23/05/2007. FAMIGLIA - Un cantiere, un progetto, un piano d'azione: intervista con il ministro Rosy Bindi.
Dal 24 al 26 maggio si terrà a Firenze la conferenza governativa sul tema "Cresce la famiglia, cresce l'Italia". Sull'importante appuntamento Giorgio Zucchelli e Francesco Zanotti, rispettivamente presidente e vicepresidente della Fisc, hanno posto alcune domande a Rosy Bindi, ministro delle Politiche per la famiglia.
Sabato 12 maggio si è svolto il Family Day: il milione di persone presente in piazza San Giovanni, a Roma, ha fatto sentire in maniera molto forte la richiesta di attenzione alle esigenze delle famiglie. Ha anche detto no ai Dico. Si tratta di un segnale che ha colto di sorpresa molti commentatori e il Paese intero. Ora, le richieste che giungono da questa parte di cittadini non potranno non essere raccolte. Il Governo in particolare e la politica più in generale sono pronti a rispondere a queste attese emerse per la prima volta in maniera così clamorosa?
La manifestazione di sabato scorso non mi ha sorpreso, conosco bene il clima di partecipazione e di entusiasmo, in cui si mescolano la dimensione sociale e quella spirituale, proprio dell'associazionismo cattolico presente in piazza. Ho sempre pensato che il Family day dovesse essere colto da tutti come un'occasione per rimettere al centro della politica i problemi quotidiani e i bisogni veri delle famiglie. La famiglia è un bene troppo prezioso per farne la bandiera ideologica di una parte. La politica ha il compito di ascoltare e senza tentare strumentalizzazioni, trovare le risposte più efficaci ma anche le più condivise. Ed è quello che abbiamo iniziato a fare con la Finanziaria del 2007. Vorrei che non si dimenticasse che questo è il governo dei tre miliardi di euro per gli assegni familiari alle famiglie con figli, del potenziamento degli asili nido, della tutela della maternità per le lavoratrici precarie, del fondo per i disabili e gli anziani non autosufficienti. Sono tutte misure che segnalano una nuova sensibilità politica e sociale che intendiamo consolidare a partire dalla Conferenza nazionale della famiglia.
Pensa che l'ottima riuscita del Family Day avrà un peso sulla Conferenza? Quali sono le attese per la prossima Conferenza nazionale della famiglia che si terrà a Firenze?
In questi mesi ho avuto modo di incontrare più volte il Forum delle famiglie, che è stato coinvolto, come altre associazioni e soggetti istituzionali, nella preparazione della Conferenza e sono certa che dal presidente Giacobbe e da tanti altri verranno contributi importanti. Le istanze avanzate dal Family Day sono già presenti nelle dieci sessioni in cui articoleranno i nostri lavori: penso alla sessione su Famiglia e diritti in cui affronteremo il tema della soggettività della famiglia; ma anche a quelle dedicate ai rapporti tra famiglia e lavoro, famiglia e responsabilità educative; famiglia e fisco, famiglia e welfare. Sarà un grande cantiere in cui far dialogare saperi, responsabilità istituzionali e vissuti quotidiani per costruire insieme un progetto forte per tutto il Paese. Dalle giornate del 24, 25 26 maggio dovranno emergere le priorità per il prossimo Dpef e la Finanziaria 2008, ma soprattutto le linee portanti del primo Piano nazionale per la famiglia, un vero e proprio piano d'azione destinato a promuovere i diritti della famiglia. Lo slogan che abbiamo scelto "Cresce la famiglia, cresce l'Italia" esprime bene le ambizioni e gli obiettivi che vogliamo perseguire in questa legislatura per colmare i gravi ritardi accumulati in tutti questi anni.
I Dico sono ancora nell'agenda del Governo? Come si può dire che non creano problemi alla famiglia quando riconoscono un altro tipo di vincolo, visto che da sempre la legge ha una funzione anche pedagogica? Non basta intervenire sul Codice Civile per rispondere ad alcuni bisogni dei singoli cittadini, compresi gli omosessuali? Non si può ritornare a questo compromesso?
La nostra proposta non riconosce un altro tipo di vincolo e non regola le unioni di fatto, non fonda un nuovo status e non propone ai giovani un nuovo modello di vita. Si limita a individuare la titolarità di alcuni diritti e doveri dei conviventi attraverso la certificazione anagrafica di una situazione di fatto, per questo non può essere confusa né con un pacs né con un simil matrimonio. Ci siamo limitati a dare fondamento legislativo ad una parte dei tanti diritti che da tempo la giurisprudenza consolidata riconosce ai conviventi. Siamo intervenuti su diritti personalissimi, proprio per evitare ogni tipo di assimilazione alla famiglia fondata sul matrimonio. E' vero, c'è chi sostiene che sarebbe meglio usare altri strumenti, il contratto privato e il notaio, ne discutano i giuristi e naturalmente il Parlamento. Il governo è sempre aperto al confronto e poiché nessuno in Piazza San Giovanni ha negato la necessità di tutelare i diritti delle persone, credo possibile ritrovare la serenità di un confronto di merito. Le distanze non sono incolmabili se nessuno assolutizza i propri strumenti e se il dialogo si fonda sulla reciproca fiducia nell'autenticità delle intenzioni. In ogni caso c'è da chiedersi se la modifica del codice civile rappresenti davvero una misura meno lieve di quella che ha proposto il governo.
Ha suscitato polemiche la sua decisione di non invitare le associazioni omosessuali alla Conferenza di Firenze: secondo lei sono i segnali che confermano il permanere di posizioni inconciliabili attorno al tema della famiglia? E cosa risponde ad alcuni suoi alleati di governo che vorrebbero parlare di conferenza "delle famiglie".
