La interessante iniziativa di due fratelli canosini: sette ore di pagaia per raggiungere la foce. Sabino e Nunzio Leone hanno percorso assieme a due giovani passeggere un tratto di oltre trenta chilometri
CANOSA - Singolare iniziativa di due fratelli canosini, Sabino e Nunzio Leone che, insieme a due brillanti liceali, Giuliana Germinario e Naomi Leone, hanno deciso di percorrere il tratto di Ofanto che va da Canosa alla sua foce, in canoa, praticando la pesca sportiva del cavedano, un pesce comune d'acqua dolce. La passione per lo sport e per la propria terra hanno spinto i quattro a realizzare questa piccola impresa.
«Vorremmo che questa sia la miccia affinché altri si possano avvicinare a questa disciplina. Si tratta in effetti , di uno sport molto accattivante. Pagaiare per più di 30 km in mezzo ad una natura che ha preso il sopravvento sulle cementificazioni selvagge dei fiumi negli anni ‘80, accompagnati solo dallo svolazzare di folaghe, beccaccini e aironi, non è solo un modo per fortificare i pettorali, ma un'immersione completa nei colori e profumi della propria terra - dice Nunzio Leone - Il verde dell'acqua che si unisce a quello di una natura rigogliosa, avvolgono la canoa in una atmosfera quasi magica dove il tempo scorre lasciando tutti gli impegni della vita di ogni giorno, liberando completamente la mente».
«Ci sono volute circa sette ore per raggiungere la foce dell'Ofanto. Le numerose anse del fiume ne aumentano di molto la distanza dal mare, rispetto alla strada normale. Ma non era una gara di velocità - raccontano Naomi e Giuliana - Ogni tanto, una tappa per sgranchirsi le gambe e per mangiare la frutta dei numerosi alberi di ciliege che si affacciavano sul greto del fiume hanno reso ancora più piacevole la percorrenza». «Siamo a disposizione gratuitamente le canoe per chi volesse ripetere la traversata - conclude Sabino Leone - considerando che questi mesi primaverili sono l'ideale per questa lunga e salutare passeggiata».
Paolo Pinnelli
Fonte:
La Gazzetta del Nord Barese 16.052007