julius Petri Romane arcimatricis), o alle città vicine: Palmerius de Fasano, Nepos Ranerii de Bitecto; Flamingius de Aliano.
Le lastre indicano anche le attività: Hic iacet Sebastianus Iuppettarius; Hoc sepolcrum est magisteri Stephani de Atri Sellani; Hoc sepolcrum est Nicola de Johe, de Pascale.
Le iscrizioni appartengono ai nuovi ceti emergenti della borghesia artigiana e commerciale di Barletta medioevale, i quali contrappongono alla nobiltà dei natali (stemmi con gigli angioini, croci, rapaci, stelle, leoni rampanti, lupi e draghi) quella del lavoro: un grande paio di forbici nello stemma di Sebastianus Iuppettarius, una sella tra i fiori in quello del maestro Stefano di Atri, un lungo carro da trasporto trainato da due buoi, in quello di Nicola de Johe.
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