La sintesi che abbiamo individuato nel programma di Governo e il percorso che stiamo facendo puntano a rafforzare le politiche per la famiglia e a riconoscere i diritti delle persone. E' una strada di grande equilibrio e di grande saggezza. La famiglia, giuridicamente, è quella dell'art. 29 della Costituzione e agli omosessuali non abbiamo riconosciuto né il matrimonio né i diritti di filiazione. A Firenze abbiamo organizzato una Conferenza nazionale sulla famiglia non un convegno sulla condizione omosessuale in Italia. Ma chi può negare la pluralità di forme di famiglia? Le madri sole, ad esempio, sono famiglia, così come i padri separati; e anche le persone omosessuali vivono rapporti familiari, come figli, fratelli o sorelle, zii o nipoti. Nessuno pensa di discriminare queste persone, tuttavia le loro scelte di coppia non possono essere assimilate alla famiglia.
Al di là delle polemiche veniamo al punto centrale: la famiglia italiana è una risorsa preziosa, indispensabile, per la nostra società e per il suo futuro. Non mancano i problemi (denatalità, divorzi e separazioni in aumento e viceversa matrimoni in diminuzione, anche per fattori legati alla difficoltà di trovare lavoro e acquistare una casa): quale specificità deve avere a suo avviso la politica familiare rispetto ad altre politiche che si occupano della persona e delle questioni sociali? Le famiglie italiane, in particolare quelle fino ad oggi invisibili che hanno fatto sentire la loro voce sabato scorso in piazza San Giovanni, potranno contare su un domani più favorevole?
A Firenze affronteremo questi e altri temi, nella giornata più intensa di approfondimento dedicata alle sessioni tematiche e a ben 24 gruppi di lavoro. La nostra ambizione è proprio quella di offrire, per la prima volta, la possibilità di inquadrare l'universo famiglia in tutta la sua ricchezza, complessità e anche problematicità. Vorremmo cogliere la normalità di milioni di famiglie, altrimenti diventa anche difficile delineare una strategia efficace. Le politiche per la famiglia non sono politiche settoriali, né vanno considerate solo uno strumento di lotta alla povertà. Non a caso, oltre a specifiche competenze (la crisi demografica, la promozione della natalità, la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, il sostegno alla genitorialità, le adozioni, la lotta alla pedofilia,) nel governo ho anche la responsabilità di indirizzare e coordinare l'insieme delle politiche verso il riconoscimento della soggettività della famiglia. Una politica seria per la famiglia richiede interventi sul fisco e il lavoro; la casa e la salute; la scuola e i trasporti. Non tutto è nelle mani del governo. Firenze sarà anche un'occasione per misurare, al di là dei proclami e delle parole, la volontà del Paese di costruire un'alleanza per la famiglia. C'è bisogno di investire di più, di politiche sociali più robuste, ma anche di favorire un cambiamento di mentalità nei sindacati, nelle categorie produttive, nelle amministrazioni pubbliche, capace di imprimere al nostro modello di crescita economica e civile un passo più attento alle esigenze delle famiglie.
I figli devono restare un fatto privato o sono da considerare, anche attraverso politiche di concreto sostegno, una ricchezza per tutta la società?
Sono un bene inestimabile per un Paese che vuole guardare con fiducia al futuro. Tutte le indagini confermano un desiderio frustrato di maternità delle donne italiane, dobbiamo mettere le coppie nelle condizioni di avere il numero di figli che desiderano, eliminando gli ostacoli che ritardano la nascita del primo figlio o che scoraggiano troppe donne ad avere il secondo o terzo bambino. La conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, la flessibilità degli orari, i congedi di maternità e paternità sono strumenti sui quali stiamo lavorando per rendere meno lacerante il dilemma di una scelta secca tra la famiglia e il lavoro. Ma quando sono nati i figli costano e le istituzioni devono fare la propria parte con una moderna rete di servizi e il trasferimento di risorse alle famiglie.
Si può pensare ad una serie di aiuti sullo stile di quanto realizzato di recente in Germania? Ci sono le risorse economiche necessarie, oppure, se non ci sono, c'è la volontà politica di ricercarle?
Solo di recente la Germania ha iniziato a fare politiche familiari e sta investendo molte risorse. La nostra impostazione è molto simile, ma dobbiamo aumentare le risorse. Gli obiettivi, sono sostanzialmente gli stessi: fare in modo che le madri o i padri che scelgono di dedicare più tempo ai figli possano farlo senza dover rinunciare a gran parte del proprio stipendio; garantire fin dalla nascita, e almeno fino alla maggior età, una dote per ogni bambino, in modo da aiutare i genitori a sostenere con più serenità le spese della crescita e dell'educazione dei figli. Un passo importante in questa direzione lo abbiamo già fatto adeguando dal gennaio di quest'anno l'importo degli assegni famigliari. Intendiamo rafforzare questa strategia grazie alle risorse dell'extragettito, allargando in modo stabile la platea delle famiglie, con particolare attenzione ai nuclei più fragili e numerosi e costruendo una rete efficace di ammortizzatori sociali per i lavoratori flessibili. L'impianto tradizionale dello Stato sociale va ripensato e orientato in maniera più significativa verso la famiglia. Per questo sarò presente al tavolo tra le parti sociali e il governo in cui si progetta il nuovo welfare, e lì porterò anche i frutti del lavoro della Conferenza di Firenze. Commissione Diocesana Cultura e Comunicazioni Sociali dell'Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie - http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/vis_diocesi.jsp?idDiocesi=205
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